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Cina, tra Coronavirus e decrescita dell’economia: emergenza mondiale o evento passeggero?

Gli effetti sono tangibili: diminuiscono i viaggi, si riducono gli spostamenti, crollano acquisti e compravendite, si contrae tutto e più continua la contrazione più si rischia di vedere danni trasformarsi in strutturali e dannosi per le prospettive di PIL di medio termine

Cina, tra Coronavirus e decrescita dell’economia: emergenza mondiale o evento passeggero?

Di: Redazione Sardegna Live


Il 2020 è cominciato con due sostanziali novità: l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la cosiddetta Brexit, e subito dopo il nuovo  COVID-19, o meglio il nuovissimo coronavirus, scoppiato in Cina  un mese fa o poco più. Due fattori che hanno influenzato più campi del reale, e investito la popolazione del mondo, non solo in Europa né, purtroppo, nella sola Cina. E chiaramente sono aspetti questi che riguardano anche chi investe: piace a tutti avere il quadro completo della situazione. Soprattutto perché eventi come quelli di sopra sono stati, a primo acchito, sottovalutati, a maggior ragione per il coronavirus, sottovalutati. Almeno dal punto di vista dei mercati, per quel che riguarda quelli europei e statunitensi mentre i mercati dei Paesi Emergenti hanno visto le prime perdite. Infine i Paesi Asiatici, vittime di un boomerang clamoroso che sta continuando ad avere ripercussioni: un esempio su tutti è l’annuncio di Apple relativamente alla chiusura di parecchi store in Cina, a cui è seguito un calo della produzione e, di conseguenza, un calo delle entrate per l’azienda di Cupertino. 

Tra frontiere che cominciano a chiudersi, come in Russia, e mercati ai minimi storici, c’è da porre l’attenzione sulla importanza di gestire il rischio con una strategia diversificata e con un approccio professionale per far fronte ad ogni difficoltà. Come evolverà la situazione? Chiaramente il virus al momento rappresenta una scheggia impazzita, un evento che può ingigantire la sua portata già negativa. Se dilagasse ulteriormente l’epidemia, si produrrebbe un effetto domino caratterizzato da due varianti: la prima, l’inefficienza degli strumenti di valutazione per la portata del virus che, da evento nuovo, è del tutto imprevedibili. Inoltre il già citato blocco dei viaggi, la chiusura delle frontiere e dell’Occidente tutto nei confronti della Cina. A livello economico, effetti drastici potrebbero avvertirsi sulla crescita delle imprese, molte delle quali già in calo a fine 2019. La crescita globale, forte e rigogliosa nell’ultima decade, resta sicuramente una costante ma piena di fragilità. Gli effetti potenziali potrebbero essere tremendi. 

Il coronavirus ha effetti tangibili: diminuiscono i viaggi, si riducono gli spostamenti, crollano acquisti e compravendite, si contrae tutto e più continua la contrazione più si rischia di vedere danni trasformarsi in strutturali e dannosi per le prospettive di PIL di medio termine. Nel medio termine, l’economia reale è a grosso rischio: l’emergenza potrebbe arrivare a condizionare la circolazione, i consumi, gli investimenti. Tutti punti necessari per il corretto funzionamento del PIL: i consumi, anzitutto, rappresentano la componente più esposta alle scosse del travel ban e della quarantena che oggi coinvolge 50 milioni di persone. Gli effetti negativi rischiano di raddoppiare: è cosa nota che se un fattore esterno deprime i consumi, le risorse per il PIL vengono accantonate per essere poi riutilizzate. Se invece l’epidemia non dovesse perdurare a lungo, l’effetto sui consumi dovrebbe ridurre la volatilità di breve termine. Diverso sarebbe il caso se il fattore esterno andasse a colpire il picco stagionale di consumo, come potrebbe essere il caso delle festività.

Ma non solo il PIL, perché a rischiare sono anche le esportazioni nette: si tratta della componente fondamentale della domanda globale dei beni nazionali, calcolate come differenza tra beni esportati ed importati. La chiusura delle frontiere e la riduzione del commercio con il gigante Asiatico potrebbe provocare alla lunga un collasso, dal momento che dalla stessa Cina oggi dipendono il 10% circa delle esportazioni mondiali. Eppure, da Pechino i mezzi per fronteggiare questa crisi ci sono tutti, come dimostrato ai tempi della Sars, seppur la Repubblica Cinese all’epoca crescesse ad un tasso medio reale superiore al 10% annuo.

Ironia della sorte, la Cina nel 2019 ha visto un rallentamento di quasi l’1% nella sua economia, e le aspettative per il prossimo biennio sono calate a picco dopo l’esplosione del virus. L’economia cinese rimane debole e nonostante gli alti tassi di indebitamento, i requisiti patrimoniali per le banche sono stati abbassati per stimolare gli investimenti. In un contesto di indebitamento elevato gli effetti di shock esogeni sull’economia si amplificano. A questo punto c’è una sola conclusione: l’impatto sull’economia dipenderà dalla durata dell’emergenza. 

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