Gruppo Folk "Su Carruzu" | Ghilarza


STORIA DELL'ASSOCIAZIONE

Il Gruppo Folk "Su Carruzu" nasce a Ghilarza nel 1976 e nel 1992 si costituisce come associazione. Dal 2002 è affiliato all’U.F.I. (Unione Folclorica Italiana). L’attività svolta dall’associazione si basa sulla ricerca e valorizzazione della cultura e delle tradizioni della Sardegna, privilegiando in particolare gli aspetti locali, primo fra questi il ballo sardo, al quale si uniscono lo studio e la ricerca dell’abbigliamento, delle musiche e dei canti.

Dal 1996 l’associazione organizza a Ghilarza la rassegna folkloristica ghilarzesa “Ballu Sardu e Amistade”. Importante la continua e attiva presenza al carnevale tipico ghilarzese noto oggi come “su carruzu as’antiga”, di fatto “su carruzu”, da cui il nome dato al gruppo dopo il carnevale del 1977.

I balli che vengono eseguiti sono quelli tipici di Ghilarza: su passu, su ballu tzoppu e sa danza, eseguiti con l’accompagnamento della semidiatonica o dell’organetto diatonico, talvolta dall’accompagnamento vocale de su Cuntzertu.


ABBIGLIAMENTO FEMMINILE

Il costume femminile del '700 è realizzato seguendo le fonti iconografiche "Album di Costumi Sardi riprodotti dal vero" di Nicola Tiole e le tavole di Agostino Verani.

Il capo è coperto da un fazzoletto rosso, "su muccadore", annodato sotto il mento, questo viene indossato fissandolo a “su lionzu”, un fazzoletto che legato molto stretto ha la funzione di tenere raccolti i capelli e fare da supporto allo stesso.

La camicia, "sa camisa", è di lino bianco, fittamente increspata ai polsi ed al collo che è costituito da una striscia alta circa due centimetri, "su zughittu", tenuto chiuso da bottoni in filigrana. Sopra la camicia è un corpetto ("su cossu") di velluto o broccato azzurro che è tenuto chiuso sotto il seno da un laccio dello stesso colore. Sopra "su cossu" è indossato "su zipone" di panno scarlatto. E' un giubbetto attillato sui fianchi, lungo una ventina di centimetri oltre la vita e scampanato con falde pieghettate nella parte posteriore. E' tenuto aperto sul davanti con le estremità superiori ripiegate. E' possibile però non ripiegando le stesse e allacciandole per quasi la loro totale lunghezza, chiuderlo e nascondere quindi alla vista il corpetto. Le maniche sono aperte dal gomito al polso nella parte posteriore. Questa apertura, bordata in blu, è tenuta chiusa da una bottoniera a bottoni filigranati. All’attaccatura della manica con la spalla si forma una armonica sbuffetatura con piccole piegoline.

Il giubbetto è tenuto perfettamente aderente al corpo dalla cinta ("chintorza") molto alta, una vera e propria fascia di panno scarlatto impreziosita con due o tre strisce dorate orizzontali.

L'ampia cinta si sovrappone anche alla parte superiore del grembiule ("antalene") che è di seta nera, lungo circa i 2/3 della gonna, è abbastanza stretto da ricoprire così solo una parte della stessa. La gonna ("unnedda") netta di qualsiasi ornamentazione è di panno scarlatto, è lunga sin quasi alla caviglia, ampia tanto da formare una serie di piegoni che scendono naturali dalla vita dove e solamente è evidente la plissettatura. I gioielli del costume sono i bottoni in filigrana dorata o argentata della camicia, quelli della bottoniera del giubbetto e dei semplici anelli.

L'abito femminile Ottocentesco è stato ricostruito sulla base della tavola del Dalsani facente parte della serie pubblicata nella rivista “Il Buonumore” alla fine del secolo. Tipico è l'usodi tre fazzoletti ("muccadores"): il primo, "su lionzu", di colore rosso o granata, serve a tenere legati i capelli; il secondo, più grande del primo, è di mussola bianca ricamata, viene annodato sotto il mento e le sue estremità sono riportate all'indietro; ilterzo, "su muccadore mannu", è di raso rosa-lillà, con delle lavorazioni perimetrali realizzate in raso bianco, esso si porta posato sulla testa in modo da scendere proprio come un manto sulle spalle e fino oltre la vita e fissandolo agli altri due fazzoletti ed ai capelli con degli spilli.

