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In Italia, la situazione demografica continua a evidenziare un declino preoccupante, con una diminuzione costante delle nascite e un costante ritardo nell'età in cui le donne diventano madri. Secondo i dati più recenti dell'Istat, si prevede che l'età pensionabile salirà a 68 anni e 11 mesi entro il 2050, con un ulteriore aumento a 70 anni entro il 2067. Ciò comporterà un incremento significativo della popolazione anziana, che dovrebbe superare il 34,6% nel 2050.
Nel frattempo, il numero di nascite in Italia continua a diminuire, con poco meno di 370.000 nati nel 2024, registrando un calo del 2,6% rispetto all'anno precedente. Questa tendenza negativa sembra persistere anche nei primi mesi del 2025, con circa 13.000 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, rappresentando un calo del 6,3%. Mentre alcune regioni come l'Abruzzo e la Sardegna registrano i cali più significativi, vi sono anche eccezioni come la Valle d'Aosta e le province autonome di Bolzano e Trento, che mostrano un aumento delle nascite.
Il tasso di fertilità medio per donna ha raggiunto il minimo storico, attestandosi a 1,18 nel 2024 e scendendo ulteriormente a 1,13 nei primi sette mesi del 2025. Le donne stanno anche posticipando sempre di più l'età in cui diventano madri, con un'età media al parto di 32,6 anni nel 2024, in aumento rispetto agli anni passati. Questo ritardo si osserva sia tra le donne straniere che tra quelle italiane, con un'età media più elevata nel Centro e nel Nord rispetto al Mezzogiorno. Un'altra tendenza rilevante è l'aumento delle nascite fuori dal matrimonio, che nonostante una riduzione complessiva, continua a crescere, rappresentando il 43,2% nel 2024. Regioni come l'Umbria e il Lazio registrano percentuali ancora più elevate di nascite al di fuori del matrimonio. Al contrario, il numero di nati da genitori stranieri rimane sostanzialmente stabile, rappresentando il 21,8% del totale delle nascite, con un calo significativo rispetto agli anni precedenti.
E i dati dell'Istat hanno sollevato reazioni politiche. La senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva, definisce il quadro "drammatico". "Dopo tre anni di governo - afferma - è la dimostrazione più evidente della totale assenza di politiche per la famiglia".
Per Marco Furfaro, responsabile Contrasto alle diseguaglianze e Welfare nella segreteria nazionale del Pd e capogruppo in Commissione Affari Sociali, "il governo Meloni si riempie la bocca di parole come 'famiglia' e 'natalità', ma poi non fa assolutamente nulla per chi vorrebbe crearne una". Per Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità, "si conferma la profonda crisi demografica che l'Italia sta attraversando. Non è più un segnale isolato, ma un trend che mette a rischio la sostenibilità sociale ed economica della nostra nazione".
MURRU (UIL): "SERVE STRATEGIA SU LAVORO E FAMIGLIE"
"Il calo delle nascite in Sardegna non è solo un dato demografico, ma il segnale di una crisi sociale profonda che riguarda il lavoro, i redditi e il futuro delle nuove generazioni". Così la segretaria generale della Uil Sardegna, Fulvia Murru, sui dati diffusi dall'Istat sulla natalità.
Secondo la segretaria le cause sono note: "Lavoro precario, salari bassi, carenza di servizi per l'infanzia e costi della vita sempre più alti - evidenzia -. In Sardegna tutto questo si somma allo spopolamento dei comuni interni e alla mancanza di opportunità stabili per i giovani e le donne. Non sorprende, dunque, che l'età media delle madri - 33,2 anni - sia tra le più alte d'Italia, mentre il numero medio di figli per donna è ai minimi storici".
Una situazione preoccupante: "La natalità - sostiene la segretaria generale della Uil Sardegna - non è un fatto privato, ma una grande questione sociale e di giustizia generazionale. Servono scelte politiche coraggiose: un piano straordinario per l'occupazione giovanile e femminile, contratti stabili e salari dignitosi, più asili nido pubblici, più congedi parentali retribuiti e misure di sostegno alle famiglie".
Un problema che deve essere affrontato sia a livello regionale che nazionale: "La Sardegna, con le sue difficoltà strutturali e il calo costante della popolazione, deve essere al centro di una strategia nazionale di rilancio demografico e sociale - conclude Muru -. Senza lavoro di qualità, welfare diffuso e maggiori servizi, non ci sarà futuro per le nuove generazioni e si arriverà alla desertificazione dei territori".