La tragedia consumatasi a Olbia nei giorni scorsi, con la morte del 57enne di Bultei Giampaolo Demartis dopo essere stato colpito dal taser di un carabiniere mentre dava in escandescenza, ha aperto l'ennesimo aspro dibattito sull'utilizzo delle pistole a impulsi elettrici da parte delle forze di polizia. Non è ancora chiaro quale sia in questo caso la relazione fra l'utilizzo dell'arma da parte del militare e il decesso dell'uomo, ma la questione è da tempo oggetto di polemiche.

COME FUNZIONA IL TASER?

Il taser è un’arma non letale in dotazione ad alcune forze di polizia, tra cui Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia locale di alcune città. Il principio di funzionamento è il seguente: il taser spara due piccoli dardi metallici collegati all’arma tramite fili sottili. Quando il bersaglio viene colpito dalle freccette, anche attraverso i vestiti, i dardi rilasciano scariche elettriche ad alta tensione ma a bassissima intensità di corrente. Questo provoca una contrazione involontaria dei muscoli, bloccando temporaneamente i movimenti della persona.

DURATA E INTENSITÀ

L’impulso dura in genere 5 secondi (ma l’operatore può interromperlo prima o ripeterlo). Non è pensato per causare danni permanenti, ma per immobilizzare e consentire l’intervento delle forze dell'ordine.

Il taser può essere usato a distanza, con i dardi proiettati fino a circa 7 metri, o a contatto diretto, appoggiando la pistola al corpo della persona.

REGOLE DI UTILIZZO

In Italia l'utilizzo dl taser è stato introdotto a partire dal 2018 dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini. È consentito solo ad agenti addestrati come strumento intermedio: dopo la persuasione verbale, ma prima delle armi da fuoco. Ogni taser è dotato di una bodycam che registra l’intervento, per garantire trasparenza. Dopo l’utilizzo, la persona colpita viene sempre sottoposta a controllo medico.

RISCHI LEGATI ALL'UTILIZZO

Diversi studi e report internazionali hanno analizzato i rischi legati all’uso del taser. In generale, viene classificato come arma “non letale”, ma non è del tutto privo di pericoli, specialmente in condizioni particolari. Gli effetti fisici immediati sono: dolore e contrazioni muscolari intense, ferite da dardi (i piccoli aghi possono penetrare pelle, muscoli o colpire zone delicate come occhi, volto, genitali), ustioni cutanee nei punti di contatto elettrico.

Vi sono poi rischi cardiaci: casi documentati di aritmie e, molto raramente, di arresto cardiaco, soprattutto in persone con patologie preesistenti, portatori di pacemaker o sotto l’effetto di droghe/stimolanti.

I rischi neurologici consistono in possibili crisi epilettiche in soggetti predisposti, confusione mentale o disorientamento subito dopo la scarica.

Amnesty International ha segnalato casi di decessi avvenuti dopo l’uso del taser, ma quasi sempre in presenza di condizioni aggravanti (droga, alcol, patologie cardiache, colluttazioni violente). In Italia, il Ministero dell’Interno ha sottolineato che il taser deve essere usato come strumento residuale, proprio per ridurre i rischi di abuso.