La Sardegna "in forte overbooking" con 2.608 detenuti a fronte di 2.583 posti disponibili. Una crescita definita “esponenziale” dall’associazione Socialismo Diritti Riforme, che ha analizzato i dati dell’Ufficio statistiche del Ministero della Giustizia aggiornati al 30 novembre 2025. Esclusi i 92 reclusi al 41-bis di Sassari, il dato più rilevante riguarda la presenza degli stranieri: 795 detenuti, pari al 30,48% del totale. Solo un anno fa, il 30 novembre 2024, erano 581 (25,3%), con un incremento del 36,83%.

“È appena il caso di osservare – rileva la presidente di SDR, Maria Grazia Caligaris – che la maggiore concentrazione di persone private della libertà straniere è nelle due principali case circondariali, 374 (47%). Sono infatti 190 (25,7%) a Cagliari-Uta su 739 detenuti per 561 posti. Più grave la situazione a Sassari-Bancali dove sono 184 (32,5%) su 566 detenuti per 458 posti. Una percentuale maggiore si registra a Mamone-Onanì con un 58,3% ma con una presenza di 192 detenuti per 264 posti”.

Secondo Caligaris, mentre sul territorio regionale istituzioni e associazioni cercano un percorso condiviso per evitare che il nuovo padiglione del 41-bis di Cagliari-Uta, appena ultimato, venga riempito con altri 92 detenuti in regime di massima sicurezza, il Governo “attraverso il Ministero della Giustizia e il Dap, persegue il suo progetto di trasformazione della Sardegna in una servitù penitenziaria”.

Agli 800 detenuti stranieri – prosegue – si aggiungono “altri 700, quasi tutti siciliani e calabresi, che scontano la pena in Alta Sicurezza”. I detenuti sardi, nessuno dei quali al 41-bis e pochissimi in AS, sono poco più di un migliaio, dato che secondo SDR conferma come “la malavita locale sia molto diversa da quella che si esprime attraverso mafia, ’ndrangheta e stidda”.

Caligaris rinnova l’appello alla politica regionale, senza distinzioni di appartenenza, affinché il tema venga portato ai tavoli nazionali e alla Conferenza Stato-Regioni, considerato ormai un nodo strutturale per l’Isola.