Interessante è la camicia, questa mostra una elegante scollatura rettilinea che va da omero ad omero, viene abbottonata nella parte posteriore, sul petto a partire dalla scollatura per giungere fino al giro vita, si delineano delle eleganti pieghettine, presenta dei ricami modesti solo sui polsini, nella scollatura e sulla balza centrale, le maniche sono abbondanti e sbuffate. Nettamente delineato da un bordino giallo o rosso, si staglia nel candore della camicia un bel bustino di broccato azzurro, operato a fiori blu e rossi profilati d'oro, allacciato sotto il seno con legacci gialli o rossi in tinta con la bordatura dello stesso. La gonna, di orbace o panno neri, è molto semplice e priva di qualsiasi ornamentazione; è lunga sino ai piedi, molto arricciata in vita morente sul davanti forma così uno sfondo per il semplice grembiule non molto lungo, di seta bianca a strisce verdi, legato alla vita con nastro giallo. Pochi i gioielli: bottoni in filigrana d'oro o argento ai polsi, qualche anello ed una collana di corallo rosso che adorna l’altrimenti nudo collo.


ABBIGLIAMENTO MASCHILE

Nell'abito del '700 il copricapo è una "berritta" di orbace  nero, molto corta e ripiegata su stessa alla base. La camicia ("camisa") di lino bianco, è aperta sul davanti, ampia e fittamente increspata ai polsi, all'attaccatura delle maniche ed al collo, che è alto circa quattro centimetri e chiuso da quattro bottoni in filigrana d'argento; le maniche sono ampie ed abbondanti. Sopra la camicia è indossato un giubbetto ("zipone") di panno scarlatto a doppio petto, con ampia scollatura e larghe maniche che formano una abbondante crespatura all'attaccatura delle spalle, queste sono foderate di velluto blu, con lungo squarcio sul davanti bordato di blu e da cui fuoriesce l'abbondante manica della camicia; anche nella parte posteriore la manica del giubbetto ha una apertura che va dal polso sino a metà avambraccio, tenuta chiusa da una bottoniera costituita da quattro bottoni in filigrana d’argento e da cui parte una bordatura a zig-zag in velluto blu, lunga quanto la manica.

Il gonnellino ("ragas") è in orbace nero, ampio con arricciatura in vita. Il pantalone ("mudandone" o "cartzone de linu") di lino bianco si infila dentro le ghette. Le ghette sono di pelle concia di capra, sono alte fin sopra il ginocchio e sono tenute chiuse con lacci di pelle nella parte interna della gamba.

A fare da sopravveste sul costume descritto ecco il "Collettu" di pelle concia di capra, con scollatura quadra sul davanti e tonda posteriormente, bordate con pelle più scura, aperto lateralmente e tenuto chiuso da una larga cinta ("chintorza") in pelle scura di vitello. I gioielli presenti sono dei bottoni in filigrana d'argento nella camicia e nelle maniche del giubbetto.

II costume maschile Ottocentesco si presenta austero ed elegante allo stesso tempo. Il capo più interessante e prezioso del costume è "sa gabbanella", una particolare giacca in orbace nero, con cappuccio triangolare che si delinea al posto del colletto; le maniche sono di velluto nero con motivi ornamentali in trina e filo di seta neri, ai polsi ed all'attaccatura delle spalle, così come pure le tasche; è quasi interamente orlata di velluto verde (lo stesso del corpetto). Sotto la "gabbanella" e sopra la camicia è indossato un attillato corpetto di velluto verde scuro senza maniche, con scollatura non molto ampia circolare; è a doppio petto con due file di bottoni laterali che ne consentono l'abbottonatura da ambo i lati. 

La camicia, semplice ma elegante, è caratterizzata da una serie di pieghettine nella parte anteriore, simili a quelle della camicia femminile. Ha un colletto alto che va in parte ripiegato (nei due angoli anteriori), le maniche sono ampie e sbuffate, semplici i ricami sui polsi e nel colletto che sono tenuti chiusi da gemelli in filigrana d'argento o oro.

Il gonnellino indossato sopra i mutandoni è in orbace nero, plissettato in vita, presenta numerose pieghe formate da questa plissettatura; è completamente orlato con lo stesso velluto verde usato per il corpetto; è invece di velluto nero l'ampia risvolta attorno alla vita che va a ricoprire la cinta in pelle. I pantaloni sono di lino bianco e abbastanza ampi. Le ghette sono in orbace nero. "Sa berritta” è in panno nero; viene indossata arrotolata sul capo o pendente all’indietro o da un lato del capo.


CURIOSITA'

Ghilarza è un importante centro dell’Alto Oristanese che conta oggi circa 4.700 abitanti, appartenente già in passato alla regione storica del Guilcer.

Diversi i personaggi che hanno dato lustro a questo paese del centro Sardegna, fra questi l’ambasciatore Corrias, l’ammiraglio Sotgiu, Monsignor Antonio Soggiu e l’intellettuale e pensatore politico Antonio Gramsci, nella cui abitazione è oggi attivo un importante e frequentato museo.

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