Non è bastato l’ultimo colpo di coda della primavera autunnale che ha caratterizzato la fine di maggio, con precipitazioni diffuse in alcune zone dell'isola. La grande sete della Sardegna non è stata placata.

Restano in vigore le restrizioni per l'irrigazione nelle campagne, soprattutto nel nord della regione, ma si avvicina il rischio di dover far ricorso a eventuali stop anche per l'uso potabile, da scongiurare con l'arrivo della stagione turistica e l'incremento della popolazione sulle coste, tra seconde case e hotel.

Osservando il monitoraggio dell'Autorità di bacino regionale la situazione appare critica ma non ancora drammatica anche se in alcune aree - soprattutto al nord - la vigilanza è massima, tanto che si stanno già approntando dei piani per ovviare alle necessità dei prossimi mesi.

Attualmente, con i dati aggiornati al 31 maggio, su una disponibilità degli invasi pari a 1.824 milioni di metri cubi di acqua, l'acqua presente nelle dighe è pari a 1.145,63 milioni, ossia il 62,8%, in calo rispetto al 65,5% di aprile quando nei bacini artificiali sardi erano presenti 1.194 milioni di metri cubi. Ma nel raffronto con lo stesso periodo dello scorso anno la differenza è di 16 punti percentuali, 1.433,25 milioni di metri cubi a maggio 2023 ossia il 78,6%.

Tra le criticità l'Alto Cixerri, con gli invasi di Punta Gennarta e Medau Zirimilis, con una disponibilità di risorsa idrica pari solo al 14,8% e un indicatore di stato che si trova già sul livello di emergenza. In situazione di "allerta" il sistema idrico dell'Ogliastra, Posada (diga di Maccheronis) e gli invasi del sistema idrico nord occidentale, Alto Coghinas e Alto Taloro. Migliore la situazione nei bacini del Tirso (93,4%) e del Liscia 77%, meno bene in quello del Flumendosa con il 45,4%.