PHOTO
"Io da tempo ho dato la mia disponibilità e offerto la mia candidatura, stasera non cambia nulla: la mia candidatura è in campo ormai da diversi mesi ed è in campo per chi la vorrà cogliere". Sono le prime parole rivolte da Renato Soru ai giornalisti al suo arrivo al Teatro Doglio di Cagliari, per l'assemblea pubblica convocata insieme alle sigle che si sono sganciate dalla coalizione a traino Pd-M5S che ha incoronato Alessandra Todde come candidata alle regionali in Sardegna.
"Non penso la mia sia l'unica candidatura possibile - chiarisce Soru - ci sono altre persone, altri sindaci bravi e personalità autorevoli. L'unica cosa che non può esistere sono le imposizioni e la negazione del confronto e di una scelta democratica".
A chi sostiene che in questo modo si spaccherà il fronte progressista avvantaggiando il centrodestra, Soru replica che "in questo momento storico dobbiamo difendere e rafforzare l'autonomia, figuratevi se possiamo cominciare un periodo di ripartenza subendo un attacco alla nostra autonomia così grave, così sciocco e così sbagliato, che ci fa pensare ai vecchi colonialismi del secolo passato. Non possiamo pensare al futuro della Sardegna con scelte calate dall'alto e imposte, che possono essere utili per il livello nazionale, ma il mio orizzonte politico oggi è qui per il bene della Sardegna".
"Non posso dire che sia la migliore scelta o meno, ma di certo non lo può dire un tavolo romano", aggiunge il patron di Tiscali ed ex governatore sardo. "Lo possono dire i sardi se è la migliore, si presenti, si confronti e si faccia scegliere e allora sarà la migliore, e a quel punto io sarò al suo fianco per aiutarla".
Questo pomeriggio a Cagliari, Soru ha presentato la sua "Rivoluzione gentile" davanti a una platea di circa seicento persone. "Non ho ricevuto nessuna telefonata, sono mesi che non ci sentiamo - risponde a proposito delle parole di Todde che ieri ha assicurato contatti in corso -. Così come non ricevo chiamate da tempo da parte di dirigenti del partito democratico. Ma noi rimaniamo aperti sino all'ultimo istante al confronto, fino all'ultimo minuto siamo pronti a discutere del progetto, del programma e delle modalità di scelta su chi dovrà guidare e garantire questo programma, modalità di scelta che devono essere trasparenti, democratiche e non imposte da nessuno".
Se Todde lo contattasse telefonicamente farebbe un passo indietro? "Nemmeno con un telegramma", ironizza.
A sostegno di Soru, per il momento, Progressisti, Liberu e + Europa. "C'è da fare una rivoluzione gentile, fatta senza violenza, ma in maniera decisa e radicale, c'è da trasformare la Sardegna - sottolinea l'ex presidente della Regione -. Non si tratta di sostituire un'amministrazione di destra con una ordinaria di centrosinistra e non è nemmeno il momento di pensare a un cambiamento ordinario: siamo in un momento storico straordinario, la nostra autonomia è attaccata dal Dl Calderoli, proprio nel momento in cui andrebbe invece rafforzata. Il nostro Statuto del 1948 ormai è in ritardo, l'unica riforma importante che ha avuto è stata la riscrittura dell'articolo 8, che di fatto ci ha garantito sulla vertenza entrate".
C'è poi da rivedere l'organizzazione della Regione, "del suo personale, dobbiamo approvare finalmente una legge sulla scuola sarda. Ci lamentiamo se chiudono le autonomie scolastiche, e la Regione ad oggi non ha una norma con la quale possa confrontarsi lealmente con lo Stato per migliorare la situazione scolastica dell'isola: l'istruzione non è una delle tante cose da affrontare, è l'investimento più importante".