Gruppo Folk "Orohole" | Ovodda

Foto Pinuccio Oppo


STORIA DELL'ASSOCIAZIONE

Il Gruppo Folk "Orohole" di Ovodda nasce nel 1973 con l'obiettivo di salvaguardare, tramandare, valorizzare e far conoscere, attraverso i balli, i suoni e i canti, le tradizioni che caratterizzano Ovodda. Nel corso dei suoi quaranta e più anni di attività ha partecipato a numerosissime manifestazioni in Sardegna, in Italia e all’estero, gemellaggi e serate di beneficienza.

La curiosità di conoscere le tradizioni e le culture di altri paesi hanno permesso all’associazione di avere amici in tutta Europa e, contemporaneamente, di diffondere la propria cultura. Grazie allo studio e alle ricerche svolte in ambito tradizionale, ha organizzato convegni, dibattiti, feste paesane e presentazioni di libri sulle tradizioni popolari. Si occupa della realizzazione di una mostra temporanea sull’abito tradizionale ovoddese durante la manifestazione “Cortes Apertas”, in occasione della quale è possibile ammirare la numerosissima varietà di abiti antichi ancora custoditi dai cittadini di Ovodda.

Dal 1997, l'associazione redige un calendario tematico incentrato su spaccati della società, della cultura e della tradizione ovoddese. Il gruppo folk è molto attivo nella ricerca e nel mantenimento delle tradizioni che cerca di trasmettere a tutta la comunità e in particolar modo ai più giovani attraverso la passione, la curiosità e il rispetto per la propria identità.


ABBIGLIAMENTO FEMMINILE

L’abito femminile è caratterizzato da molte varianti: Il vestito da festa "^ostumene e gala", "messuluttu", "luttu" e l’abito quotidiano "de hittianu". Il costume femminile è costituito da "sa berritta", una cuffia modellata e fermata con un nastro rosso che ha la funzione di tenere raccolti i capelli. Sopra viene indossato un velo bianco, "su tullu", ricamato a motivi floreali oppure "su capputzu" in panno rosso bordato con nastro di seta operata e pizzo nero o "su mucadore de tibet", fazzoletto in tibet color marrone o vinaccia ricamato a motivi floreali policromi e arricchito da canutiglia dorata o argentata, o "su mucadore de seda".

La camicia è di tela di cotone, pieghettata sul petto, arricchita da ricami realizzati sfilando il tessuto o ricamando sulla tela; sul collo, sull’attaccatura delle maniche e sui polsini si esegue la lavorazione de "sa tenidura e su bastonette", un tipo di ricamo molto particolare. Le maniche molto ampie finiscono con "sas pulanias". La camicia viene chiusa nel collo con bottoni in filigrana d’oro o d’argento, "sos guttones". Sulla camicia viene indossato un minuscolo corpetto, "sas palas", composto da tre parti unite tra loro con un nastro che termina sul davanti con due punte bordate con panno rosso, velluto o broccato. "Su zippone", posto sopra "sas palas", è un giacchino in panno rosso, in velluto liscio o operato o broccato, bordato con seta ricamata a fiorami o broccato o nastro in seta plissettato chiuso con una catena in argento detta "ganzillera".

"Sa veste", gonna in panno o orbace, rossa o "murada", interamente pieghettata ad esclusione del pannello frontale coperto dal grembiule; ha la balza in seta azzurra o bianca operata a motivi floreali bordata con canutiglia argentata o dorata e passamanerie in seta operata. Sopra la gonna si indossa su "^odale", il grembiule in seta o misto seta arricchito da ricami floreali dai colori sgargianti. L’ampiezza del tessuto è ridotta in vita da una plissettatura e viene legato sul fianco sinistro con un nastro colorato.

Oltre a "sos guttones", l’abito è arricchito da altri gioielli come "su junchillu", una catena d’argento che ha diversi tipi di pendenti: "s’ispuli^adentes", "s’iscarpolariu", "sa gru^itta" e altri; spille d’oro e d’argento, anelli e orecchini.


ABBIGLIAMENTO MASCHILE

L’abito maschile è costituito da un copricapo nero in orbace o panno, "sa berritta"; la camicia è in tela di cotone bianco, l’ampiezza del tessuto è ridotta nel girocollo con una plissettatura e un ricamo, "su bastonette". Viene chiusa da bottoni in filigrana d’oro o d’argento, "sos guttones". Le maniche sono abbondanti e fuoriescono dalle aperture presenti nel corpetto in orbace o in panno rosso detto "su zippone".

