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Un incubo durato più di un giorno, finito solo grazie a un gesto disperato e lucidissimo. Tra martedì e mercoledì una donna è stata tenuta segregata in un’abitazione della frazione Remondò, nel comune di Gambolò, in provincia di Pavia, e sottoposta a ripetute violenze dal proprietario dell’alloggio, un uomo di 32 anni di origine marocchina.
La vittima è riuscita a chiedere aiuto in modo silenzioso, condividendo con un amico la propria posizione Gps dal cellulare, senza aggiungere messaggi. Il conoscente ha compreso immediatamente che si trattava di una richiesta di soccorso e ha allertato le forze dell’ordine.
Gli agenti della polizia sono intervenuti nell’abitazione indicata, dove l’uomo ha tentato di impedire l’ingresso. Superata la resistenza, i poliziotti hanno trovato la donna in evidente stato di choc, con lividi ed ecchimosi al volto e alle braccia. Alla vista degli agenti, la vittima ha chiesto subito di essere portata via da quella casa.
La donna è stata accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale di Vigevano, dove è stata medicata e dimessa con una prognosi di 20 giorni. Agli investigatori ha raccontato di essere stata costretta a restare nell’abitazione per oltre 24 ore contro la sua volontà, privata del telefono e sottoposta a minacce e percosse continue. Ha inoltre riferito che l’uomo l’aveva già presa di mira in passato.
Il racconto trova riscontro anche nelle testimonianze dei vicini, che hanno dichiarato di aver sentito per ore urla di aiuto e rumori compatibili con una violenta aggressione nel pomeriggio del 9 dicembre.
Il 32enne è stato arrestato con l’accusa di sequestro di persona e denunciato per maltrattamenti. Dopo l’arresto è stato trasferito nel carcere di Torre del Gallo, a Pavia.


