Gruppo Folk "A Sa Crabarissa" | Cabras


STORIA DELL'ASSOCIAZIONE

 Il Gruppo Folk “A Sa Crabarissa” si costituisce nel 2014. Da allora l’associazione ha preso parte a numerose manifestazioni in vari centri della Sardegna. Ha partecipato a processioni religiose, sfilate e trasmissioni televisive. Tra le maggiori manifestazioni alle quali ha preso parte, si ricorda il Redentore, l’Ittiri Folk Festa, la processione di Sant’Efisio, Sa Coja Maureddina. Inoltre partecipa a tutte le principali processioni del paese di Cabras con lo scopo di valorizzare e tramandare l’uso dell’abbigliamento tradizionale. È ferma convinzione dei suoi soci che il modo migliore di preservare le tradizioni di una comunità sia viverle dall’interno, partendo da una profonda conoscenza. Per questa ragione, tutte le attività promosse si fondano su un accurato lavoro di ricerca basato sulle interviste ai più anziani e sullo studio delle fonti letterarie, iconografiche, fotografiche e materiali.

Negli anni di attività l’associazione ha al suo attivo l’allestimento di diverse mostre come “Fainas allenas” (2016), incentrata sul confronto tra le principali attività artigianali cabraresi e quelle analoghe in altri centri, “A sa Crabarissa” (2018), legata all’abbigliamento tradizionale cabrarese, “Trame e intrecci” (2019), un’esposizione dedicata all’intreccio tradizionale.


ABBIGLIAMENTO FEMMINILE

 Le fogge festive femminili sono caratterizzate dall’uso di tessuti pregiati, come il panno e la seta, scelti per l’abbigliamento nuziale delle donne benestanti, appartenenti a famiglie di grossi proprietari terrieri e allevatori, o il raso di cotone stampato a disegni dorati, molto in voga per le gonne festive delle classi medie. Sul capo, a seconda delle occasioni e delle classi sociali di appartenenza, il velo in tulle ricamato e lo scialle di seta, portati dalle spose più ricche, o “su mucadori tanau”, un grande fazzoletto che, lasciato ricadere completamente spiegato lungo le spalle, era indossato per le solennità. Sempre molto utilizzati anche i fazzoletti in seta o in cotone stampato, la cui varietà ha da sempre identificato il modo di vestire delle cabraresi.

Paese noto per l’abilità di sarte e ricamatrici, a Cabras venivano ricamate e confezionate le camicie, caratterizzate da diverse varietà di punti di ricamo, diventati via via più complessi, fino a raggiungere livelli di grande raffinatezza.

Le fogge giornaliere sono sempre state caratterizzate da tessuti di costo medio-basso, soprattutto in cotone, i ricami delle camicie sono molto più semplici e sono per lo più nascosti da un fazzolettino copriseno. Essendo un tipo di abbigliamento da lavoro, le calzature non venivano quasi mai utilizzate, ma si preferiva andare scalze o con zoccoli di varia foggia.

L’abbigliamento da lutto femminile prevedeva l’uso di capi esclusivamente neri, fatta eccezione per la camicia. Le donne che avevano subito un lutto recente poi, erano tenute ad uscire di casa col capo coperto da “su mucadori tanau nieddu” o dallo scialle.


ABBIGLIAMENTO MASCHILE

Per quanto riguarda l’uomo, l’abbigliamento tradizionale festivo era confezionato per lo più in orbace e prevedeva l’uso della giacca, delle ghette e delle scarpe che raramente venivano utilizzate in ambito giornaliero, soprattutto dai pescatori, i quali durante il lavoro adottavano una foggia di abbigliamento più semplice, facendo a meno delle calzature.

Il cappotto di orbace era utilizzato nei mesi invernali per proteggersi dai rigori del tempo e, portato col cappuccio calato sul capo, veniva utilizzato, anche d’estate, dagli uomini che avevano subito un lutto recente.


CURIOSITA'

 Il paese di Cabras è un grosso centro dell’Oristanese, sorto in età altomedievale sulle sponde dell’omonimo stagno. Parte del suo territorio include una grossa fetta del Sinis, un territorio contraddistinto da un ambiente con flora e fauna tipicamente mediterranee, con spiagge caratterizzate da un’acqua cristallina e da una sabbia costituita da piccoli granelli di quarzo.

Il territorio del Sinis è noto anche per importanti vestigia storico-archeologiche, come il sito di Mont’e Prama, che ha restituito le celebri statue dei guerrieri, scolpite tra l’XI e il IX secolo a. C., il centro fenicio-punico-romano di Tharros, la chiesa paleocristiana di San Giovanni di Sinis, le torri di avvistamento spagnole, la peschiera di Mar’e Pontis, il piccolo villaggio-novenario di San Salvatore.

Tradizionalmente, le sue principali attività sono la pesca, praticata sia nelle acque interne dello stagno che in mare aperto, l’agricoltura, che sfrutta i vasti campi del Sinis e, più recentemente, il turismo, dal momento che il territorio riscuote, di anno in anno, sempre maggiori consensi da parte dei visitatori.

Tra le feste più importanti, la festa della patrona, Santa Maria Assunta, che ricorre ogni anno il 24 maggio e che, fin dall’Ottocento ha attratto romanzieri e viaggiatori, e la festa di San Salvatore, che si celebra ogni anno la prima domenica di settembre ed è nota per l’omonima corsa, cui partecipano numerosi uomini e ragazzi del paese.

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