Cagliari

Covid e carceri sarde, Michele Cireddu: “Un anno davvero molto difficile”

Il bilancio di fine anno col segretario generale della Uil-Pa Polizia Penitenziaria della Sardegna: “Precarie condizioni di lavoro, situazioni ancora irrisolte, la pandemia ha poi colto letteralmente di sorpresa anche l’Amministrazione Penitenziaria”

Covid e carceri sarde, Michele Cireddu: “Un anno davvero molto difficile”

Di: Alessandro Congia


“Il 2020 è stato un anno estremamente difficile per la Polizia Penitenziaria sarda, l’emergenza sanitaria ha creato ulteriori difficoltà operative, sia nei servizi all’interno degli istituti Penitenziari che all’esterno in occasione dei servizi di traduzione e dei piantonamenti dei detenuti in luoghi esterni di cura. Il Coronavirus nei primi mesi dell’anno ha colto letteralmente di sorpresa anche l’Amministrazione   Penitenziaria,   mancavano   infatti   i   dispositivi   di   protezione individuale e contemporaneamente sono iniziate le proteste dei detenuti. Mentre nella penisola si sono verificati numerosissimi casi di contagio ed alcuni istituti sono stati letteralmente messi a ferro e fuoco dalle proteste dei reclusi facinorosi, in Sardegna la situazione è sempre rimasta sotto controllo. Vi è stata poi la cosi detta seconda ondata del virus e questa volta ha interessato più da vicino anche i nostri  Poliziotti. Si sono infatti verificati dei contagi e solo grazie al pronto intervento dei medici in alcuni Istituti sono state immediatamente messe in atto le procedure che hanno permesso di isolare i positivi e di effettuare i tamponi a tappeto sia agli agenti che ai detenuti, evitando cosi possibili focolai”. 

Inizia così il lungo resoconto annuale del segretario generale della Uil-Pa Polizia Penitenziaria, Michele Cireddu, (nella foto in alto), che rimarca: “Crediamo che tutto questo si potesse evitare, in tempi non sospetti avevamo chiesto infatti all’Assessore alla sanità ed ai vertici della Asl una convocazione, unitamente al vertice regionale dell’Amministrazione, per realizzare – dice Cireddu - un protocollo di intervento anti contagio e trovare delle soluzioni anche in caso di ricovero esterno dei detenuti, richieste letteralmente ed incredibilmente ignorate”. 

Il Covid 

“L’emergenza sanitaria ha purtroppo impedito inoltre che le nostre denunce e le nostre iniziative portassero i risultati sperati. La mancata consegna dei repartini detentivi ospedalieri e dei posti di Polizia Penitenziaria negli aeroporti infatti – denuncia Michele Cireddu - continua a creare non poche difficoltà operative. Oltre a quelli presenti nell’Istituto di Sassari, a breve nell’Istituto di Uta giungeranno ulteriori 100 detenuti appartenenti al circuito 41 bis, vi e’ quindi la necessità impellente di ottenere dei luoghi sicuri per gli spostamenti esterni, l’inerzia degli organi citati   pertanto rappresenta un vero rischio per la sicurezza pubblica, purtroppo nemmeno gli interventi del Provveditore regionale e dei vari Prefetti della Repubblica sono serviti ad ottenere riscontri, una situazione assurda e surreale. Come avevamo previsto inoltre – sottolinea l’esponente della Uil-Pa - gli annunci dell’ex Capo del Dipartimento Basentini sulla realizzazione di un protocollo operativo di intervento per ridurre e contrastare le aggressioni a danno degli Agenti si e’ rivelato un mero slogan e tra l’altro il nuovo Capo del Dipartimento non ha nemmeno messo tra le priorità gli interventi annunciati dal predecessore”. 

