Il sommerso economico in Italia, secondo i dati della Confcommercio, è al 17,4% del Prodotto interno lordo (Pil) nel 2012-2013. Una percentuale che porta l'imponibile sottratto ogni anno al Fisco  per un importo pari a 272 miliardi. Il sommerso in Italia risulta, dunque, più elevato che nella maggior parte delle economie avanzate: in Messico vale l'11,9% del Pil, in Spagna il 9,5%, nel Regno Unito il 6,7%, negli Stati Uniti il 5,3%, in Svezia e in Austria il 4,7%, in Francia il 3,9%, in Irlanda il 3,3%, il Belgio il 2,7%, in Canada il 2,2% e in Danimarca l'1,9%. In Australia, Olanda e Norvegia l'economia sommersa è sotto l'1% del Pil. Una diretta conseguenza di questa situazione è che la pressione fiscale si scarica su una fetta minore dell’imponibile, creando disparità tra i cittadini . Lo stesso presidente del Consiglio Enrico Letta ha ricordato che "in Italia le tasse sono troppo alte perché non le pagano tutti".

Sull’argomento è intervenuto anche il viceministro all’Economia, Stefano Fassina. Nel corso del suo intervento  al Convegno organizzato da Confcommercio sul fisco "Tasse...le cambiamo? Come ridurre la pressione fiscale e far emergere l'economia sommersa", ha affermato che c’è “un’ evasione fiscale di sopravvivenza. Senza voler strizzare l'occhio a nessuno, senza ambiguità nel contrasto all'evasione, non è una questione prevalentemente morale: ci sono ragioni profonde strutturali che spingono tanti soggetti economici a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno". Non si sa quando i politici si sono accorti dell’esistenza in Italia dell’evasione di fiscale di sopravvivenza. Lo sanno invece benissimo gli innumerevoli cittadini che davanti al professionista cui sono costretti a rivolgersi devono dire no alla fattura per pagare meno il servizio ottenuto esclusivamente per poter campare e non certo per la vocazione al reato. Quindi non si tratta di limitarsi a constatare una realtà nota da tempo, quanto piuttosto di agire per porre fine a un fenomeno che da un lato mette sulla graticola il cittadino e dall’altro alimenta, o ingrassa, quelle lobbies di fronte alle quale la nostra classe politica inciampa e cade, quando non è essa stessa complice e ossequiosa verso lo status quo.

 

 

Foto tratta dal sito della Confcommercio