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San Nicola torna ogni 6 dicembre, quasi senza chiedere spazio: semplicemente arriva, come quelle tradizioni che restano appese all’infanzia e non spariscono mai del tutto. Eppure, dietro la dolcezza della ricorrenza, c’è la storia di una persona reale, vissuta più di sedici secoli fa a Patara, nell’attuale Turchia. Rimase orfano quando era giovane, e quello che fece dopo lo racconta meglio di qualsiasi leggenda: distribuì i suoi beni a chi non aveva nulla. Un gesto semplice, senza proclami.
Più tardi si trasferì a Myra. Lì divenne sacerdote e poi vescovo. Le descrizioni che arrivano da lontano lo ritraggono come un uomo pacato, di quelli che non fanno rumore ma che la gente va a cercare quando ha bisogno di essere ascoltata. Le fonti storiche lo collocano anche al Concilio di Nicea, ma la parte più viva della sua memoria non sta nei documenti: vive nei racconti tramandati per secoli.
Uno dei più famosi parla di tre ragazze che, senza dote, rischiavano un futuro terribile. Nicola lasciò tre sacchetti d’oro nella loro casa, di notte, evitando accuratamente di farsi vedere. Un gesto rapido, quasi furtivo, che però cambiò tutto per loro. Un altro racconto, più cupo, parla di tre bambini scomparsi e di un oste che non aveva pietà. Secondo la tradizione, fu il vescovo a salvarli. Che sia vero o meno conta relativamente: dice molto su come la gente lo immaginava, un protettore spontaneo, uno che correva quando gli altri si voltavano dall’altra parte.
Il suo culto si diffuse piano piano, seguendo le rotte dei marinai, che portavano storie e reliquie da un porto all’altro. Nel 1087 alcune sue spoglie arrivarono a Bari, portate da marinai baresi; Venezia fece lo stesso poco dopo. Solo negli anni Novanta, con analisi che allora sembravano quasi avveniristiche, si scoprì che le ossa conservate nelle due città appartengono davvero alla stessa persona. Una conferma che la tradizione, a suo modo, aveva già dato da secoli.
Già nel Medioevo i bambini lasciavano una scarpa fuori dalla porta la notte del 5 dicembre, sperando di trovarla piena di dolci. Una piccola attesa che sopravvive ancora oggi in diversi Paesi del Nord Europa. E, come accade spesso nelle storie popolari, accanto alla figura benevola del santo ne comparve un’altra più brusca, incaricata di riportare all’ordine i più capricciosi.
Col passare del tempo il nome e la figura di Nicola sono cambiati. Nei Paesi Bassi è diventato Sinterklaas, nelle zone protestanti ha assunto tratti più laici, e quando la tradizione è arrivata in America si è trasformata ancora. Nell’Ottocento una poesia molto diffusa gli ha dato il volto che conosciamo oggi: barba bianca, cappotto pesante, sacco pieno di regali. Negli anni Cinquanta quella stessa immagine è tornata in Europa, sostituendo molte antiche usanze.
Eppure, sotto tutte queste metamorfosi, resta sempre la stessa intuizione: un uomo che, senza farsi notare, cercava di fare del bene. Forse è per questo che San Nicola continua ad avere un fascino particolare. Non è tanto la magia dei regali, quanto l’idea che i gesti più importanti, quelli che restano, spesso si compiono nel silenzio.