Detenuti, tra Opg e Rems 

“In Regione, con un maggiore percentuale nell’Istituto di Uta dove e’ presente l’unico centro   clinico,   sono   presenti   numerosi   detenuti   psichiatrici   che   a   nostro   avviso dovrebbero stare dappertutto tranne che in carcere. La chiusura degli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari, n.d.r.), purtroppo non e’ stata gestita nel migliore dei modi, dovevano infatti essere sostituiti dalle Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, n.d.r.), che allo stato attuale contengono pochissimi posti, in Sardegna ne è presente una a Capoterra, di conseguenza la stragrande maggioranza   rimane in carcere con le conseguenti problematiche che il personale è costretto a gestire. Sono poi presenti detenuti appartenenti al circuito Alta sicurezza a Nuoro, Oristano, Tempio   e   Sassari,   in   quest’ultimo   caso   sono   appartenenti   alle   associazioni terroristiche internazionali, si apprestano ad arrivare infine altri 100 41 bis nel carcere di Uta che incrementano il numero di quelli già presenti a Sassari. Un mix esplosivo – evidenzia Michele Cireddu - che certifica la grande capacità della Polizia Penitenziaria sarda di gestire forme di criminalità che sino a qualche anno fa non erano presenti in regione, con risultati che vanno oltre ogni ottimistica previsione”. 

Criticità lavorative: agenti sotto stress 

“Molti   però sottovalutano   che   le   precarie   condizioni   di   lavoro,   le   previsioni tecnologiche nei posti di servizio che anzichè migliorare il lavoro, a causa delle continue anomalie tecniche, lo peggiorano, la gestione di numerosissimi eventi critici come   gli   autolesionisti,   i   tentativi   di   suicidio   e   le   aggressioni,   determinano   nei confronti del personale un accumulo di stress da lavoro correlato con inevitabili ripercussioni   sullo   stato   di   salute.   Sono   infatti   numerosi   i   poliziotti   costretti   ad abbandonare   anzitempo   il   servizio   a   causa   delle   problematiche   di   salute, l’Amministrazione  - rimarca sempre Cireddu - sembra continuare  ad  ignorare  tale   problematica   e  definiamo, senza giri di parole, questa mancanza di attenzione una scelta scellerata. Ad ogni modo, oltre alle attività relative la gestione della sicurezza degli Istituti, alla partecipazione alla rieducazione e quelle del servizio traduzioni, sono aumentate in maniera considerevole anche le attività di Polizia Giudiziaria. In particolare sono state rinvenute negli Istituti, numerose quantità di sostanze stupefacenti, numerosi micro cellulari e si è intensificata l’azione di intelligence che ha permesso di mettere in atto importanti operazioni che hanno ricevuto lusinghieri apprezzamenti anche da parte delle   Autorità   Giudiziarie   dell’Isola.   Questo   non   fa   altro   che   certificare   quanto sosteniamo da tempo ovvero che i nostri Poliziotti hanno una capacità poliedrica e rappresentano l’eccellenza delle Forze di Polizia”. 

Il lavoro del sindacato di categoria 

“Fortunatamente – fa notare il sindacalista e segretario generale  Uil-Pa Polizia Penitenziaria - con la nostra azione sindacale ci sono stati anche dei risultati positivi: sono state numerose le difese contro i procedimenti amministrativi in difesa dei nostri agenti portati a termine con successo, tantissimi interventi di patronato in favore anche delle famiglie dei nostri consociati, sono stati migliorati e realizzati  i protocolli di intesa locale negli Istituti di Cagliari, Lanusei , Isili e dovranno continuare i lavori per migliorarli negli Istituti di Sassari e Nuoro. Si tratta di documenti che miglioreranno certamente l’organizzazione del  lavoro. E’ invece diventata “un caso “ la refrattarietà alle relazioni sindacali dimostrata dalla Direzione   di  Oristano  che   non   recepisce   e   non   riscontra   nemmeno  le   proposte unitarie. In questo caso se non dovessero arrivare interventi da parte del Provveditore per cambiare questa inerzia, saremo costretti a ricorrere al Tribunale del lavoro per la palese condotta antisindacale. Nel 2021 – aggiunge sempre Cireddu - auspichiamo di portare a termine i percorsi che abbiamo intrapreso e sarà importante proseguire l’azione sindacale unitaria che si e’ consolidata in questo periodo  di emergenza.   Continuo  a  ribadire  che  tutti i  Dirigenti   sindacali  stanno dimostrando grande maturità e l’unità di intenti soprattutto sui grandi temi fa ben sperare per il futuro, con la speranza che anche le Istituzioni dimostrino la stessa maturità e la stessa attenzione per le problematiche del sistema penitenziario sardo”. 

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