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Due giovani donne, sono sorelle, nel loro animo c’è un forte stato di apprensione.
Vanno qua e là, davanti alla loro casa, non si fermano. Guardano prima il fiume, poi il cielo che si oscura sempre di più. I loro occhi si riempiono di lacrime e sembra intensificarsi una paura che si avvicina al terrore.
La mia presenza la sento estranea, ingombrante, ma quando il loro sguardo s’incrocia con il mio, vedo nelle ragazze la ricerca di un riferimento, di un sostegno che dia un po’ di forza, proprio là dove il senso dell’insicurezza e dello smarrimento è profondo.
Come già si temeva, tutto d’un tratto inizia a piovere. Ogni goccia d’acqua sembra ingrossare a vista d’occhio il fiume che sta davanti a noi. È solo l’impressione, ma la pura è grande e si pensa che possa colpire di nuovo e aggiungere panico su panico.
In giro si vedono poche persone, il senso della solitudine s’ingigantisce. Salutare frettolosamente e andare via mi sembra un tradimento, mi sento coinvolto e non mi sfiora neppure l’idea di farlo. Sono psicologicamente scosso da uno scenario che presenta i segni del diluvio e profondamente partecipe di una situazione in cui in cui c’è gente che ha vissuto un dramma che è ancora vivo e presente.
“Qui nessuno ci ha aiutato”, dice una delle sorelle, “abbiamo dovuto fare tutto da soli in casa, con una persona disabile che abbiamo portato in salvo arrampicandoci su due rampe di scale. Nella sua stanza l’acqua è arrivata in modo improvviso, è bastato poco tempo, era già all’altezza del materasso. Venga, venga a vedere dentro.”
La casa è di fronte al fiume, separata dalla strada e sopraelevata rispetto a questa di circa 80 centimetri. Al piano terra sono ben visibili le tracce del livello dell’acqua. Saluto la madre delle ragazze, impegnata in un inimmaginabile lavoro di sistemazione di quella che era una casa ordinata e ben curata. Si vede, è una donna forte, capace di reagire di fronte alle avversità.
“Ci siamo ritrovati l’acqua in casa senza che nessuno ci abbia avvertiti. Per aiutarci non si è presentata anima viva, né prima né dopo. Ha visto? C’è una persona che ha bisogno di tutto e mio marito da qualche giorno è ricoverato all’ospedale. Sono rimasta io e le due mie figlie”.
“Nella parte alta del paese, il letto del fiume e gli argini sono stati sempre lasciati in abbandono, favorendo in questo modo la crescita di erbacce e arbusti”, dice una delle ragazze.
“Certo, l’acqua caduta era di proporzioni enormi, però l’incuria ha probabilmente fatto la sua parte”.