Gruppo Folk "Murales" | Orgosolo


STORIA DELL'ASSOCIAZIONE

Il Gruppo Folk “Murales” si costituisce come associazione nel 1993, poco tempo dopo essere nato. L’obbiettivo principale del progetto è quello di tutelare e valorizzare la cultura locale, con particolare riferimento alla lingua sarda, al canto a tenore, al ballo ed al costume tradizionale. Il nome dell’associazione richiama il fenomeno moderno del muralismo, sviluppatosi a Orgosolo a partire dagli anni ‘70. Il nome “Murales” vuole sintetizzare l’apertura dei soci alla modernità ed al mondo, forti e consapevoli della propria identità di orgolesi e di sardi. L’associazione è costituita da un corpo di ballo, dal tenore e da alcuni strumentisti che accompagnano i balli con l’armonica a bocca e l’organetto diatonico.

Attraverso la collaborazione con gli istituti scolastici di Orgosolo, l’associazione porta avanti da parecchi anni diversi progetti didattici sul canto e sul ballo orgolese, finalizzati a consentire che ciò che ci è stato tramandato, diventi e continui ad essere storia di un popolo. L’attività del gruppo folk è in gran parte caratterizzata dalla partecipazione sia alle principali sagre della Sardegna (Sant’Efisio, Sant'Antioco, Cavalcata Sarda, Festa del Redentore) che alle feste tradizionali dei diversi paesi isolani, mediante esibizioni in costume tradizionale del gruppo di ballo e del tenore. Le esibizioni ripropongono le antiche danze, tipiche di Orgosolo, che tuttora la gente della comunità pratica soprattutto in occasione delle feste.

I balli, oltre che dall’armonica e bocca e dall’organetto diatonico, sono accompagnati dai ritmi caratteristici di quello che è l’antico canto polivocale sardo, il tenore.


ABBIGLIAMENTO FEMMINILE

Il costume femminile è molto ricco e sontuoso. Particolare è il copricapo detto “su lionzu”, una benda rettangolare di seta grezza prodotta a Orgosolo, tessuta a mano e colorata con lo zafferano, avvolta su una cuffia in broccatello detta “sa careta”, la cui funzione è quella di raccogliere i capelli e dare la forma caratteristica al copricapo. Una camicia di tela bianca, “sa hamisa”, ricamata sul petto e sui polsini viene indossata al di sotto di una giacca di panno rosso, detta “su zipone”, ricamata con fili di seta e impreziosita con nastrini di raso.

Due gonne chiamate rispettivamente “su sahittu ruviu” e “su sahittu virde”, realizzate in orbace, finemente plissettato e bordate inferiormente con due larghe strisce di raso una rossa e l'altra verde, vengono indossate a sbalzo al di sotto di una terza gonna più corta detta “sa veste”, realizzata in panno verdastro.

Uno degli elementi che maggiormente caratterizzanti è “s’antalena”, un grembiule trapezoidale, di seta nera, finemente ricamato con fili anch’essi di seta, con elementi geometrici e floreali vivacemente colorati.


ABBIGLIAMENTO MASCHILE

Il costume maschile è caratterizzato da un copricapo in panno nero detto “sa berritta”. Una camicia di tela bianca con ricami sul colletto e sui polsini viene indossata sotto di una giacca in panno rosso chiamata “su zipone”, decorata con nastri di raso e velluto e ricamata con fili di seta colorata.

“Sa vraha”, un gonnellino corto di orbace nero plissetato chiuso in vita da una cintura di cuoio detta “su hintorju”, sovrasta due braghe larghe di tela bianca. Infine vengono indossate due ghette nere di orbace che ricoprono gli artigianali scarponi di pelle cuciti interamente a mano.

Gli abiti maschili e femminili vengono completati da alcuni oggetti dell’oreficeria sarda tra i quali “sos buttones”, due gemelli d’oro in filigrana che chiudono la camicia sul collo.

Foto Silvio Casula


CANTO A TENORE

 Il "tenore", dichiarato nel 2005 patrimonio intangibile dell’umanità da parte dell’UNESCO, rappresenta tuttora l’espressione musicale tipica delle comunità del centro Sardegna. Dal punto di vista musicale il tenore è formato da una voce solista detta “sa voche”, che canta un testo poetico e dà la nota al trio vocale composto da “su bassu”, il basso (voce gutturale e nasale, costituente la base armonica); “sa contra”, la controvoce (voce gutturale che può caratterizzarsi per due tipi di timbro, metallico o cupo) e “sa mesu oche”, la mezzavoce (voce di tonalità acuta che ha il compito di amalgamare il duo gutturale).

Il “tenore” fa rivivere, secondo alcuni studiosi, i suoni della natura ed in particolare degli animali, viene definito pertanto simbolo della cultura e della civiltà agro-pastorale che, nella sua isolata realtà geografica, ha conservato voci e musicalità uniche, studiate ed apprezzate in tutto il mondo. Il repertorio canoro comprende diversi ritmi di canto, alcuni atti all’ascolto, altri ad animare il ballo. I brani cantati dalla voce solista sono costituiti da poesie in lingua sarda con metrica e rima trattanti i più svariati temi: dall’amore, alla vita sociale, alla politica, alla religione.


CURIOSITA'

 Orgosolo è un paese di circa 4.500 abitanti, situato nel cuore della Barbagia, a 620 metri sul livello del mare. Il suo vasto territorio si estende dai 300 ai 1400 metri di altitudine, circondato dalla catena calcarea del Supramonte. E’ caratterizzato da straordinarie ricchezze ambientali come boschi incontaminati, macchia mediterranea, endemismi diffusi e una fauna variegata che va dal muflone ai pochi esemplari ancora esistenti di aquila reale. Il centro abitato è caratterizzato dalla presenza di centinaia di dipinti murali, il primo dei quali realizzato nel 1969, rappresentanti tematiche di natura politica, sociale, culturale e storica sia livello locale che nazionale ed internazionale.

Uno dei più importanti avvenimenti storici di Orgosolo fu la rivolta di Pratobello, nei mesi di maggio e giugno del 1969. In quei giorni le autorità militari, affissero sui muri del paese degli avvisi in cui invitano i pastori che operavano nella località di Pratobello a trasferire altrove il proprio bestiame, in relazione alla necessità di utilizzare l’area quale poligono di tiro per esercitazioni militari. Successivamente, 3.500 orgolesi tra uomini, donne e bambini, iniziarono un’occupazione non violenta dell’area, impedendo lo svolgersi di qualsiasi attività militare. Dopo sette giorni di occupazione del tutto pacifica e durante i quali non si verificò alcun episodio di violenza, l'esercito si ritirò definitivamente dall’area.

Una delle figure più rappresentative di Orgosolo è quella della giovane martire Antonia Mesina, nata a Orgosolo il 21 giugno 1919 e fin da giovanissima facente parte della Gioventù Femminile dell'Azione Cattolica. La giovane orgolese subì il martirio, lottando fino alla morte per opporsi a un tentativo di violenza sessuale da parte di un compaesano, e morì lapidata il 17 maggio 1935, mentre nel 1987 fu proclamata beata da Papa Giovanni Paolo II per aver difeso la propria purezza sino alla morte.

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