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Sono trascorsi dieci anni da quel maledetto 7 maggio 2015, il giorno in cui Stefano Masala, 28 anni, sparì nel nulla dopo essere uscito dalla sua casa di Nule. Un decennio senza risposte, senza un corpo, senza una tomba su cui piangere. Una ferita ancora aperta per la famiglia, per la comunità e per tutti coloro che hanno seguito con angoscia la tragica vicenda legata anche all’omicidio del giovane studente Gianluca Monni.
Stefano scomparve la sera del 7 maggio, quando uscì da casa con l’auto dei genitori. Il giorno dopo, l'8 maggio, a Orune, Gianluca Monni venne ucciso con tre colpi di fucile mentre attendeva il pullman per andare a scuola. L’auto di Stefano fu utilizzata dai killer per compiere l’agguato: da quel momento in poi di lui non si è saputo più nulla.
Per i due efferati delitti, la giustizia ha individuato e condannato i responsabili: Paolo Enrico Pinna, di Nule, all’epoca dei fatti minorenne, condannato a 20 anni di reclusione, e il cugino Alberto Cubeddu, di Ozieri, condannato all'aergastolo. Alla base della vendetta, una lite scoppiata mesi prima tra Pinna e Monni, durante la festa di Cortes Apertas a Orune, nel dicembre 2014.
Dieci anni dopo, il dolore resta immutato e la famiglia continua a chiedere risposte.
I FATTI
La sera del 7 maggio 2015 scomparve da Nule (Sassari) il 27enne Stefano Masala. Uscì di casa con l'auto del padre che all'alba dell'8 maggio lo attendeva ancora sveglio, ormai in allarme. Proprio quella mattina, a Orune, pochi chilometri di distanza, il 18enne Gianluca Monni venne ucciso da un killer incappucciato mentre alla fermata del bus aspettava insieme a tanti altri ragazzi il pullman che li avrebbe portati a scuola.
La scomparsa di Stefano, nelle prime ore, non ebbe un’eco mediatica particolarmente significativa. Era una storia come tante. L’assassinio di Gianluca, invece, apparve fin da subito sconcertante e gettò Orune e l’intera Isola nel terrore. Due vicende senza alcun apparentemente collegamento, quelle di Stefano e Gianluca, se non fosse che le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza del centro barbaricino documentarono come l’auto che trasportava il killer di Monni fosse quella del padre di Masala, a bordo della quale il giovane di Nule si era allontanato di casa la sera prima facendo perdere le sue tracce.
LE INDAGINI
Le indagini, andate avanti a ritmo serrato, hanno ricostruito come alcuni mesi prima, in occasione della tappa orunese della manifestazione Autunno in Barbagia, Stefano avesse accompagnato a Orune con la sua auto alcuni giovani compaesani di Nule, fra cui l'allora 17enne Paolo Pinna, che in quell'occasione avrebbe importunato la fidanzata di Gianluca Monni con apprezzamenti. Gianluca e gli amici sarebbero intervenuti minacciando Paolo e in quell'occasione sarebbe saltata fuori anche una pistola. I ragazzi di Orune trascinato fuori Paolo per dargli una lezione. Un epilogo umiliante che aveva generato nel giovane un sentimento di vendetta.
Secondo quanto ricostruito, Pinna aveva così progettato insieme al cugino Alberto Cubeddu, allora 21enne, di uccidere Monni e la sera del 7 maggio 2015 aveva contattato Stefano Masala chiedendogli, con una scusa, di raggiungerli alla periferia di Nule con l'auto. Dopo aver ucciso Stefano per liberarsi di lui, i due si erano serviti della sua auto per raggiungere Orune dove la mattina successiva avrebbero assassinato Gianluca. L'auto di Stefano venne trovata in fiamme nei pressi di Pattada alcune ore dopo l'omicidio di Orune. Il corpo di Stefano non è mai stato trovato.
La madre di Stefano, Carmela, ammalatasi di tumore nei mesi successivi alla scomparsa del figlio, morì a 59 anni, il 24 maggio 2016. La sua ultima preghiera rivolta ai responsabili fu quella di permettere il ritrovamento dei resti del figlio. Un appello rimasto a oggi inascoltato. All’indomani della morte di Carmela, il 25 maggio, Pinna e Cubeddu finirono in manette.