PHOTO
Le ultime notizie di cronaca riportano l'annuncio di Barak Obama: “se il congresso rifiuterà di sostenermi agirò per decreto, aumentando il salario minimo”. Questa la parte interessante del discorso con il quale il presidente americano introduce le sue intenzioni per il 2014. Intanto gli ultimi tre mesi registrano un PIL americano in crescita del 3,2% a seguito dei maggiori consumi.
E in Italia? Continueremo a piegarci alla volontà tedesca, oppure decideremo finalmente di cambiare rotta come l'economia nostrana richiede da tempo? Qualcosa o qualcuno iniziano a muoversi nell'orizzonte Italiano. Paolo Savona, economista sardo di fama internazionale, intervistato da radio 24 ha parlato di surplus nell'attivo del bilancio tedesco, contrapposto al ristagno economico di altri paesi dell'euro-zona. Tale ristagno, continua Savona, si accompagna ad una deflazione conseguente la bassa inflazione, tanto auspicata dalla Germania. Anche il Consiglio d'Europa (che non è l'Unione Europea) ha rilevato negli ultimi giorni, ben 7 violazioni a carico dell'Italia. Di queste le più interessanti sono la mancanza di un salario minimo garantito, e pensioni minime al di sotto della soglia di povertà estrema.
La mancanza di solidarietà, che i tedeschi dimostrano, non rispecchia quelle che dovrebbero essere le caratteristiche degli attuali sistemi di governo, i quali con le ondate costituzionali della metà del 900 avevano dato un impronta socialdemocratica, superando cosi le tesi fortemente liberistiche dell'800.
Cosi mentre la Germania accumula risorse per quasi 300 miliardi di attivo, l'Italia continua ad essere additata come la spendacciona della cricca. Quest'immagine del bel paese, che i media stranieri soprattutto tedeschi hanno propugnato, ha senz'altro comportato grandi benefici per le casse della Merkel. L'immagine di inaffidabilità, favorita anche dalle nostre dispute interne tra i Berlusconi si, ed i Berlusconi no, ha portato gli investitori internazionali a vedere quale “lido sicuro” solo i titoli pubblici germanici, a discapito di quelli italiani, spagnoli, greci e cosi via. Contribuisce in modo deleterio anche la poca autostima di noi italiani: di quelli che si sono lasciati convincere dalla tiritera dell'italiano “spaghettaro” e spendaccione, e soprattutto di quelli con interessi di militanza politica.
E dire che solo qualche anno or sono, a crisi inoltrata, i dati ufficiali ci davano per il paese con uno dei rapporti deficit/pil migliori, con un debito privato tra i più bassi, accompagnato dalla miglior ricchezza privata europea. Il tutto condito da un sistema bancario solido, che guardava sornione al panorama delle banche tedesco, pieno di titoli tossici provenienti dalla Grecia, Portogallo e da quelle fonti considerate causa del fallimento di Lehman Brothers. “Ci siamo dati la zappa ai piedi”, recita un vecchio adagio, costringendoci a stringere i denti per pagare i vari debiti pubblici troppo in rosso, ma soprattutto ci siamo fatti ben incastrare da una Germania che pare aver azzeccato tutte le mosse.
Oggi che il Berlusca è al tramonto politico, Renzi parrebbe essere l'uomo del momento. Se solo il passo “dell'italicus” riesce, con una leggina elettorale che le dia un potere temporale adeguato, potrebbe indossare elmetto e alabarda per andare alla carica dei tedeschi affamatori e sicuramente poco solidali con gli altri paesi. Matteo dovrà fare ciò che ci si aspetta da chi come lui si presenta come un progressista in rappresentanza di una sinistra socialdemocratica, che non è quella che ha “cianciato” per anni nei salotti fumosi dell'intellighenzia, progettando battaglie anti-inflazione che favorissero un euro forte, il quale a loro dire ci avrebbe fatto vivere tutti da nababbi senza lavorare.
Non stiamo parlando dunque, di quella sinistra che protesta ai cancelli della Elettrolux, perché il “padrone” vuole dimezzare gli stipendi. (Notizia poi oltremodo smentita dalla stessa azienda che parlava di una