È fissata per il prossimo 2 luglio la data in cui si conoscerà la decisione della Corte d’Assise di Cagliari sul destino di Igor Sollai, l’uomo accusato dell’omicidio della moglie, Francesca Deidda. La donna, 42 anni, originaria di San Sperate, era scomparsa all’inizio di maggio 2023. Il suo corpo fu rinvenuto giorni dopo, nascosto dentro un borsone e sepolto in una zona impervia lungo la Strada Statale 125, nel sud della Sardegna.

Il processo, entrato nella fase finale, ha visto stamani la discussione delle parti nel Palazzo di Giustizia del capoluogo sardo, davanti a una corte presieduta dalla giudice Lucia Perra. I legali che rappresentano la famiglia della vittima – tra cui gli avvocati Gianfranco Piscitelli, Elisabetta Margini, Roberto Pusceddu e Pamela Marina Piras – hanno ribadito la piena adesione alla ricostruzione dei fatti proposta dal pubblico ministero Marco Cocco, che nella scorsa udienza aveva chiesto l’ergastolo per l’imputato. I familiari della donna, con il fratello Andrea sempre presente in aula, hanno richiesto un risarcimento pari a 800mila euro.

La dinamica dell’omicidio

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, Francesca, scomparsa nel nulla il 10 maggio 2023, sarebbe stata uccisa all’interno della sua abitazione. L'assassino, dopo averla colpita mortalmente alla testa, avrebbe sistemato il corpo in un borsone sportivo e lo avrebbe tenuto nascosto per qualche ora, prima di trasportarlo e seppellirlo in una zona isolata nei pressi della vecchia Orientale sarda nel territorio di San Vito, vicino al Rio Picocca. Un delitto compiuto con freddezza, che ha destato sgomento nella comunità e che ha riportato l’attenzione su dinamiche familiari spesso invisibili fino al tragico epilogo.

Secondo l'accusa, a uccidere la donna sarebbe stato il marito Igor Sollai, che per giorni sarebbe stato protagonista di una messinscena facendo credere che la moglie si fosse allontanata volontariamente, alimentando una narrazione falsa sulla sua scomparsa. Anche per questo le indagini partirono in grande ritardo (il 30 maggio). Le incongruenze emerse nelle sue dichiarazioni e i rilievi delle forze dell’ordine hanno rapidamente incrinato la sua versione. Alla fine, Sollai ha confessato, indicando lui stesso il luogo in cui aveva nascosto il corpo.

Le richieste della difesa

Durante l’udienza odierna, il legale dell’imputato, l’avvocato Carlo Demurtas, ha chiesto alla Corte di tenere conto del comportamento processuale del suo assistito. Secondo la difesa, la collaborazione di Sollai dovrebbe tradursi nel riconoscimento delle attenuanti generiche. Inoltre, l’avvocato ha escluso che l’omicidio fosse premeditato, ipotizzando che si sia trattato di un gesto maturato in un momento di impulso.

Tuttavia, secondo l’accusa e i rappresentanti della parte civile, la freddezza con cui l’uomo ha gestito le fasi successive al delitto, cercando di depistare le indagini e occultando il cadavere, testimonierebbe una lucida volontà criminale, incompatibile con l’idea di un gesto improvviso.

Un femminicidio che interpella tutti

La tragica fine di Francesca Deidda è diventata simbolo di un dramma che si consuma spesso nel silenzio delle mura domestiche. Un’esistenza spezzata da chi avrebbe dovuto proteggerla.

Il 2 luglio si conoscerà il verdetto. Ma il dolore della famiglia e della comunità resta, così come l’urgenza di prevenire e riconoscere i segnali della violenza prima che sia troppo tardi.