Non è certo un'aria distesa quella che si respira in queste ore a Cagliari, dalle parti di Asseminello. Il cocente pareggio con tanto di vittoria sfumata agli ultimi giri di orologio contro la Salernitana è solo l'ultima di una serie di vicissitudini che hanno portato i rossoblù a dover fare i conti con una situazione di classifica ingiustificabile. Un risultato, l'ultimo, che condanna gli uomini di mister Mazzarri all'ultimo posto, condiviso proprio con la compagine campana. Sono tanti gli interrogativi sul perché una rosa che sulla carta dovrebbe ambire quantomeno a una salvezza tranquilla si trovi ormai da circa un'anno aggrovigliata in un tunnel in cui regnano caos e confusione.

CATTIVA GESTIONE. La rimonta salvezza della passata stagione, con l'arrivo di Leonardo Semplici in panchina, sembrava poter ridare quelle certezze che in una fase cruciale del campionato erano venute meno. L'idillio rossoblù è durato ben poco: la vicenda Godin prima, invitato dalla società a fare le valigie senza successo, e il mancato acquisto di Nainggolan poi, hanno messo Giulini ancora una volta al centro delle polemiche. Al posto del belga è arrivato Strootman dal Marsiglia, suo ex compagno alla Roma. Poi si è chiuso per Caceres a zero e nelle ultime concitate ore di mercato sono arrivati Keita e Bellanova.

I rinforzi si sono aggiunti a una compagine che, rispetto alla passata stagione, è  rimasta quasi intatta nella sua ossatura. Salvo la mancata conferma di Nainggolan, infatti, Semplici per ha potuto contare ancora sulle prestazioni di Cragno, Godin, Nandez, Marin e Joao Pedro. Il pareggio con lo Spezia alla prima giornata di campionato e la sconfitta con Milan e soprattutto quella choc col Genoa (che sotto di due gol è riuscito a rimontare) hanno minato irrimediabilmente la posizione del tecnico toscano, che il 16 settembre è stato esonerato.

COSA MANCA. Tanti i nomi per la successione di Semplici: alla fine la scelta della società ricade su Walter Mazzarri. Da allora il Cagliari ha raccolto quattro pareggi, sei sconfitte e una sola vittoria. Non rimane che chiedersi cosa non stia funzionando: se affermare che i giocatori non siano all'altezza appare fin troppo semplicistico (la rosa può vantare diversi nomi di medio-alto livello), si può tuttavia ragionare sul fatto se siano o meno adatti al progetto. Sul rendimento generale potrebbero inoltre aver influito la particolari situazioni di alcuni singoli, su tutti quelle di due uomini chiave come Godin e Nandez, il primo messo alla porta dalla società per via del suo pesante ingaggio e il secondo che da tempo non nasconde il suo desiderio di provare una nuova esperienza.

Mancati stimoli ed errate gestioni potrebbero rappresentare il fattore determinante sul rendimento di una squadra che fatica ad ingranare. A ben vedere va detto che la scelta del nuovo allenatore non sembra al momento essere felice: in un campionato in cui spiccano le intuizioni e le idee di giovani allenatori come Paolo Zanetti al Venezia e Vincenzo Italiano alla Fiorentina, ci si domanda se il Cagliari non possa pensare di avviare un progetto più in linea con le esigenze di un calcio moderno. Sono proprio le idee che sembrano latitare nella squadra "Joao Pedro centrica", che fa del numero 10 l'unico punto di riferimento e a cui si affida senza soluzioni alternative. 

A UN BIVIO. A sole quattro partite dal termine del girone di andata gli 8 punti in classifica rappresentano più che un campanello d'allarme. Il margine di errore è sempre più ristretto e sarà senz'altro importante capire come muoversi nel mercato invernale. La frattura tra società e tifosi è sempre più ampia e questi ultimi pretendono chiarezza. La stagione è ancora lunga ma, come non mai, un'inversione di rotta è obbligatoria per allontanare gli spettri di una possibile retrocessione che condannerebbe il Cagliari all'ennesimo importante ridimensionamento.