Gruppo Folk "Biddobrana" | Villaurbana


STORIA DELL'ASSOCIAZIONE

Il Gruppo Folk “Biddobrana” di Villaurbana nasce nel maggio 2006 dall’intuizione di un gruppo di amici che condivide la passione per le tradizioni popolari ed il folklore sardo.

Nel gennaio 2007 il gruppo si costituisce in associazione con l’intento di svolgere un lavoro di ricerca, studio e salvaguardia della cultura popolare villaurbanese. Tramite le interviste agli anziani, il recupero di materiale fotografico d’epoca e lo studio dei capi originali è stato possibile ricostruire l’autentico abito tradizionale, non più in uso dai primi anni ‘90, quando è caduto in disuso con la scomparsa delle ultime donne che l’indossavano quotidianamente.

Con la collaborazione di esperti nel settore e grazie alla disponibilità di abili ballerini ed anziani del paese sono state riscoperte e recuperate alcune dinamiche del ballo tradizionale di piazza, che erano state abbandonate per l’avvento dei gruppi folkloristici e della spettacolarizzazione coreografica degli anni ‘70. L’associazione conta un numeroso gruppo di sostenitori che partecipano alle attività ed iniziative promosse.

I soci, oltre a svolgere un lavoro di ricerca della cultura e delle tradizioni più autentiche della Sardegna, opera per la sensibilizzazione rispetto alle problematiche dell'ambiente attraverso l'organizzazione e l'esecuzione di rappresentazioni pubbliche; lo studio, la ricerca e le riproposizioni di antichi mestieri; le collaborazioni con la scuola, con gli enti e gli istituti italiani e stranieri che si interessano di cultura popolare e tradizionale; la promozione e la gestione di corsi di formazione inerenti le tradizioni popolari; la propaganda delle attività di valorizzazione delle feste popolari; l'associazionismo quale forma e mezzo per la realizzazione delle attività ricreative connesse alle attività svolte.


ABBIGLIAMENTO FEMMINILE

Il costume Villaurbanese richiama i tipici costumi del Campidano di Oristano, e in parte della Marmilla. Quello femminile rappresenta fedelmente il vestiario della massaia campidanese nei suoi elementi caratteristici: sa unnedda, ovvero la gonna, che poteva essere di diversi materiali, colori e fatture; su panneddu o davantalliu, grembiule che posto sulla parte anteriore della gonna copriva quest’ultima per tutta la sua lunghezza; s’imbustu, il corsetto in broccato dorato in numerosi colori e almeno due varianti di lunghezza; sa camisa, la camicia anticamente finemente ricamata a mano in su pettuniu (il pettorale), su tzugareddu (il colletto) e talvolta anche nei brutzittusu(i polsini); su gipponi, la giacchetta che poteva essere di diversi materiali e colori; su trubanti, il fazzoletto rosso che raccoglie i capelli acconciati con su concaioni; su muncadori de seda, fazzoletto in seta bianca o colorata, solitamente color caffè, marrone, verdone e giallo ocra, che poteva essere sostituito da fazzoletti in altri tessuti; su muncadori tanau o muncadori de ghettu, ampio fazzoletto rettangolare scuro che viene fissato al fazzoletto di seta con delle spille, poteva essere di diverse misure, solitamente non troppo grande ma talvolta scendeva fin quasi alle caviglie e in antichità poteva essere anche in orbace.

Delle volte al fazzoletto de ghettu veniva aggiunto oppure veniva sostituito lo scialle, con o senza le frange, in seta o in lana, di solito scuro. Era consuetudine portare più di una gonna e mettere l’ultima sul capo per ripararsi dal freddo o per esprimere un sentimento di tristezza o semplicemente per esprimere la propria riservatezza. Altri particolari sono le innumerevoli varianti per portare i fazzoletti, a murrabi, a doppiu nou, con un solo nodo, spillato e non, sciolto, coi lembi sul capo e così via. A seconda dello stato sociale, dell’occupazione e dell’occasione veniva indossata una tipologia di costume: da massaia, da festa o per andare in chiesa, da sposa e da vedova.


ABBIGLIAMENTO MASCHILE

Il costume maschile è costituito dai tipici pezzi del costume isolano: is crazzasa (ghette) in orbace o panno nero, in qualche caso erano confezionate in pelle oppure sostituite dai gambali; is crazzonisi de arroda (il gonnellino a ventaglio pieghettato) in orbace o panno nero col bordo inferiore in velluto; sa berritta (copricapo) con tutte le sue tipologie per essere indossata e fissata al capo con o senza fazzoletto; is crazzonisi biancusu (calzoni molto ampi) in tela bianca o lino; su croppettu (il gilet) in velluto nero, orbace o fustagno scuro; sa camisa (la camicia) finemente ricamata a mano nel petto, nel colletto e nei polsini. Si distinguono poi in modo particolare sa besti bianca (farsetto in pelle di agnello o pecora) indossato col pelo all’interno e in qualche caso all’esterno, cucito con delle sottilissime corregge di pelle e talvolta ricamato; la mastrucca o besti niedda (farsetto di pelle di pecora o capra scura e lunga fin sotto le ginocchia); sa giacca de furesi (la giacca in orbace) e su cappottu a cuguddu (capotto col cappuccio a punta in orbace nera).


CURIOSITA'

“Su ballu sadru”, così ancora oggi gli anziani chiamano il ballo più tipico ed antico del repertorio villaurbanese (il ballo campidanese). Si eseguiva anticamente e tutt'oggi nel sagrato della chiesa con l'accompagnamento delle launeddas o della fisarmonica. Le melodie più usate erano "fiorassiu", "mediana", "punt'e organu" e "spinellu". La coreutica prevedeva un cerchio che si muoveva in senso orario in una sorta di apertura a ventaglio nello svolgimento de su anda e torra. Quando il ballo raggiunge un certo livello di intensità dal cerchio si staccano alcune coppie che danno vita alle personali evoluzioni della danza stessa.

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