Il campanello d’allarme è risuonato forte e chiaro nella notte dell’Olimpico: il Cagliari è di nuovo dentro un tunnel dentro a cui fa fatica ad uscire. La vittoria contro il Bologna di tre settimane fa aveva ridato vigore e speranza alla squadra e a tutta la tifoseria, ma dopo quella partita sono arrivate tre sconfitte consecutive contro Frosinone, Torino e Roma; detto poi che, nelle condizioni in cui è il Cagliari, non si deve guardare all’avversario di tutto, tre squadre non certo insuperabili. 

La sconfitta di Roma è stata come un terremoto poiché non c’è stata reazione: encefalogramma piatto. Pronti, via, nemmeno il tempo di sedersi in poltrona, che Pellegrini aveva già portato in vantaggio i giallorossi. E’ vero che c’è stata la componente sfortuna, ma una squadra con l’acqua alla gola deve prevedere anche ogni minimo dettaglio. Ma un gol del genere capita e può capitare. Non deve però capitare che la squadra non reagisca. E non è per i quattro gol subiti, ma è perché a inizio secondo tempo la partita era già finita. Recentemente, con De Rossi già alla guida, il club capitolino aveva affrontato in casa il Verona e i veneti, pur in svantaggio di due gol, hanno lotatto fino alla fine, arrivando ad un passo dal pareggio. Ieri no. Il Cagliari no. Il Cagliari non è mai stato in partita. 

Ranieri non è e non dev’essere intoccabile. Non tanto nella posizione di guida tecnica, anche perché in giro di allenatori fenomeni non se ne vedono (e le casse societarie non sono certo piene da poter affrontare a cuor leggero un cambio in panchina). Nemmeno lui, però dev’essere esente da critiche. Questa squadra, a metà febbraio, non ha ancora trovato una quadra, una chimica, una composizione forte e precisa che la renda riconoscibile: cambi di modulo, cambi di sistemi di gioco da una partita all’altra o a partita in corso, cambio di uomini, cambio di coppie (in attacco soprattutto). Confusione, confusione, confusione. E’ ora di trovare un’undici da tenere quantomeno come riferimento, a maggior ragione a calciomercato concluso. 

La nota positiva di ieri è stata l’esordio di Yerry Mina che ha dato del filo da torcere a Lukaku e ha guidato con sicurezza il reparto difensivo. E’ da lui che il mister deve ripartite, sperando che gli infortuni che hanno caratterizzato le sue ultime stagioni, lo lascino per qualche mese in pace. Da lì in poi si (ri) costruisce la squadra, sperando di non dover ripescare continuamente giocatori (vedi Obert ieri) che se non giocavano da diverso tempo forse un motivo c’era.

E dispiace vedere anche Lapadula in condizioni non proprio ottimali, anche ieri tra i peggiori, nonostante avesse Petagna al suo fianco e al suo servizio. Che dire poi di Prati, emozionato forse dall’avere di fronte colui che lo ha lanciato nel calcio dei grandi, Daniele De Rossi, troppo timido e troppo poco intraprendente per guidare la squadra. Ma certamente non dev’essere lui il primo dei problemi. Classe 2003 e non certo il leader di questo gruppo. 

Ora all’orizzonte c’è la Lazio, sabato all’Unipol Domus, reduce anch’essa da una brutta sconfitta a Bergamo e in generale da un 2024 non certo entusiasmante fin qui. I biancocelesti, nelle ultime 4 partite, hanno raccolto 4 punti e hanno calciato nella porta avversaria solo 6 volte. Ecco, contro una squadra così in difficoltà, serve contrapporre tutte le armi possibili per poterla battere ancora e approfittare del momento no. Sperando che lo spirito visto contro la Roma sia totalmente diverso.