Completano il vestiario maschile le ghette nere bordate all’estremità inferiore di panno rosso, "sas ^artzas", gli abbondanti calzoni bianchi a metà polpaccio, "sos cartzones biancos", sui quali si sovrappone un gonnellino nero bordato di rosso all’estremità inferiore o ricamato e con larghe pieghe in vita, "su cartzone nieddu". Sui fianchi si porta un cinturone in cuoio, "su ^intorzu", semplice o finemente ricamato con motivi policromi, con sovrapposto un accessorio in pelle con tre tasche, "sa brentera".

Sul costume si indossa un capotto in orbace nero, "su cabanu", o "sas peddes", pelli liscie di capra ricamate con fili di seta o nere di agnellone.


CURIOSITA'

Ovodda è un piccolo centro di 1.600 abitanti circa, sorge ai piedi del monte Orohòle, nel cuore della Barbagia di Ollolai, circondato dal massiccio del Gennargentu. Il suo territorio è attraversato dai fiumi Tino e Taloro, che confluiscono nel lago artificiale del Cucchinadorza, immerso nel verde e divenuto attrazione paesaggistica da percorrere in itinerari di trekking, mountain bike e a cavallo. A monte dell’invaso c’è la più grande centrale idroelettrica sarda, costruita in galleria sotterranea negli anni Settanta, collegata col sovrastante lago di Gusana.

L’economia si basa principalmente su attività agropastorali e artigianali, in particolare la lavorazione del sughero e del granito di ottima qualità. Tra le produzioni agroalimentari sono in forte sviluppo le produzioni tipiche del "pane 'e fressa", di "sas ispòlas" e dei dolci tipici ovoddesi. Discreta è la presenza del terziario. L'apparato ricettivo comprende vari agriturismi e bed & breakfast, con buone possibilità di ristorazione, e una non elevata disponibilità di posti letto.

A Ovodda sorge il villaggio Domus Nova, testimonianza che la zona fosse abitata già in epoca prenuragica e nuragica. Nella stessa località e in quella di Predas Fittas sono presenti anche menhir, testimonianze del Neolitico recente, a cui risalgono anche le domus de Janas di s’Abba vo’ada e Ghiliddoe. Dell’età del Bronzo sono le tombe dei giganti di su Nodu ‘e Lopene e una decina di nuraghi, tra cui Nieddio, Osseli e Campos.

Il patrono San Giorgio viene festeggiato il 23 aprile, la chiesa intitolata al Santo è situata nel centro storico di Ovodda. Edificata in stile aragonese, sul lato destro della chiesa si innalza il settecentesco campanile a sezione quadrata. All'interno della chiesa sono custoditi arredi sacri di grande rilevanza artistica e storica, come l'altare maggiore, il pulpito in marmo lavorato, la statua della Madonna Assunta, la scultura in legno di San Pietro. La statua lignea di san Pietro appartiene al santuario del villaggio di Olèri, abbandonato a causa della peste alla fine del XIV secolo. Nel 1473 Don Leonardo di Aragona fece promettere agli abitanti di Ovodda di tenere in buon stato la chiesa, la cui giurisdizione appartiene al parroco di Ovodda, e di celebrarvi la festa di San Pietro a fine giugno. Questo costume popolare dura da 546 anni senza esser mai venuto meno. Caratteristica è la chiesetta del villaggio Taloro, ormai abbandonato, che sorge in cima a una collinetta sopra il Cucchinadorza.

L’evento ovoddese per eccellenza è il Mehuris de Lessia, il carnevale festeggiato nel mercoledì delle ceneri, in Quaresima, momento di forte identificazione della comunità ovoddese con le sue tradizioni secolari, simbolo di libertà e anarchia, creatività e spontaneità, memoria e trasgressione. Il corteo de Sos Intintos accompagna in giudizio Don Conte, emblema nobiliare dei soprusi.

A fianco alle tradizioni e alla cultura popolare, si accostano tutta una serie di attività culturali più “contemporanee”: Ovodda è la coesistenza tra il vecchio e il nuovo.

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