Gruppo Folk "Santu Bertulu" | Ossi


STORIA DELL'ASSOCIAZIONE

Ammentos de Ossi-Associazione Culturale Folkloristica Santu Bèrtulu si è costituita regolarmente nell'agosto 2016 a partire dall’entusiasmo di numerosi giovani del paese ed ha lo scopo di mostrare i tesori custoditi nei cassetti degli anziani che erano destinati a rimanere chiusi senza essere valorizzati e riproposti, con la loro autenticità, alla memoria della comunità ossese .

Si tratta di abiti antichi, dimenticati dai più,che non si vedevano sfilare nelle piazze o esposti come cimeli perché considerati “vecchi” o anche solo “diversi”dalle fogge "folcloristiche" conosciute.

L'associazione ha l’obiettivo di mostrare le diversità e peculiarità, la progressiva evoluzione cronologica dell’abito nella sua verità storica, comprovata da studi antropologici e scientifici, da contatti e interviste con gli anziani e da studiosi e esperti del settore. Ha partecipato a diverse sagre e processioni isolane e organizza, già da tre anni, una mostra etnografica intitolata "MODAS, Abbigliamento tradizionale di Sardegna", dove si mettono a confronto le "mode" del vestiario tradizionale ossese con quello dei centri vicini e di alcuni centri dell'Isola distanti dal Logudoro.


ABBIGLIAMENTO FEMMINILE

Ossi, nonostante la vicinanza alla città di Sassari, ha saputo conservare un'enorme patrimonio etnografico a partire dalla seconda metà dell'800 fino al 1970 circa e, tutt'ora, vi sono anziane che indossano un "ibrido" dell'abito tradizionale.

Le mode ottocentesche imponevano gonne voluminose e bustini rigidi, ricamati o in broccato, con allacciatura alta mediante un nastro che passava in piccoli anelli. I boleri (sos corittos), di velluto in seta o terziopelo, erano provvisti di bottoniere d'argento (10 o 11 per manica) con passamanerie o ricami stilizzati lungo tutto il perimetro e le cuciture. La camicia, se scollata, era sempre coperta e abbellita da sciarpine ricamate o fazzoletti colorati. Nel '900 a questi si aggiunse un accessorio, su pettu fassu, con la medesima funzione. L' allacciatura del busto, in questo periodo, andava via via abbassandosi fino a essere invisibile.

I copricapi erano costituiti da fazzoletti che, in base all'occasione, potevano essere di lana, cotone, seta, tulle, con ricami o intagliati a punto festone.

L'abito nuziale per eccellenza aveva la gonna in panno rosso, plissettata con una balza ricamata ma non mancano quelle denominate a s'ittiresa.

L'abito da lutto, in quest'epoca, era rigorosamente nero; il fazzoletto di sopra, tipico, veniva chiamato su puntigliu. Ossi è riconosciuto nel panorama etnografico regionale per la presenza di intere gonne in terziopelo, che rappresentavano il lusso delle ossesi.

Il corredo orafo variava in base alle possibilità economiche: non mancano collane di corallo, catene d'oro sali/scendi (sa cadena Emma), bottoni, spille, orecchine e medaglioni.


ABBIGLIAMENTO MASCHILE

Il costume maschile è composto dal copricapo (berrittaa forma di sacco lungo circa 40 o 60 cm, nero, prima di orbace poi di panno. La camicia (bentoneconfezionata in cotone, ampia con increspature nel collo, nelle maniche e nei polsi, ed è pieghettata sul petto, si indossa sotto il giubbetto, lasciando scoperta la parte delle maniche e quella del petto. Il giubbetto (cosso) è attualmente confezionato in panno, di colore nero per i massajos, mentre i ricchi proprietari si potevano permettere stoffe più preziose, sia di fattura che di colore. Esso è a doppio petto e senza maniche, con una doppia fila di bottoni di stoffa (in tutto 42), che potevano essere ricchi di filigrana d'argento.

Il gonnellino (ragas) di orbace nero o panno pieghettato in vira e cortoI calzoni (cartzones) si indossano sotto le ragas, sono in lino o in cotone, molto ampi e le estremità si infilano dentro le uose (gosas o ghettasdi orbace nero che coprono i piedi e le gambe sino al ginocchio, dove sono bloccate con legacci neri.


CURIOSITA'

Ossi appartiene alla subregione del Coros-Logudoro. Il paese è ubicato in colline calcaree e vallate di oliveti e vigneti che furono fonte di ispirazione artistica per il pittore Gaston Vuillier con l'incisione "le vallon d'Ossi" (1893). Dalle cime più alte, si ha una visuale di tutto il golfo dell'Asinara e di Capo Caccia.

Il territorio ha un immenso patrimonio archeologico, tra nuraghi e domus de Jana, specialmente la necropoli ipogeica di Mesu 'e Montes, tra le più grandi dell' isola. Tra le feste di Ossi come Sant'Antonio Abate, Santa Vittoria, Santa Croce, la più importante è quella del santo patrono, San Bartolomeo Apostolo. La festa è il 24 Agosto, molto sentita,con partecipazione e devozione della popolazione ossese.

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