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"Il nostro è uno Stato laico, il Parlamento è sempre libero di discutere e di legiferare". Così il premier Mario Draghi ha replicato dall'aula del Senato alle ingerenze del Vaticano in merito ai lavori del Parlamento sul ddl Zan. La Santa Sede, infatti, aveva chiesto all’Italia di modificare il disegno di legge contro l’omotransfobia, già approvato alla Camera e ora all'esame a Palazzo Madama, impugnando l’articolo 2 del Concordato del 1984.
Draghi ha ricordato che "il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per rispettare gli impegni internazionali, tra cui il Concordato. Ci sono controlli preventivi nelle commissioni parlamentari. Ci sono controlli successivi della Corte costituzionale. Il governo non entra nel merito della discussione. Questo è il momento del Parlamento, non è il momento del governo".
A Palazzo Madama, però, non si è ancora trovato un accordo su quando cominciare a discutere il disegno di legge, la calendarizzazione sarà votata in Aula il 6 luglio. Pd, M5s, LeU, Iv e Autonomie chiederanno che l’esame inizi nella settimana del 13 luglio.