Cagliari

Festival "Scirarindi": due giorni all'insegna della consapevolezza

Si è concluso dopo due giornate intense, ricche di conferenze, laboratori esperenziali, spettacoli ed esposizioni,

Festival

Di: Redazione Sardegna Live


Si è concluso dopo due giornate intense, ricche di conferenze, laboratori esperenziali, spettacoli ed esposizioni, il 6° festival di Scirarindi.

Tante le proposte e l'imbarazzo della scelta per chi ha voluto curiosare per la prima volta e per gli affezionati. Impossibile seguire tutto e la scelta è ricaduta sulle preferenze personali ma ogni situazione portava in se, in modo più o meno palese, un messaggio.

Lo ha spiegato bene l'ospite d'onore di questa edizione, il sociologo Yoginam Abbahij che ha vissuto in Tunisia, Cipro, Giordania ed Egitto, ma è stato soprattutto influenzato dai dieci anni trascorsi in Libano dove lavorò per le Nazioni Unite. Egli, da osservatore partecipe, condivise la vita della gente comune, familiarizzandosi con la loro cultura sperimentando la vita in primo luogo come un processo interiore, rispetto al quale circostanze e avvenimenti esterni sono del tutto secondari.

La vera avventura, per lui, non è stata la carriera professionale ma il viaggio dell'anima e intervistato dalle organizzatrici del festival, Cristina Pusceddu e Giovannella Dell'Ara, dice: “La spiritualità è esperienza, qualcosa che fa qualcosa a te. Tutto ciò che facciamo e che scegliamo. La spiritualità non è interessata all'essere.” 

Il messaggio di Abbahjì è: guardatevi intorno con gli occhi giusti. Ciò non significa che dobbiamo avere a che fare con ciò che si vede ma con come lo si vede. Non siamo osservatori oggettivi del mondo che ci circonda ma siamo atti, pensieri e desideri. Non si diventa spirituali, si diviene sempre più consapevoli. “Una tale creazione coinvolge gli aspetti trascendentali del nostro essere, se ignoriamo questi aspetti andiamo facilmente alla deriva.” 

L'altra presenza di spicco è stata quella di Beppe Mokuza Signoritti Monaco Zen, appartenente alla tradizione del Buddismo Zen Soto. Fondatore e responsabile del Dojo zen “Bodai Dojo” di Alba (CN), da oltre vent’anni si dedica al sumi-e ed alla pratica della meditazione zen.

Lo zazen sôtô è una via esistenziale nello stesso senso in cui lo sono alcuni tipi di preghiera. Certo, si può praticare zazen tanto per fare un’esperienza ma se questo tipo di atteggiamento non viene superato, lo zazen buddhista è impossibile. Non è necessario essere buddhista per praticare lo star seduti nella calma. Lo zazen può essere praticato senza riti e senza preghiera, cioè con il semplice star seduti. Nella vita di coloro che perseverano nello zazen, ciò che inessenziale sarà messo in disparte e liberato da ogni ambizione egocentrica e utopistica. Come nella pratica zen, il “ sumi-e”, introdotto in Giappone dai monaci zen, è una tecnica pittorica dove l'espressione del reale viene ridotta alla sua forma pura e spoglia. 

Le aggiunte, i ritocchi e le decorazioni, in realtà, non abbelliscono un’opera ma ne offuscano solo la verità naturale, la sua propria natura. Il bambù creato dal niente, sulla carta di riso, sperimentato da molti partecipanti al festival è un'esperienza tangibile di come non c’è alcun pensiero di tecnica, né di risultato, non c’è alcuno sforzo cosciente di fare un buon dipinto ma un lasciare andare il corpo e i pensieri. Ecco che per il sesto anno consecutivo, lo spirito di “Scirarindi”conferma l'invito a guardarsi attorno, per scoprire persone, attività, servizi e tutto ciò che si sta muovendo alla ricerca del benessere psicologico, fisico e spirituale dell’individuo e della collettività, in armonia con l’ambiente.

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