Gruppo Folk "Salvatore Manca" | Ploaghe


STORIA DELL'ASSOCIAZIONE

Il Gruppo Folk "Salvatore Manca" di Ploaghe è nato nel 1974 da un gruppo di appassionati che manda avanti le tradizioni popolari di Ploaghe e del Logudoro. Il gruppo folk si esibisce nelle principali manifestazioni isolane e internazionali ed è iscritto alla F.I.T.P.

Da due anni è stato formato il gruppo di ballo dei bambini denominato Sos Minoreddos de Piaghe, è composto da trenta bambini che già si esibiscono sul palco e una ventina che frequentano la scuola di ballo, l'età varia dai cinque ai quattordici anni.

I due gruppi eseguono i balli della tradizione ploaghese e in particolare su ballu tundu piaghesu, su ballittu de Tirigheddu Pintu e su ballu de s'arza.


ABBIGLIamento femminile

L'abito femminile si articola in due due forme che, nell'accezione locale, vengono denominate "sa tuniga" (gonna di velluto) e di "iscrallata" (panno rosso-arancio).

E' costituito da:

- Copricapo (su manteddu) di color giallo-ocra con inserti blu, sovrapposti così da formare al centro una croce che, secondo una credenza popolare, sarebbe frutto di un voto contro il colera sviluppatosi a Ploaghe nel 1855, ma in realtà è il risultato di una evoluzione come documentato da numerose tavole pittoriche. I tessuti utilizzati sono il terziopelo, il tibet, il raso e il broccato.

- Camicia (sa camija) di color bianco in lino o cotone, è ricamata in rosso sul collo ed abbellita con pizzi bianchi sia nella parte posteriore che anteriore, e nei polsi. Le maniche sono fittamente pieghettate.

- Fazzoletto (su muncaloru 'e pettorras), ha la funzione di coprire il seno. Tale usanza è stata imposta nella prima metà dell'Ottocento dal rettore Salvatore Cossu. Si presenta nella foggia triangolare e a stola. Il tessuto utilizzato è la seta. Il fazzoletto è ricamato con canottiglio, fili di seta colorati o bordato di pizzi o frange.

- Corpetto (su corittu). E' double-face; panno scarlatto internamente e esternamente rivestito di seta ricamata, con fiori policromi, canottiglio in oro o argento e broccato.

- Busto (s'imbustu), è costituito da due parti simmetriche rese rigide da stecche di palma nana. Gli esemplari più antichi sono rivestiti di seta o in broccato, e decorati con motivi policromi floreali, o con canottiglio in oro o argento.

- Gonna (sa tuniga) di panno nero o orbace. Fittamente pieghettata nella parte posteriore e liscia sul davanti. E' costituita da un'alta balza in velluto blu, raso o seta di vari colori, e nella parte superiore da inserti di panno scarlatto o velluto cremisi. La caratteristica saliente, che la rende unica nel panorama isolano, è la notevole sporgenza posteriore della gonna (sa groppera), sostenuta all'interno da una mezzaluna in tessuto imbottita.

L'abbigliamento tradizionale prevede anche l'abito da vedova, completamente nero tranne le bordature rosse del corpetto.


ABBIGLIAMENTO MASCHILE

Il costume maschile presenta due varianti. Quello più antico è costituito da un corpetto a manica lunga (verde, marrone o nero), pantaloni di orbace nero, cappottino (sa gabbanella) appena sopra la metà coscia. Il "costumene a ragas", caratterizzato da un corpetto smanicato (scarlatto o bordeaux), dei mutandoni (sas ragas per l' appunto) e un gonnellino.

Il vestiario è costituito da:

- Copricapo a cono (sa berrìtta), il tessuto utilizzato è il panno nero o l'orbace.

- Camicia (sa camija) in lino o cotone bianco, con pieghettature sul davanti e nella parte posteriore.

- Corpetto (su corittu) di velluto in vari colori (verde, bordeaux, nero e marrone) e panno nero. Generalmente con maniche lunghe, il davanti è caratterizzato da una chiusura a doppio petto con una fitta fila di piccoli bottoni. Il costume prevede anche la variante del gilet in orbace nero.

- Gonnellino (sa gonnellina) di panno nero o orbace. Fittamente pieghettato e bordato di rosso o cremisi nella parte finale.

- Cintura (sa chinta), è di cuoio, le più antiche sono riccamente decorate.

- Mutandoni (sas ragas), sono di lino o cotone, vengono indossati sotto il gonnellino.

- Ghette (sas ghettas) sono di panno nero o orbace, e rivestono la gamba sino al ginocchio.

- Cappotto (su gabbanu) di orbace. È lungo, di colore nero, è presente il cappuccio.


CURIOSITA'

Ploaghe è un centro agricolo del Logudoro, a 25 chilometri da Sassari, nel nord-ovest della Sardegna, con un’eccezionale concentrazione di antiche chiese e siti nuragici. Sorge a oltre 400 metri d’altitudine sulle pendici di un vulcano spento, il monte San Matteo, dove si erge uno dei suoi tanti luoghi di culto.

Ploaghe conta poco meno di cinquemila abitanti, sede vescovile da 1090 al 1503 e capoluogo di curatoria in età giudicale. Il centro storico conserva i segni del glorioso passato. Su una piazza si affacciano il palazzo municipale, un tempo monte granatico, e un imponente complesso cristiano, il cui edificio principale è la parrocchiale di San Pietro apostolo. L’ex cattedrale, risalente al XV secolo, subì vari rifacimenti. Poi ci sono gli oratori di santa Croce (XVI secolo) e del Rosario (XVIII) e la casa parrocchiale, sede della pinacoteca, che custodisce la Quadreria Spano: 26 dipinti risalenti a un periodo tra XIV e XIX secolo, raccolti dallo studioso Giovanni Spano, opere di celebri artisti operanti in Sardegna o provenienti da varie regioni italiane, Fiandre e Spagna.

L’archivio parrocchiale conserva scritti rari, libri e documenti antichi. Non lontano sorge il cimitero monumentale, il primo costruito nell’Isola dopo l’editto di Saint Cloud: conserva lapidi scritte in logudorese. Ploaghe, infatti, è tra i 4 centri sardi che rinnova il voto fatto alla Vergine Assunta per liberare la Sardegna dalla peste. I Candelieri, a differenza di quelli di Nulvi, Sassari e Iglesias, escono in processione 4 volte l’anno: a Ferragosto, 8 giorni dopo, per Corpus Domini e 8 giorni dopo.

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