Gruppo Folk "Flumini Major" | Fluminimaggiore

STORIA DELL'ASSOCIAZIONE

L’Associazione Flumini Major di Fluminimaggiore, dal 2004, ha intrapreso un lavoro di ricerca consistito nel reperimento di informazioni che necessarie per la ricostruzione della genesi del costume tradizionale.

Il lungo lavoro di ricerca sul campo ha dato origine ad una pubblicazione intitolata “Su miniardisu: pizzo di Fluminimaggiore”, edita nel 2010 con la collaborazione dell’Ufficio di Presidenza della Regione Sardegna e del Comune di Fluminimaggiore. Il costume tradizionale fluminese è relativamente recente. Questo perché il paese di Fluminimaggiore, inteso come centro istituzionalmente organizzato, fu fondato nel 1704 mediante un atto di vassallaggio stipulato dai feudatari Eleonora Gessa e Ignazio Asquer e le famiglie Serpi, Pinna e Maccioni, originarie di Terralba.

Con il passare del tempo si trasferirono nel territorio fluminese abitanti provenienti da altri centri come Iglesias, Arbus, San Nicolò Arcidano, San Gavino, Guspini, Gonnosfanadiga, Villacidro, Sanluri, allo scopo di coltivare le ricche terre o praticare l’allevamento. L’eterogeneità della popolazione portò ad una congerie di usi, costumi e tradizioni che si fusero generando una cultura del tutto innovativa i cui effetti si riflessero sulla lingua, sull’architettura e, naturalmente, sulla realizzazione del corredo domestico e del vestiario femminile e maschile. Il Casalis riferisce che nel 1839 “le donne vestono come usano le sulcitane, gli uomini imitan piuttosto i campidanesi”. Da ciò si desume che il costume delle donne era molto variopinto ed elaborato, mentre quello maschile molto semplice ed essenziale.

Con il passare del tempo e l’intensificarsi degli scambi commerciali i tessuti originari lasciarono il posto a nuovi prodotti come il cotone, che sostituì il lino, il panno, usato per confezionare gli indumenti maschili, e il raso e il velluto che presero il posto della lana nella realizzazione degli abiti femminili.

Come detto sopra, pur essendoci contaminazioni che rendono il costume fluminese simile ai costumi appartenenti alle aree geografiche contigue, vi è un piccolo particolare che ne denota l’unicità: su miniardisu, un pizzo gioiello che orna i polsini e scollatura della camicia della donna.


ABBIGLIAMENTO FEMMINILE

 Il costume femminile si compone di due tipologie di vestiario, uno più antico che prevede su Kossu (il corsetto) e uno più moderno che sostituisce quest’ultimo con su Gippõi, un giacchino a manica lunga.

Il primo costume, più pratico e forse più rispondente al modello tradizionale, è formato da:

- Sa kammisa (la camicia) in tela bianca, è lunga fino alla caviglia e orlata da un pizzo: la pettorina è impreziosita da un pizzo molto elaborato denominato “bièi” oppure “obiéi”, mentre sui polsini e tutto intorno alla scollatura si applica un fine pizzo lavorato con l’antica tecnica fluminese del “miniardisi”. Le maniche, molto ampie, sono arricciate con una tranche di ricamo a punto smok.

- Sa gunnedda de asutta (la sottogonna) è un capo molto semplice realizzato in tela di cotone bianca o di colori chiari (celeste, rosa). Nell’orlo è impreziosita da un pizzo.

- Su kossu (il corsetto) è molto aderente ed ha la funzione di sagomare il torace e di permettere l’aggancio stabile del bordo superiore della gonna mediante “su tid.ìb.i”. In origine era realizzato con una preziosa stoffa persiana detta “pretzià(n)a de oru”, mentre oggi è in raso broccato impreziosito, nell’incavo delle maniche, nel girocollo e nell’abbottonatura, da passamaneria.

- Su tid.ìb.i è un cilindro di stoffa arrotolata di 3-4 cm di diametro. E’ cucito al corpetto o legato in vita, ed ha la funzione di fermare la gonna affinché non scivoli verso il basso.

- Sa gunnedda (la gonna) è lunga quasi fino ai piedi ed è ornata da pieghe, tutte uguali, della profondità di 4-5 cm. La parte anteriore (“brentedda”) è liscia e viene coperta dal grembiule. In origine la gonna era realizzata in orbace colorato, poi, ai primi del Novecento, si assistette all’introduzione di stoffe molto varie, sia per la foggia sia per la gamma di colori. La stoffa utilizzata per confezionare il costume è, generalmente, di raso bordeaux, ma sono adoperate anche altre tonalità come il verde e il marrone scuro.

- Sa fascad.ròxia (il grembiule) è di raso nero, bordata da pizzi e priva di tasche.

- Su Mukkad.òri de g.onka (il fazzoletto per coprire il capo). La forma è triangolare e si ottiene piegando, lungo la diagonale, un quadrato di tulle bianco, finemente ricamato. Si fissa con grossi spilli a “sa skùffia”.

- Sa skùffia (la cuffia) è realizzata in raso o in panno rosso e aderisce strettamente alla testa mediante due nastri, cuciti sulla parte posteriore, e legata con un fiocco alla base della nuca o sopra il capo.

