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I tempi mutano e con essi i personaggi che li vivono ma ciò che possiede autentica bellezza rimane e rischiara gli animi incupiti di chi prosegue con fatica il proprio cammino. Luigi Riva, per tutti “Gigi”, detto anche “Rombo di tuono” è stato e ancora oggi rappresenta qualcosa di più importante che un semplice fuoriclasse e numero uno.
I numeri uno sono stati innumerevoli nella storia di ogni singolo sport, dei numeri uno tanti hanno detto e tanto si è pronunciato a riguardo ma di bandiere, specie al giorno d’oggi, si fatica a parlare data la loro esigua presenza. Gigi Riva è stato un simbolo, una certezza, un punto fisso e di riferimento per la città di Cagliari e per il fiero popolo sardo.
Giunse nell’Isola diciottenne dal Legnano per volontà di Arturo Silvestri e del vicepresidente del Cagliari di allora Andrea Arrica e, da quel momento in poi, non andò più via. Storica e perpetuamente impressa nella memoria di tutti gli appassionati fu la sua titanica rovesciata nella felice stagione del 1969/1970 contro il Lanerossi Vicenza allo Stadio Romeo Menti narrata magistralmente da un altro talento raro quale Sandro Ciotti si rivelò in ambito giornalistico.
Dotato di una ottima velocità, Riva, era in grado di districarsi perfettamente nel gioco aereo dotato di una solida struttura fisica che gli consentiva di avere la meglio sui giocatori avversari intenzionati a fermare la sua azione. Fu il trascinatore di quel Cagliari, di cui dal 2019 ricopre il ruolo di Presidente onorario, guidato dell’elegante Manlio Scopigno ribattezzato “il filosofo”, che in maniera garibaldina e splendida vinse il suo unico e prezioso scudetto mezzo secolo fa.
Fu ammirato da coloro i quali con lui avevano l’opportunità di giocare e da chi militava in squadre rivali, destò l’ammirazione di illustri cantori dello sport quali ‘’il gran lombardo’’ Gianni Brera, stimolò la fantasia e la vena creativa del cantautore Piero Marras e del celebre e preparato antropologo Giulio Angioni, la cui attività di scrittore fu cospicua e di valore. Fu figura eroica per numerosi personaggi noti e umili figure che in quell’attaccante sopraffino nato a Leggiuno si rispecchiavano e identificavano, elevandolo a icona non solamente dal punto di vista prettamente sportivo bensì anche sociale e mediatico.
Fu pilastro della Nazionale italiana calcistica – con cui trionfò al Campionati europei nel 1968 e con cui giunse secondo ai Mondiali messicani vinti da una galattico Brasile – di cui con 35 reti in 42 partite disputate detiene il primato delle marcature. Reti che, seppur con i se e con i ma si vada ben poco distanti, sarebbero potute essere ancora superiori senza i difficili infortuni patiti e le conseguenti tribolazioni da essi dettati e che hanno, inevitabilmente, limitato la continuità e la piena efficienza di un capocannoniere maestoso e rappresentante un caso di singolare pregevolezza nel panorama calcistico preso ed esaminato nella sua totalità. Fu calciatore non interessato alle copiose offerte delle compagini più blasonate e, di conseguenza, fu uomo nella piena accezione del termine.
A oggi sono 76 gli anni compiuti da un mito del pallone che, con questo semplice e comune oggetto, ha saputo incantare e stilare poesie calcistiche che è sempre un privilegio poter rimembrare. Auguri Gigi, bandiera e mattatore di un calcio che non c’è più e di cui, forse, proprio per questo è così dolce e al contempo struggente il ricordo.