Cagliari

Caso discoteche. Satta rivela: "Cts? Solinas ci ha confermato che non c'è parere scritto"

L'esponente sardista fra i protagonisti della puntata di Report. "Cocciu è stato ingenuo. Il presidente poteva agire come credeva, a prescindere al Comitato, vogliono fare della Sardegna un capro espiatorio"

Caso discoteche. Satta rivela:

Di: Pietro Lavena


Non si sottrae al confronto Giovanni Satta, il consigliere regionale del Psd’Az protagonista, insieme ad altri colleghi, del servizio andato in onda il 9 novembre a Report, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci. Nell’ultima puntata si è parlato anche di emergenza Covid in Sardegna e di come l’apertura delle discoteche, autorizzata dal governatore Solinas sotto Ferragosto, potrebbe aver inciso sul drammatico aumento dei contagi in quella che era stata per lungo tempo un’isola felice. Abbiamo contattato Satta per chiarire la sua posizione rispetto alla vicenda, dopo che alcune dichiarazioni sue e del capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Angelo Cocciu, avevano generato perplessità nell'opinione pubblica scatenando un aspro dibattito politico.

Al centro dell’inchiesta della trasmissione Rai, i giorni precedenti il 15 agosto, quando assessori, presidente della Regione sarda e Comitato tecnico scientifico si confrontavano per capire se fosse opportuno consentire l’apertura dei locali notturni nei giorni più “caldi” della stagione. Da una parte le esigenze degli imprenditori del settore dell’intrattenimento, che non volevano rinunciare ai guadagni di quelle date, avendo peraltro già firmato contratti da capogiro con i più quotati dj del panorama internazionale. Dall’altra le valutazioni relative all’aumentare dei contagi, e a una situazione epidemiologica che rischiava di venire compromessa dal mancato rispetto delle norme e dalla cattiva condotta di turisti e giovani affamati di divertimento. Solinas firmò l'11 agosto un’ordinanza che prorogava l’apertura dei locali.

Oggi Repubblica ha citato una mail del 6 agosto, indirizzata dal Cts alla Regione, avente come oggetto la bocciatura di una bozza dell'ordinanza. Ma non è mai emerso un documento contenente il parere ufficiale del Comitato in merito all'ordinanza definitiva. Sulla vicenda, da ieri, indaga anche la Procura di Cagliari. Il reato ipotizzato è di epidemia colposa.

Giovanni Satta, 54 anni, è il vicecapogruppo dei sardisti in Consiglio regionale. Intervistato dall’inviato di Report, ha raccontato di aver subito pressioni dagli imprenditori del turismo e della movida, allarmati dalle indiscrezioni rispetto a una possibile chiusura. Dopo il clamore suscitato dall’inchiesta giornalistica, si dice “mortificato dall’attacco alla Sardegna e ai sardi. Avevamo un Dpcm del 7 agosto che consigliava di tenere chiuse le discoteche, ma lasciava alle Regioni la facoltà di aprirle. Il viceministro della Salute Sileri sosteneva che fosse giusto aprire le discoteche rispettando le regole. Ancora, 17 regioni su 20 avevano i locali notturni aperti. Alla luce di ciò si fanno le pulci alla Sardegna dicendo che siamo noi gli untori”.

“Il 10 agosto – prosegue Satta – il dato ufficiale dell’Unità di crisi in Sardegna dava otto casi in tutto in Sardegna di cui solo due nuovi. Il Consiglio regionale all’unanimità consigliava al presidente di tenere aperto. Poi se non c’è stato il rispetto delle regole previste dal Dpcm in discoteca non è colpa del presidente, del Consiglio o della Giunta. È colpa di chi non le ha rispettate e di chi non le ha fatte rispettare”.

Non pensa che il servizio abbia restituito l’immagine di una maggioranza confusa e disorientata?

Personalmente no. Angelo Cocciu ha fatto una pessima figura e mi dispiace. È stato ingenuo, preso alla sprovvista. L’hanno invitato in un hotel, gli hanno messo una telecamera nascosta e un microfono nascosto e ha parlato come se fosse una chiacchierata pourparler dicendo cose che non condivido e non penso. Non ho mai pensato che aprendo le discoteche stessimo rischiando, come dice lui. Sono convinto che in questo momento dobbiamo bilanciare l’esigenza di salvaguardare la salute, ma anche il sistema economico. L’apertura contemplava determinate limitazioni. Era importante cercare di salvaguardare l’economia turistica.

