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Roma, 12 lug. (Adnkronos) - “Stiamo vivendo una serie di importantissime transizioni che richiedono ingenti investimenti comuni”, dalla transizione verde a quella geopolitica, e per questo “la domanda che dobbiamo porci è se l'Europa possa aprire una strada diversa in direzione dell'unione fiscale”. Lo ha detto Mario Draghi nel discorso pronunciato ieri a Washington presso il National Bureau of Economic Research, come riportato oggi dalla “Stampa”.
“La compagine istituzionale europea non è adatta per queste transizioni” che riguardano le azioni per il clima quanto la creazione di una difesa comune europea, secondo Draghi, per il quale “l'Europa è priva di una strategia che integri la spesa a livello Ue, le direttive sui sussidi pubblici e i piani fiscali nazionali”. Questo lascia spazio a due opzioni, secondo l'ex presidente Bce: “Primo, è possibile allentare le normative sugli aiuti di Stato e rilassare le regolamentazioni fiscali. Così facendo, però, si creerà frammentazione, dato che i paesi con un maggiore margine di bilancio potranno spendere più degli altri”. La seconda opzione, l'unica per Draghi, è accentrare il potere di investimento su alcuni “obiettivi condivisi”, con “regolamentazioni più automatiche”. Questo prevede “una maggiore emissione di debito comune” per finanziare gli investimenti ed “espandere lo spazio fiscale collettivo che abbiamo a disposizione”.
Una possibilità, rileva l'ex presidente del Consiglio, è di “procedere con l'integrazione tecnocratica”, ma in passato “i costi di quella impresa sono stati elevati, i progressi lenti”. Un'altra possibilità consiste “nell'andare avanti con un iter politico vero e proprio, il cui cui fine sia chiaro fin dall'inizio e sia sottoscritto da tutti sotto forma di modifica del Trattato europeo”. Per Draghi i tempi sono maturi e gli “europei sono più pronti di vent'anni fa a imboccare questa strada”.