I giorni che precedevano la gara, già in parte decisiva, contro la Norvegia, sembravano presagire inesorabilmente la cronaca di una morte annunciata. Quella di ieri, infatti, era soltanto la prima partita dell'Italia al girone di qualificazione al Mondiale 2026, ma si trattava del match contro la principale competitor per il primo posto, l'unico che garantisce l'accesso diretto alla competizione iridata.

Norvegia che, tra l'altro, a differenza degli Azzurri aveva già disputato due partite del girone, schiantando rispettivamente Moldavia (5-0) e Israele (4-2). E, sotto i colpi dei nordici, sono caduti anche i ragazzi di Luciano Spalletti, surclassati nei primi 45 minuti, quando le squadre sono andate all'intervallo sul risultato di 3-0 per i padroni di casa (rimasto invariato sino al termine del match).

Haaland e compagni hanno passeggiato sul cadavere degli avversari, mosci, impauriti e mai pericolosi. In gol, oltre al solito bomber del Manchester City, anche Sorloth (punta dell'Atletico Madrid) e Nusa (talento del Lipsia). Lato Italia niente, ma proprio niente, da salvare: fra gli Azzurri, paradossalmente, uno dei meno peggio è stato Coppola, esordiente in difesa vista l'emergenza palesatasi nelle ultime settimane, alla prima convocazione in Nazionale, a 21 anni.

Strascichi

Il caso Acerbi aveva acceso le prime sirene: il difensore dell'Inter era stato esplicitamente escluso dal progetto Spalletti, che aveva pubblicamente fatto intendere di voler puntare sulla nuova generazione, salvo poi tornare sui suoi passi e inserire, a sorpresa, il nome dell'esperto giocatore nerazzurro nella lista dei convocati. Ma Acerbi ha risposto picche, attaccando con un duro post il ct iper le parole rivoltegli mesi addietro.

Battibecco che si è protratto per giorni, dalla risposta dell'allenatore in conferenza stampa alle pagine dei giornali gonfiate da polemiche e questioni extra-calcio, che a tutto (o piuttosto a tutti) servivano fuorché e proteggere un gruppo più che mai fragile ed esposto ai venti della (sacrosanta) critica. Alla vicenda si sono susseguite una serie di sfortune: i forfait di Buongiorno, Gabbia, Locatelli e Kean hanno alimentato la miccia, e alcune scelte di Spalletti hanno fatto storcere il naso a parecchi.

Scenari

La non prestazione di Oslo è stata soltanto la legittimazione di dubbi e paure che attanagliavano la Nazionale, che adesso deve fare i conti con l'incubo di una possibile esclusione dal Mondiale per la terza edizione consecutiva. Ipotizzando infatti che la Norvegia possa vincere tutte le prossime partite prima dell'ultima con l'Italia (le altre avversarie non menzionate sono Estonia e Finlandia), gli Azzurri per passare come primi dovrebbero in quel caso fare altrettanto, battendo anche la Norvegia alla sfida di ritorno. Ma potrebbe non bastare: in quel caso le due compagini si troverebbero appaiate in testa, e a quel punto a fare la differenza sarebbe lo scarto fra gol fatti e subiti.

I norvegesi partono già nettamente avvantaggiati, grazie a una differenza reti di +10 dopo tre partite disputate, mentre gli Azzurri risultano a -3, vista la sconfitta di ieri nell'unica gara fin'ora disputata. Quindi, anche in questa prospettiva si fa dura e, salvo passi falsi degli scandinavi, l'ipotesi più realistica ad oggi sembra essere quella di un secondo posto che costringerebbe l'Italia a disputare gli spareggi per accedere al Mondiale, che, tutti ricorderanno, l'ultima volta furono fatali con la modesta Macedonia.

Un nuovo ct? Spunta Ranieri

Tutte le circostanze paventate, tuttavia, potrebbero concretizzarsi con un nuovo ct in panchina. Il rapporto fra Spalletti e Gravina sembra appeso a un filo: il tecnico toscano guiderà certamente la squadra fino alla prossima sfida con la Moldavia, lunedì, poi si faranno le dovuta valutazioni. Già martedì dovrebbe esserci il faccia a faccia fra i due, e se si optasse per la separazione i nomi in pole al momento sembrerebbero essere due: il primo è quello di Stefano Pioli. L'ex Milan viene dall'esperienza in Arabia, con l'Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, e nelle ultime ore sembrava vicino alla Fiorentina. Ma una chiamata dalla Federazione potrebbe farlo tentennare.

Il seconda è quello del solito, intramontabile, Claudio Ranieri. L'anno scorso, salutato il Cagliari, aveva annunciato che si sarebbe rimesso in gioco soltanto per una Nazionale, salvo poi accogliere il segnale di emergenza della sua Roma e tornare sulla panchina dei capitolini, portando i giallorossi a una quasi storica qualificazione in Champions League, dopo che aveva preso in mano la squadra a ridosso della zona retrocessione. A fine campionato ha detto stop per entrare in dirigenza proprio alla Roma, confermando più volte nel corso dell'anno la sua intenzione di smettere definitivamente. Ma solo una condizione potrebbe farlo eventualmente vacillare: anche per lui, infatti, la chiamata dalla Nazionale italiana rappresenterebbe il sogno di una vita, il finale perfetto a coronamento della carriera.

A questo punto non resta che attendere le prossime fatidiche ore: o si andrà avanti con Spalletti, o la panchina dell'Italia potrebbe avere un nuovo volto, ma per dire chi sarebbe il successore è ancora troppo presto. Ciò che è certo è che in tal caso dovrà avere le spalle larghe, la mente lucida e la consapevolezza di un percorso mai come adesso in salita.