Bitti

Morto a 72 anni Kelleddu Burrai, menestrello di Barbagia. Il ricordo di Natalino Piras

E' morto lunedì 17 ottobre, a 72 anni, Michele "Kelleddu" Burrai. Il comico, poeta e cantautore popolare di Bitti da diversi anni lottava contro un brutto male che lo ha portato via alla sua comunità che lo aveva tanto amato.

Morto a 72 anni Kelleddu Burrai, menestrello di Barbagia. Il ricordo di Natalino Piras

Di: Redazione Sardegna Live


E' morto lunedì 17 ottobre, a 72 anni, Michele "Kelleddu" Burrai. Il comico, poeta e cantautore popolare di Bitti da diversi anni lottava contro un brutto male che lo ha portato via alla sua comunità che lo aveva tanto amato.

Numerosi, sul web, le parole di cordoglio espresse da decine e decine di persone che negli anni avevano avuto modo di apprezzare la sensibilità e l’estro del personaggio e dell’uomo.

Fra i tanti pensieri, particolarmente bello e toccante è quello di Natalino Piras, a sua volta scrittore e compaesano di Burrai che ricorda in una lunga e sentita testimonianza:

Kelleddu mortu. Resto attonito. Est pro me unu dolore mannu. Kelleddu, il menestrello, il giullare, le sue fulminanti battute, le sue invenzioni linguistiche che avrebbero potuto fare a gara con il Grammelot di Dario Fo. Kelleddu marinaio e impiegatu ‘e municipiu (Chellè, ite bi cheret pro s’isposare? E lui: coraggiu). Chansonnier e ricercatore sul campo (il libro Poetasfatto con Tanielle Cossellu), polemista, uno da fan page su Facebook e molto prima di Facebook, uno che scriveva a macchina a dieci dita, a manos prenas, con la stessa velocità di un dimafonista, con la stessa solenne lentezza liturgica di un suonatore d’organo.

Kelleddu il cabarettista, Lakanase Prastikale sue musicassette diventate cover, buone per tutte le stagioni, per tutta la gente che in quella sua capacità di satira, spesso dolente, si riconosceva. Il banale quotidiano di un paese povero. Certe cose sono cult. Qual è l’animale che ti sveglia al mattino? Babbu. A ci esci. Chin custu postale, in cust’istrada (allora polvere e pietre) arrivamus a Luvula chin s’imbiliku in carcanzos. Era tempo di baschi blu, di ordinanze municipali che imponevano che di lì a seguire il maiale non lo si poteva tenere più in casa. Iniziavano contestazioni. L’occhiuta critica de sas crejasticas pro minigonnas e costumi che non erano più quelli della tradizione. C’era Kelleddu a sapere come raccontare e poetare eventi minimi e più importanti.

Come si conviene a ogni persona etica, Kelleddu era un moralista libero da moralismi. Tale resta come simbolo, uno dei nostri sinnos, della nostra capacità di comunicazione. La sua era una vis comica del ridere a faccia allegra ma improntata a serietà. Perché la comicità di Kelleddu, a voce roca o di blues, ridere a denti stretti oppure a bocca aperta, risata scompisciante, era una cosa seria. Sia che Kelleddu cantasse o facesse cantare, a voce sola o in coro, senza strumenti o a rullo di tamburo: coraggiu cumbatti su disisperu lassa / macari urtimu in tottu / ses su primu chi sa tassa. Oppure, di segno molto più sferzante: In Sassari e in Casteddu b’at duor mannos palazzones / a unu li naran Rizzeddu / a s’ateru sa Regione. Il manicomio, nel corso del tempo, ha subito mutazioni. La Regione sarda, quella da sempre deprivata di vera Autonomia, no.

Kelleddu è stato tra i fondatori del mitico ciclostilato paesano, però di globale valenza, Su Cuentu. Era e il suo spirito resterà come struttura portante, nella redazione del “Miracolo”, allacanante ancora racconto, cronaca reale e immaginaria, satira e morale in Supra&SuttaHa inventato Iscorporatu, Zizzu chin Zizza, Cuentera e altra vasta congerie di tipi classici del mondo pastorale e contadino, del paese

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