"Mia madre poteva morire": niente guardia medica a Olbia. La denuncia della figlia di una malata oncologica
Costretta a chiamare una conoscente, medico, per avere un consiglio, dopo aver provato, ripetutamente e inutilmente, a contattare la guardia medica: è successo a Olbia a una 70enne, già debilitata dalla malattia e dai cicli di chemioterapia, che lo scorso sabato si è sentita male
Di: Arianna Zedda
Costretta a chiamare una conoscente, medico, per avere un consiglio sul da farsi almeno per telefono, dopo aver provato, ripetutamente e inutilmente, a contattare la guardia medica di Olbia : è la vicenda raccontata da una donna, che ha vissuto momenti di paura e difficoltà quando sabato pomeriggio le condizioni di salute di sua madre, malata oncologica al quarto stadio, sono peggiorate . Uno sfogo per quanto vissuto lo scorso fine settimana.
La paziente, 70enne, già debilitata dalla malattia e dai cicli di chemioterapia, in preda a un'improvvisa febbre sopraggiunta nella serata di venerdì e peggiorata sabato, arrivando a toccare i 39,4° di temperatura con 130 battiti al minuto da seduta, aveva urgentemente bisogno di essere visitata e la figlia, che si occupa di lei, spaventata, ha quindi deciso di rivolgersi alla guardia medica di turno, che però non ha risposto a nessuno dei suoi tentativi di chiamata .
" Ho chiesto al centralino e lì ho appreso che il presidio d'emergenza era, causa mancanza di personale medico . Gli operatori mi hanno detto che, a causa del grande bacino di utenza di Olbia, sarebbero stati necessari due medici per tenere aperta la guardia: se solo uno dà la disponibilità, il servizio non viene attivato comunque ", ha spiegato la donna, che a quel punto avrebbe potuto rivolgersi solo all'assistenza dei paesi limitrofi , nello specifico Loiri e Padru, " il ché non sarebbe stato possibile, perché mia madre in quelle condizioni si reggeva in piedi a malapena, infatti noi stavamo telefonando per chiedere una visita a domicilio", oppure recarsi presso il Pronto soccorsodell'ospedale Giovanni Paolo II, " con il rischio di farle contrarre infezioni ulteriori, anche perché sarebbe dovuto passare dal percorso emergenziale, dato che il reparto di oncologia il sabato e la domenica non è operativo ".
" Mi sono rivolta a una conoscente, medico, che purtroppo in quel momento era fuori città, ma mi ha dato qualche dritta da seguire nell'immediato. Domenica però mia madre stava ancora male e si è ripetuta la stessa storia. Alla fine abbiamo atteso, sperando che tutto andasse per il meglio, fino a lunedì mattina, quando l'oncologia dell'ospedale sarebbe stata nuovamente in servizio", racconta .
"Non chiedo miracoli, chiedo solo, a nome di tante persone che si trovano in questa situazione di grande fragilità, un presidio fisso nelle fasce di necessità che possa intervenire in quelle situazioni per le quali la corsa al pronto soccorso sarebbe forse più pericolosa, oltre che un peso ulteriore per il sistema sanitario. Se una persona ha bisogno di aiuto sennò che fa, chiama il vicino di casa? - e conclude - Quando si sta male e ci si sente abbandonati poi subentra anche il panico che peggiora il tutto, perché ci si sente abbandonati al proprio destino e soprattutto una diagnosi fatta in tempo, con una cura giusta, possono salvare la vita.
Se non è malasanità questa ditemi voi cos'è. Sicuramente una follia".