Il secondo costume è più ricco ed è confezionato, per la quasi totalità degli indumenti, in raso.

È composto da Sa kammisa, Sa gunnedda de as.utta, Su tid.ìb.i, Sa gunnedda, Sa skùffia e Sa

fascad.ròxia, ai quali si aggiungono altri elementi di seguito descritti.

- Su gippõi è una sorta di giacchina molto aderente realizzata in raso e impreziosita attorno ai polsini e al collo da passamaneria dorata o argentata. Si abbottona sul davanti mediante gancetti o lacci di stoffa.

- Su mukkad.òri de tzug.u (il fazzoletto per coprire il collo) è un triangolo di raso molto ampio e si indossa sulle spalle, sopra su gippõi e ben ripiegato sopra la scollatura. Le due parti visibili del triangolo sono arricchite da passamaneria e il vertice è appuntato con uno spillo alla base della schiena.

Questo costume ammette varie tipologie di copricapo.

- Su Mukkad.òri de g.onka (il fazzoletto per coprire il capo), di forma quadrata con i bordi lisci o sfrangiati, si usa ripiegandolo a triangolo e fissandolo sotto il mento.

- Su Mukkad.òri mannu (il fazzolettone), simile al primo ma più ampio, è dotato di un bordo di colore vivace.

- Su sciàllu (lo scialle). In origine era l’elemento più prezioso del costume femminile, tanto che molte donne, di condizione non agiata, non potevano acquistarlo. È molto ampio e, come gli altri copricapi, si porta ripiegato a triangolo. I bordi terminano con morbide frange, dello stesso tessuto dello scialle o impreziosite da fili dorati. Al centro della metà visibile, sulle spalle, è solitamente presente un imponente ricamo che rappresenta un cespuglio fiorito.

Esistono tre tipologie di scialli ricamati:

- Su sciàllu sen’ e matta, cioè senza il cespuglio fiorito, è completamente liscio o con piccoli ricami a forma di stella o di ovali stretti e appuntiti;

- Su sciallu a matta s.èria, con il cespuglio di fiori ricamato con un’unica tonalità di filo, solitamente è giallo scuro o marrone molto chiaro;

- Su sciàllu a matta allìrga, è arricchito da un cespuglio di fiori ricamato con filo di vari colori, di solito vistosi e sgargianti.


ABBIGLIAMENTO MASCHILE

L’abito indossato dall’uomo è genericamente composto di sette elementi:

- Sa kammisa (la camicia), realizzata prima in tela di lino e poi di cotone, è di media lunghezza. È dotata di ampie maniche bordate nei polsini, mentre la parte anteriore è provvista di una piccola abbottonatura. La impreziosiscono ulteriormente alcuni bottoni-gioello.

- Is mudandas (i mutandoni), realizzati in tela di cotone, sono chiusi in vita e sul polpaccio

da alcuni bottoni.

- Su crazzõi ‘e arroda (i pantaloni), come indicato nel termine dialettale i pantaloni hanno la foggia di una gonna a ruota sufficientemente ampia. Sono dotati di un’arricciatura in vita nascosta da una fascia di tessuto larga alcuni centimetri, fermata da bottoni o legacci in tessuto. La parte anteriore della gonna è unita a quella posteriore da una striscia di tessuto, cucita appena sopra l’orlo, in modo da conferire al capo la foggia di un pantalone. L’indumento è confezionato in panno o in orbace nero ed è decorato con una banda di velluto nero che borda l’orlo. Si indossa sopra is mudandas.

- Su croppettu (il corpetto o gilet), è realizzato in panno nero o orbace. La parte posteriore è impreziosita da un intarsio di broccato mentre l’abbottonatura è formata da una fila simmetrica di bottoni dorati. Si indossa sopra sa kammisa.

- Is krazzas (i calzari), confezionati in panno nero o orbace e rifiniti con una bordatura in velluto nero, si indossano sopra i mutandoni; coprono la parte superiore della calzatura e tutto il polpaccio, fino al ginocchio.

- Sa barritta (il copricapo), ha la forma di un cilindro chiuso alla sommità da una cucitura a semicerchio.

S’esti (il mantello), realizzato in orbace, era utilizzato nei mesi invernali per difendersi dal freddo.


CURIOSITA'

Il paese di Fluminimaggiore è situato in una valle, circondato da montagne ricche di vegetazione. Sono perfettamente conservate nel territorio le tracce lasciate dai vari conquistatori dell'Isola: Fenici, Punici, Romani. Il suo paesaggio è abbellito da splendidi monumenti come il Tempio di Antas dedicato al Sardus Pater, la spettacolare grotta di Su Mannau, le miniere di Su Zurfuru e Gutturu Pala, i villaggi minerari abbandonati. Le coste sono impreziosite dalle splendide spiagge di Portixeddu, Sa Pedrischedda, Capo Pecora.

Nel corso dell’estate la vita del paese si arricchisce di un fitto programma culturale: sagre, mostre,spettacoli musicali e folclorici. Di grande pregio le processioni folcloriche di S.Antonio da Padova il 13 giugno e di S. Maria il 15 agosto.

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