Il presidente Solinas alla vigilia della stagione estiva voleva blindare l’Isola evitando accessi esterni. A Ferragosto firmò per l’apertura dei locali notturni. Non crede che siano due posizioni agli antipodi?

Io non posso rispondere per quello che fa il presidente. So solo che quando ha proposto i tamponi per chi sarebbe arrivato nell’Isola è stato travolto dai pareri contrari. Dopo che si è aperto, la stagione a luglio è andata benissimo e i dati erano confortanti. Nel resto d’Italia le discoteche erano aperte. Abbiamo valutato che chiudendo i locali i ragazzi si sarebbero potuti ritrovare in spiaggia o in case private per fare party senza controlli. Per cui abbiamo ritenuto che autorizzare i locali avrebbe imposto quantomeno il rispetto delle regole. Per questo difendo la posizione assunta ad agosto.

Lei ha parlato di pressioni quotidiane, addirittura più volte in una sola giornata, da parte degli imprenditori del settore dell’intrattenimento. Conferma questa ricostruzione?

La confermo. Ma bisogna dare un senso alle parole. Si trattava di telefonate di imprenditori, ma anche di operai e dipendenti. Non solo: diversi consiglieri di minoranza mi hanno chiamato e scritto, e ho conservato i messaggi. Erano tutti preoccupati. I dipendenti dei locali estivi lavorano per cinque mesi e poi vanno in disoccupazione speciale. Non è un sistema economico che crea ricchezza, ma permette alle famiglie di andare avanti. Quando parlo di pressioni intendo un modo per confrontarsi, nessuno mi ha minacciato o ordinato qualcosa.

Il parere del comitato tecnico scientifico esiste? Fu prodotto un documento scritto o fu una consultazione verbale fra il presidente e gli esperti che dovevano analizzare i dati relativi al Covid?

Io non ho mai letto un documento che riportasse un parere del Cts. Lo stesso presidente, ieri in riunione, ci ha confermato che non ha un parere scritto. C’è stato un confronto verbale. Io poi non so se il parere sia stato positivo. Questo non mi risulta e non è importante. A prescindere dal parere poteva agire come credeva, alla luce delle informazioni che aveva.

Converrà che il parere di quattro esperti, riconosciuti come riferimento diretto dalla stessa Regione, non poteva non essere preso in forte considerazione in un momento così delicato.

Il Comitato tecnico scientifico viene istituito ad aprile con una delibera della Giunta regionale con cui il presidente, volontariamente, lo nomina con funzione di consulenza, una consulenza che non è vincolante. Nessuno impone che il parere dei suoi componenti venga seguito pedissequamente. Dal punto di vista giuridico una consulenza è tale e rimane tale. Il presidente, qualora avesse ricevuto parere contrario sull’apertura da parte del Cts, lo avrebbe certamente valutato, ma aveva la facoltà di valutare anche altre informazioni e accogliere ulteriori pareri. Il dato epidemiologico in Sardegna (che era fra i più bassi d’Italia), il parere del ministero (vedi Sileri), degli altri presidenti di Regione, l’indicazione unanime del Consiglio regionale sull’apertura locali. Alla luce di tutto ciò poteva assumere la sua decisione politica, che poteva non corrispondere con la linea indicata dal Comitato.

La procura vuole vederci chiaro. La preoccupa la cosa?

Assolutamente no. Oggi però noi abbiamo un atto del governatore. Ammesso e non concesso che io abbia ricevuto pressioni (invito ancora a riflettere sul significato del termine), queste non sono direttamente riportabili sul presidente, che ha sempre agito di sua sponte, e a un atto che firma lui, di cui il responsabile nel bene e nel male è lui. Per questo tutto ciò non mi spaventa.

Ai sardi che oggi si interrogano con preoccupazione sugli elementi emersi in queste ore cosa risponde?

I governi di tutto il mondo stanno fronteggiando con difficoltà un’emergenza sanitaria senza precedenti. La Sardegna in tutto ciò è ancora zona gialla, sebbene il dato stia crescendo anche da noi. E qualcuno vorrebbe trovare il capro espiatorio nella discoteca sarda. Per giustificare che cosa? Le regole non erano rispettate da nessuna parte. Nelle piazze, nelle strade, nelle spiagge. Il servizio di Report è stato uno sciacallaggio, un pretesto per trovare un capro espiatorio.

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