Dopo essere finito al centro di una polemica sui social, Federico Quaranta ha chiesto scusa a tutti facendo mea culpa.

Il conduttore radiofonico e televisivo, già volto della trasmissione Rai Linea verde, è impegnato in una trasferta in Sardegna dove sta portando avanti le riprese della nuova stagione de Il provinciale (Rai Tre). Nei giorni scorsi aveva condiviso sulle sue pagine social una serie di fotografie che lo ritraevano mentre era intento a scalare il celebre nuraghe Santa Sarbana di Silanus.

"La scala interna era crollata", aveva scritto Quaranta, il cui gesto non è stato apprezzato dagli utenti. "Un comportamento veramente intollerabile", rispondono i follower del conduttore. "Si scalano le montagne, i nuraghi si rispettano e si tutelano", "I nuraghi sono la nostra storia, grosso errore da parte tua", "Da segnalare alla Sopraintendenza". Sono centinaia di interazioni che "condannano" l'improvvisata del noto volto televisivo.

LE SCUSE: "HO COMMESSO UN ERRORE"

Alcune ore dopo la polemica, Federico Quaranta è tornato sulla vicenda rivolgendo una lettera aperta a tutti i suoi seguaci. "Ho commesso un errore – scrive –. Ho agito d’impulso, senza riflettere fino in fondo sulle conseguenze del mio gesto. Mi sono arrampicato su un nuraghe sardo. Non l’ho danneggiato, non l’ho vandalizzato, non l’ho profanato. Ma sono stato imprudente e irrispettoso. E questo basta a rendere il gesto sbagliato".

"A chi ama la Sardegna — e io la amo profondamente — chiedo scusa. Chiedo scusa a chi ha compreso e mi ha perdonato, e anche a chi si è sentito ferito, tradito, arrabbiato. Non intendo discutere, giustificarmi o minimizzare: ho capito l’errore e sono disposto a pagarne le conseguenze. Non chiedo indulgenza. Chiedo solo che il mio gesto non venga emulato. Anzi: che il mio pessimo esempio serva da monito, perché nessuno ripeta un’azione stupida e superficiale come la mia".

"SIA OCCASIONE DI RIFLESSIONE SULL'ABBANDONO DEI NURAGHI"

"Se possibile, vorrei che questa lettera diventasse anche un’occasione per allargare lo sguardo. Per indignarsi — giustamente — non solo per un gesto isolato, ma anche per chi i nuraghi li depreda ogni giorno, portandosi via le pietre per farne camini o ornamenti da giardino. Per chi li abbandona all’incuria, soffocati dalla vegetazione e dal tempo. Per chi li usa come stalle, depositi, discariche. Per chi li imbratta. Per chi li dimentica (molti di più di quelli tutelati), li seppellisce, li rende irraggiungibili invece di proteggerli e raccontarli".

"CONTINUERÒ AD AMARE LA SARDEGNA"

"C’è chi mi ha detto che non sono più il benvenuto in Sardegna. C’è chi mi ha augurato il carcere o peggio. Capisco la rabbia: nasce dall’amore per una terra che non è solo paesaggio, ma identità, memoria, radice. Io continuerò ad amare questa isola. A farlo con rispetto, con trasporto, con responsabilità. E continuerò a raccontarla nel modo migliore che so fare, perché — nonostante l’errore che ho commesso e l’odio che ho ricevuto — la Sardegna lo merita. Sempre. Con rispetto. Federico".

Quaranta, in questi giorni, ha proseguito il suo tour dell'Isola facendo tappa, fra gli altrimluoghi, a Ottana e Tempio Pausania, dove ha visitato l'agriturismo L'Agnata di Fabrizio De André.

IL COMPLESSO NURAGICO DI SANTA SARBANA

Il complesso nuragico di Santa Sarbana, divenuto teatro della polemica, si trova nel comune di Silanus, accanto all'omonima chiesa bizantina, ed è costituito da un nuraghe, un villaggio, una tomba di giganti e il pozzo sacro di Cherchizzu.

La torre nuragica costituiva il centro di un grande complesso monumentale del quale ancora oggi si individuano le tracce. Il nuraghe ha un diametro alla base di 12,60 metri e un'altezza di 8,60 metri.

L'ingresso immette in un corridoio su cui si aprono a destra una nicchia rettangolare e, a sinistra, i resti della scala che conduceva alla cella superiore, ormai distrutta. Il corridoio porta poi a una camera circolare del diametro di 4,15 metri. La copertura ad ogiva è costituita da filari di pietre disposte in cerchio, il cui diametro si riduce gradualmente andando verso l'alto, sino alla chiusura della volta.

Il nuraghe è databile tra la seconda metà del XIV ed il X secolo a.C., quindi tra l'Età del Bronzo recente e gli inizi del Bronzo finale.