La crisi del comparto agricolo e la vertenza del prezzo del latte sono alcune delle tematiche più attuali sulle quali la politica sarda di confronta ormai da mesi. A questo proposito abbiamo sentito la posizione dell’Assessora regionale all’Agricoltura Gabriella Murgia, alla quale abbiamo anche chiesto un suo parere sulla vicenda della pesca dei ricci e sulla situazione delle foreste in Sardegna.

Un bilancio dei suoi primi mesi come Assessora all'Agricoltura 

“Sono stati mesi impegnativi e ricchi di gratificazioni. Mesi nei quali con la struttura dell’Assessorato sono state programmate e già mandate in attuazione una serie di misure che il sistema delle imprese agricole insieme a quelle della pesca attendevano. Abbiamo operato la rimodulazione finanziaria del Psr che, tra le altre cose, ha riguardato la misura pacchetto giovani e quella dei progetti integrati di filiera (Pif). Due misure strategiche, sulle quali però si è permesso che nelle imprese crescessero le aspettative, sostenendo anche i costi, oltre la reale dotazione dei bandi. Con la rimodulazione si è potuto dare risposta a ulteriori 90 istanze nel pacchetto giovani e 14 nei PIF. Abbiamo dato attuazione a diverse misure creditizie a sostegno delle imprese sia della produzione primaria che della trasformazione, anche per mitigare gli effetti disastrosi sul sistema agricolo degli eventi calamitosi del 2017. Abbiamo tutelato il sistema delle tonnare fisse, con mantenimento delle quote storiche, e riaperto i bandi del Feamp a seguito della rimodulazione del piano finanziario. Solo per citarne alcune, anche per importanza. Ma sono anche mesi nei quali non sono rimasta chiusa nelle stanze dell’assessorato, ma ho percorso la Sardegna da nord a sud per parlare con i nostri agricoltori, con i nostri allevatori, per ascoltare e avere suggerimenti da tradurre in proposte concrete. Ho accettato e accetto anche le critiche, purché motivate da dati di fatto e non pregiudiziali o addirittura basate su presupposti totalmente privi di fondamento. Ho subìto attacchi, anche pesanti, senza fare drammi. Li ho affrontati con la coscienza pulita di chi sa di aver lavorato per il bene della propria terra”. 

Vertenza latte: a che punto siamo? C'è speranza di trovare una soluzione positiva? 

“Il tavolo nazionale del latte ovino caprino, convocato dal ministro Teresa Bellanova, si è insediato il 28 novembre e non nascondo che ci saremmo aspettati qualcosa di più. A cominciare dal decreto attuativo sul monitoraggio delle produzioni, indispensabile per assicurare trasparenza e tracciabilità nel sistema. Un provvedimento di estrema importanza per la filiera che, oltre alle finalità strettamente previste dalla norma (legge 44/2019), permetterà di rendere disponibili le informazioni, fino ad oggi mancanti, necessarie e ed essenziali per una programmazione consapevole del comparto e la definizione di appropriate policy d’intervento. Sono mancate poi risposte sulle eccedenze. Abbiamo chiesto i dati all’Ispettorato del Ministero perché si possa valutare sulla base di numeri certi se è ancora attuale la misura che prevede il ritiro del pecorino romano per destinarlo agli indigenti. Parliamo di un intervento da 14 milioni di euro, che vanno a finire ai trasformatori e invece potrebbero essere dirottati verso altri programmi per rilanciare la filiera e aiutare i nostri pastori. La Sardegna nella materia del latte e dei prodotti lattiero-caseari chiede l’applicazione delle norme esistenti già da tempo e, se si esclude la regolazione dell'offerta di formaggio a marchio Dop, del tutto inapplicate, quelle dello Stato ma soprattutto quelle dell’Ue e contenute nel regolamento 1308/2013, che disciplinano le relazioni e le trattative contrattuali, la regolazione dell'offerta di formaggio a marchio Dop e soprattutto le dichiarazioni obbligatorie”. 

Anche gli altri comparti del settore agricolo attraversano una crisi senza precedenti: quali sono le prospettive future? 

“La Regione sostiene il potenziamento della competitività e la redditività delle imprese agricole sia con risorse del Psr che con risorse del bilancio regionale, ma siamo consapevoli degli inaccettabili ritardi accumulati nel corso di questi ultimi anni nell’erogazione delle provvidenze previste. L’accelerazione della spesa è stata una priorità sin dall’insediamento della Giunta perché i nostri agricoltori hanno bisogno di un clima di fiducia e di certezza nei tempi di erogazione degli aiuti. Intorno all’Argea, con il suo nuovo ruolo di organismo pagatore regionale, stiamo mettendo insieme un sistema organizzato per offrire servizi tempestivi ed efficienti a un comparto strategico per l’economia della Sardegna che negli ultimi anni ha pagato a caro prezzo crisi di mercato e avversità climatiche. Abbiamo già avviato un piano di reclutamento che prevede, oltre al consolidamento delle competenze già presenti, concorsi interni e riclassificazione del personale regionale. Se poi guardiamo al futuro, le nostre aziende agricole, non solo quelle del lattiero caseario, devono puntare sull’ammodernamento e sull’innovazione tecnologica che garantiscono competitività sul mercato, maggiore efficienza e migliore qualità della produzione”. 

Parliamo di foreste sarde: pochi giorni fa ha dichiarato che finora è mancata un'adeguata pianificazione. Come intende procedere? 

“La Sardegna è la prima regione in Italia per superficie di foreste mediterranee, però finora non le ha sostenute con un’adeguata pianificazione. Così, nel tempo, la nostra filiera del sughero ha registrato una minore qualità del prodotto e una perdita di competitività. Per il rilancio del comparto serve un maggiore coordinamento tra gli enti pubblici che hanno competenze forestali. E per programmare le risorse del prossimo Programma di sviluppo rurale dobbiamo andare avanti in stretto raccordo con gli altri servizi regionali coinvolti: assessorato della Difesa dell’Ambiente, Corpo forestale, Agenzia Forestas e Agris”. 

Pesca dei ricci: come si è arrivati alla decisione di consentirla solo ai professionisti? 

“Ci sono due emergenze: la salvaguardia delle risorse del nostro mare e delle specie in particolare sofferenza, come i ricci, l’aragosta e altre, e la tutela dei pescatori professionisti e delle loro famiglie, che vivono grazie a queste attività. È stata quindi preclusa la pesca dei ricci agli sportivi, dietro i quali troppo spesso si nascondono gli abusivi, facilitando anche la vigilanza da parte delle forze dell’ordine e degli organi di controllo. La questione va risolta con il buon senso, senza campanilismi, integralismi e strepiti isterici. Un fermo di medio periodo per tutelare le specie a rischio può essere deciso solo prevedendo adeguate misure di sostegno per i nostri pescatori e avviando una seria programmazione che punti al ripopolamento delle risorse marine con il coinvolgimento di tutti gli attori del comparto”.