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Bambini malati nelle stanze senza colore

C'è qualcuno che ha deciso di portare un po' di colore nei reparti attanagliati dalla sofferenza che colpisce i bambini. Qualche giorno fa ho condotto uno spettacolo nella grande sala della Scuola “I Pini” di Cagliari. C'erano tanti bambini che animavano una festa bellissima: tutte le feste sono bellissime quando sono animate dai bambini.

Bambini malati nelle stanze senza colore

Di: Redazione Sardegna Live


C’è qualcuno che ha deciso di portare un po’ di colore nei reparti attanagliati dalla sofferenza che colpisce i bambini.

Qualche giorno fa ho condotto uno spettacolo nella grande sala della Scuola “I Pini” di Cagliari.

C’erano tanti bambini che animavano una festa bellissima: tutte le feste sono bellissime quando sono animate dai bambini.

Non c’era, invece, Emanuele, un bambino di 2 anni e mezzo, il quale vive la maggior parte del suo tempo rinchiuso nelle stanze di un ospedale.

Sua madre si chiama Valentina, e ad un certo punto è salita sul palco, vicino a me, e ha raccontato la sua storia.

“Mio figlio si chiama Emanuele, ma sento di essere una mamma per Mattia, 10 anni, Antonio, 3 anni, Ambra, che di anni ne ha 10, e poi ancora di Riccardo, Eleonora, Nicola, Edoardo, Nina…ma anche di Francesca che oggi avrebbe avuto 11 anni, o di Rebecca, Iris, Elena, che se ne sono andate, come se ne sono andati anche Fabrizio e Massy, ancora giovanissimi”.

Legge un foglio che leggermente trema, Valentina, “perché una mamma quando parla del proprio figlio ha sempre il cuore che galoppa”, si giustifica quasi…

“Mio figlio “abita” al Microcitemico da quando aveva un anno. Abbiamo vissuto l’ospedale per più della metà della sua vita. Ho detto che “abita” al Microcitemico, perché è lì che è cresciuto, che ha imparato a parlare, a socializzare, persino a giocare nella sala giochi del day hospital”.

Valentina fa parte del direttivo dell’ASGOP, l’Associazione dei Genitori dei bimbi di Oncoematologia Pediatrica, che fa capo all’Ospedale Microcitemico di Cagliari.

Si tratta di un’Associazione formata dalle famiglie che condividono situazioni difficili come quella che Valentina deve affrontare ogni giorno, per costruire ad un figlio uno spazio di musica e colori, capace di alleggerire il grigio di una malattia che condanna, che limita, che condiziona.

“Non siamo volontari – racconta la giovane madre - non abbiamo scelto di frequentare quel reparto, è la vita che ha scelto noi genitori per farci vivere questa difficile avventura”.

Nel 2007 “quei” genitori hanno costituito una Onlus per sostenere iniziative e progetti a  sostegno delle famiglie e dei bambini, con il fine di supportare i servizi ospedalieri “nel curare la loro vera entità e natura di persone e non solo di pazienti ammalati”.

Le attività promosse necessitano di un aiuto economico, altrimenti sarebbe difficile poter continuare ad armonizzare il tempo con i corsi di musicoterapia condotti dalla maestra e psicologa Ornella Anedda, che si traducono in concerti con i bimbi, tra voci, strumenti ed emozioni che ogni volta riempiono gli spazi del cuore.

Oppure le letture ad alta voce della psicologa Maria Grazia Corrias, che stimolano la fantasia e aprono le porte, attraverso le parole, a nuove scoperte di giochi e di vita.

“Grazie a questi progetti – prosegue Valentina - il mio bambino, quando diceva appena le prime parole, all’arrivo in ospedale riconosceva la struttura a gridava “a casaaaaaaa!!!” come faceva poi nella via di casa nostra, riconoscendo sua vera casa”.

Valentina fa vibrare con forza e dolcezza il messaggio che vuole comunicare: “E’ importante dirvi che senza l’Asgop non ci sarebbe stata un’umanizzazione così attenta delle cure. Quelle che curano l’anima, che permettono alle famiglie di vivere una vita completa anche all’interno di un rep

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