San Gavino Monreale

Portovesme, la rabbia aumenta: tende e catene in fabbrica

A San Gavino assemblea permanente, possibili altre azioni eclatanti

Portovesme, la rabbia aumenta: tende e catene in fabbrica

Di: Redazione Sardegna Live, foto Ansa


Troppe le incertezze per il futuro e poco il tempo per evitare il baratro, ossia lo spettro del licenziamento collettivo dopo un periodo di cassa integrazione. Per scongiurare questo epilogo i 1.450 lavoratori della Portovesme che operano nei due stabilimenti di Portovesme, nel Sulcis, e San Gavino Monreale, nel Medio Campidano, sono già in mobilitazione.

La protesta non ha atteso neppure l'assemblea degli operai, convocata per lunedì alle 8 ai cancelli della fabbrica sulcitana, ed è esplosa con tre dipendenti che si sono incatenati ai tornelli di ingresso nello stabilimento dell'area industriale di Portoscuso e, a San Gavino, dove i lavoratori sono in assemblea permanente e hanno piazzato le tende sul tetto della sala riunioni. E non è detto che le iniziative di lotta si fermino qui.

La tensione ormai è alle stelle in entrambi i siti e potrebbero esserci, già dalle prossime ore, nuove azioni clamorose, dopo quella dei quattro operai che all'inizio di marzo sono saliti a 100 metri su una ciminiera dell'impianto Kss del piombo per sollecitare un tavolo ministeriale sulla vertenza. Un vertice che si è chiuso ieri con un nulla di fatto.

Il governo ha messo sul piatto il credito d'imposta, mentre l'azienda, che non ha ancora trovato un eventuale accordo bilaterale per il prezzo dell'energia, ritiene lo sforzo governativo non sufficiente per riavviare forni e impianti. Questo nonostante il pressing di governo e Regione sulla base della attuali tariffe energetiche di mercato che sono ritornate a livelli più bassi rispetto a fine 2022.

La protesta a San Gavino andrà avanti a oltranza perché in questo stabilimento vi è una situazione contingente: da aprile i lavoratori della fonderia saranno messi in cassa integrazione a zero ore. Questo significa un dimezzamento dello stipendio e, senza un piano di riconversione o riavvio, la perdita del posto di lavoro.

I sindacati sollecitano chiarezza da parte della multinazionale Glencore, proprietaria delle due fabbriche, e del governo che dovrebbero incontrarsi a breve: "Da un lato l'azienda deve fare chiarezza sul futuro degli stabilimenti sardi e, dall'altra parte, il governo deve esplicitare meglio quali sono gli strumenti da mettere in campo e per quanto tempo. Di certo non può essere una misura che vale per pochi mesi".

Domani mattina il territorio è chiamato a raccolta per una messa celebrata nel piazzale davanti alla fonderia.

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