In Sardegna

I sindaci della Sardegna: “E' arrivato il momento di ridurre servitù militari”

L'intervento dei sindaci dei comuni sardi interessati dalle servitù militari ha aperto la prima giornata della Conferenza Nazionale sulle Servitù militari che si svolge a Roma oggi e domani. Organizzata dal Ministero della Difesa nell'aula magna della caserma Cecchignola, la Conferenza si era riunita una sola volta, nel 1981.

I sindaci della Sardegna: “E' arrivato il momento di ridurre servitù militari”

Di: Redazione Sardegna Live


L'intervento dei sindaci dei comuni sardi interessati dalle servitù militari ha aperto la prima giornata della Conferenza Nazionale sulle Servitù militari che si svolge a Roma oggi e domani. Organizzata dal Ministero della Difesa nell'aula magna della caserma Cecchignola, la Conferenza si era riunita una sola volta, nel 1981.

La posizione della Sardegna, che sarà rappresentata domani dal presidente della Regione Francesco Pigliaru, è quella votata nell'ordine del giorno di martedì del Consiglio regionale, che ribadendo il rispetto per il ruolo delle forze armate e nello stesso tempo prendendo atto della necessità di un riequilibrio, pone precise richieste in questo senso quanto al rapporto tra lo Stato e la Regione.

L'Odg approvato dall'Assemblea sarda impegna infatti il Presidente della Regione a proseguire le interlocuzioni con il Governo, a partire appunto dai lavori della seconda Conferenza Nazionale, per arrivare alla stipula di una intesa i cui contenuti dovranno essere preliminarmente illustrati al Consiglio Regionale.

Dismettere poligoni di Capo Teulada e Capo Frasca, riconvertire Salto di Quirra.

Al centro dell'accordo auspicato dovrà esservi l'impegno del Governo appunto verso un riequilibrio, attraverso la previsione di una progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli e la dismissione dei Poligoni di Capo Teulada e Capo Frasca, nonché la riconversione del Poligono di Salto di Quirra.

Punti fondamentali saranno inoltre l'istituzione di osservatori permanenti per il monitoraggio ambientale in ciascun poligono militare e l'avvio di una valutazione indipendente, secondo standard internazionali, degli eventuali costi da mancati sviluppi alternativi dei territori. Si dovrà prevedere, in più, l'avvio di un tavolo tecnico finalizzato alla ridefinizione del sistema dei contributi ai Comuni maggiormente oberati da servitù militari.

L'Intesa dovrà poi stabilire la destinazione, nell'ambito dei processi di riconversione delle attività svolte nei poligoni, di una quota degli investimenti statali in ricerca e innovazione anche in una prospettiva ''dual use'', in misura proporzionale al gravame militare, al fine di avviare processi di sviluppo e di incremento dell'occupazione e delle competenze nei territori. Tra i contenuti, infine, la sospensione delle esercitazioni nel periodo estivo a partire dal primo giugno al 30 settembre.

Nella regione oltre 30mila ettari impegnati dal demanio militare.

Nelle differenti prospettive ed espressi come esigenze delle comunità locali, tutti questi punti sono stati toccati oggi dai sindaci. Gli interventi dei primi cittadini di Perdasdefogu, Teulada, Sant'Anna Arresi, Arbus e La Maddalena hanno evidenziato le difficoltà di territori che soffrono la presenza delle servitù in termini di inaccessibilità, mancato sviluppo, tutela ambientale e della salute.

Lo stato delle cose, per quanto riguarda la Sardegna, è stato illustrato da Alessandra Berry, funzionario della Direzione generale della Presidenza della Regione, intervenuta insieme ai rappresentanti tecnici delle Regioni Puglia e Friuli-Venezia Giulia.

La scheda presentata dalla Sardegna ha mostrato i dati delle servitù nell'Isola, su cui si registra un grado di incidenza dei gravami di circa il 65% rispetto al totale nazionale: oltre 30mila ettari impegnati dal Demanio militare, spazi aerei sottoposti a restrizioni o interdetti, 80 chilometri di costa non accessibili per alcuna attività economico-turistica, tre poligoni di tiro (Capo Teulada, Capo Frasca e Salto di Quirra) che sono i più vasti d'Europa.

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