Lecce

Marco Mancosu: il sardo che ha conquistato Lecce

La fascia da capitano e le lacrime sul prato verde. Dopo una grande stagione in Serie A, purtroppo terminata con la retrocessione del suo club, il centrocampista di Cagliari ha voluto ringraziare la sua gente con una bella lettera. "Mai schiavo del risultato finale, ma dell'attitudine e della passione"

Marco Mancosu: il sardo che ha conquistato Lecce

Di: Giammaria Lavena, foto Getty images


Trentadue anni da compiere ad agosto, la carriera di Marco Mancosu ha definitivamente spiccato il volo in questa stagione, dove si è imposto come una delle più grandi rivelazioni del campionato. Fra i tifosi del Lecce e il giocatore è nato un rapporto speciale, una love story fatta di gioie e dolori, lacrime e sorrisi.

La storia di Mancosu parte però da lontano: il gol all'esordio col Cagliari in serie A, nel 2006, la riconferma nella stagione successiva e poi una girandola di prestiti: Rimini, Empoli, Siracusa, Benevento e Casertana, quasi sempre in Lega Pro, con qualche apparizione in Serie B. Il centrocampista sardo fa bene, ma non riesce ad imporsi e farsi notare in categorie superiori, tant'è che, a un certo punto, accarezza anche l'idea di smettere col calcio giocato.

Nel 2016 però arriva la svolta: il 7 luglio si trasferisce al Lecce, in Lega Pro. Alla seconda stagione si rivela pedina fondamentale per la promozione in Serie B, per poi disputare un altro grande campionato, che vale ai salentini, e a Mancosu, il grande ritorno in prima serie.

Una storia, fino al 2019, fatta di alti e bassi, una montagna russa di emozioni, per un ragazzo che a trent'anni inoltrati si riaffaccia al palcoscenico della Serie A, da capitano della sua squadra. Nonostante le premesse fossero ottime, nessuno si sarebbe aspettato una stagione come quella disputata nell'ultimo anno dal fantasista nato a Cagliari: 33 presenze, 14 gol e 2 assist; numeri incredibili, che ne fanno il secondo centrocampista più prolifico d'Europa nel 2019/20.

Purtroppo però, i gol e le giocate del numero 8 giallorosso non sono riusciti a salvare il Lecce dalle sabbie mobili della retrocessione, arrivata all'ultima giornata, dopo un testa a testa con i rivali del Genoa. Un ritorno in Serie B che non ha certo intaccato il rapporto fra Mancosu e i tifosi salentini, e che lui stesso ha definito "la retrocessione più bella della mia vita".

Proprio Marco Mancosu ha voluto ringraziare la sua gente, la società e i compagni per questi anni ricchi di emozioni, con una bellissima lettera pubblicata sul suo profilo Instagram.

"Il tutto si riduce al risultato? Al bianco o al nero? Al giorno o alla notte? All’inferno o alla gloria? No, per me no. Per me non sarà mai così. Non voglio essere quel tipo di persona. Non sarò mai schiavo del risultato finale. MAI. Sarò sempre schiavo di un'attitudine, di una passione, dell’essere professionista ogni giorno della mia vita, del migliorarmi sempre, dello sbagliare cento volte e riprovare altre cento, del prendermi responsabilità nonostante a volte siano più grandi di me! Cosa è meglio, rischiare ogni tanto un 4 in pagella per averci provato e aver sbagliato o non provarci affatto e non sbagliare? Nessun dubbio su questo! Grazie a tutti, società, mister, tifosi e compagni di squadra, è stato un anno e soprattutto un viaggio meraviglioso e se retrocessione doveva essere, mi avete fatto vivere la retrocessione più bella della mia vita. Orgoglioso di tutti voi", ha dichiarato sotto un post.

A rafforzare il suo legame con questa Terra le immagini che lo ritraggono in lacrime, seduto sul prato del Via del Mare, a metabolizzare la delusione per non aver potuto regalare ai suoi una salvezza che avrebbe dato un altro sapore ad una stagione memorabile. Adesso, per Mancosu, in serie A c'è la fila, ma il centrocampista, al momento, ha firmato un rinnovo che sa di matrimonio prolungato. Chissà che le dinamiche di mercato non riservino qualche sorpresa, e, perché no, non riportino il ragazzo a difendere i colori della sua Terra Madre, il rosso e il blu col quale per la prima volta aveva assaporato, nel lontano 2006, i grandi palcoscenici.

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