Bortigiadas

Vertenza prezzo del latte. Emiliano Deiana: «Questione decisiva per il futuro della nostra terra»

Il presidente di Anci Sardegna: «Le istituzioni e le comunità locali non possono che schierarsi al fianco dei pastori e delle forme pacifiche e non violente di lotta»

Vertenza prezzo del latte. Emiliano Deiana: «Questione decisiva per il futuro della nostra terra»

Di: Antonio Caria


 

«La questione del prezzo del latte in Sardegna è una questione decisiva per il futuro della nostra terra. Il pastore, la figura del pastore è una figura insostituibile dal punto di vista economico, storico, culturale, insediativo per tutta la Sardegna». 

A dirlo è il presidente di Anci Sardegna che ha rimarcato come «Il pastore ha una funzione “pubblica” - benché faccia un’attività privata - a favore di tutta la comunità nel presidio del territorio, nella sua fruizione, nella sua tutela (basti pensare al loro ruolo di presidio in caso di incendi e/o alluvioni)».

«Questa funzione “pubblica” – ha aggiunto Deiana – va riconosciuta e non basta la sola indennità compensativa; va riconosciuta dalla politica, dalle istituzioni regionali, nazionali ed europee, va sostenuta dalle istituzioni locali».

«Nella protesta, purtroppo, si innestano elementi che nulla hanno a che fare con la questione del prezzo del latte nè con la difficoltà di vivere dal proprio lavoro. Ma c’era da aspettarselo. I pastori che pensano solo al loro lavoro sanno distinguere benissimo gli “speculatori” politici».

«Nessuno in Sardegna – ha proseguito – ha può o deve pensare che la “questione dei pastori” non lo riguardi: è questione centrale per tutti. Restando solo al prezzo del latte, con la diminuzione in tre stagioni del 50% escono dal “circuito economico sardo” circa 280 milioni di euro. La questione dei pastori è prima di tutto una questione di dignità e di dignità del lavoro: il latte pagato a 0,60 euro è un prezzo che va contro la dignità del lavoro».

«Un altro aspetto – ha sottolineato il numero uno di Anci Sardegna – che mi preme sottolineare è che la protesta può anche creare dei disagi, ma non può nè deve sfociare mai nella violenza, nel saccheggio, nel vandalismo: i pastori perderebbero in un secondo il consenso sociale che hanno conquistato con la loro lotta».

«Inoltre – ha rimarcato – c’è un fatto che i pastori in lotta devono evitare: mettersi contro altri lavoratori. Un autista di un’autobotte di proprietà di un industriale e/o di una cooperativa è un lavoratore come loro; con le stesse difficoltà di vita, di prospettiva. Le azioni che pongono a rischio l’incolumità di chi lavora, dei luoghi di produzione sono sbagliate nella forma e rischiano di alienare ai pastori il consenso che la loro lotta ispira».

«Infine – ha ribadito lo stesso Deiana – nuclei di protesta disorganizzati, nuclei che non producono “rappresentanza” possono anche produrre qualche risultato mediatico, marischiano di non contare quando ci sarà da sedersi intorno a un tavolo per trattare. Perché la questione è trattare su tutto il comparto: per l’oggi (perché oggi si deve mangiare) e per il futuro (perché se non si devia da ciò che è stato fin’ora si ritornerà ciclicamente al punto di oggi)».

«Concludo: le istituzioni locali, le comunità locali non possono che schierarsi al fianco dei pastori e delle forme pacifiche e non violente di lotta. Lo devono fare per le ragioni dette all’inizio e perché se le comunità hanno una possibilità di salvarsi essa passa dalla capacità di ridare dignità al lavoro legato alla terra, all’ambiente, alla libertà. Qualcuno, dalla Regione, – ha dichiarato in conclusione Deiana – anche in questo scampolo di legislatura dovrebbe dire qualcosa di chiaro e netto; attivare strumenti che consentano a pastori, industriali, cooperative di trovare una soluzione sul prezzo. Anche a costo di riconvocare il Consiglio Regionale per assumere iniziative straordinarie. Ma chiare». 

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