Cagliari

Cristia, mamma di un bimbo ricoverato al Brotzu: “C’è la paura Covid, non può abbracciare suo papà”

Riccardo è nel reparto di Oncoematologia Pediatrica: ecco la sua storia

Cristia, mamma di un bimbo ricoverato al Brotzu: “C’è la paura Covid, non può abbracciare suo papà”

Di: Alessandro Congia


Una mail alla quale Cristia Floris, mamma di Riccardo, ha inviato al Direttore Sanitario del nosocomio Brotzu di Cagliari: una lettera, commovente quella della donna, che attende una risposta che si spera possa arrivare quanto prima.

“Mi trovo costretta a sensibilizzare l'opinione pubblica visto che non ho ricevuto un segnale di nessun tipo – scrive Cristia – che spiega nel concreto la situazione. Sono una mamma, la mamma di Riccardo, lui ha 8 anni e sulle spalle già diverse battaglie vinte”.

“Conosciamo bene il suo ospedale e il reparto di oncoematologia pediatrica – si rivolge il genitore al numero uno del Brotzu - perché io e mio marito abbiamo visto e toccato l'inferno con i nostri occhi e con i nostri cuori, perché Riccardo era un bambino felice e sano, ma la vita a volte bussa alla porta e ti teletrasporta in un incubo reale. Grazie alla professionalità e all'amore di molti medici ed infermieri e alla loro eccellenza e collaborazione con altri ospedali italiani, grazie ai volontari alle associazioni, alla Pet terapie, abbiamo affrontato la battaglia, uscendo sempre vincitori. Per Riccardo la guerra non è ancora finita”.

“E stato distruttivo anni fa' all'esordio della sua delicata malattia, ma a distanza di anni, mai avrei immaginato di ritrovarmi qua ,in questo ospedale, a combattere un altra volta una battaglia, anzi due battaglie per Riccardo, sia io che mio marito questo ed altro, tristi ma combattivi, no, io fisicamente da sola, perché ora Riccardo ha solo me in questa stanza, non può stringere il papà. Perché le regole a volte servono, a volte invece rovinano la forza dei genitori – aggiunge Cristia - io ho solo Riccardo qua in questa stanza e sono la sua Mamma, non posso crollare davanti a lui , perché Riccardo è il combattente ma io sono il suo scudo e il suo papà era la sua armatura, ma purtroppo c'è l'emergenza Covid, niente papà. Quindi niente armatura - e lei sa direttore cosa significhi affrontare una guerra senza armatura? non si parte avvantaggiati. Poi i parenti gli amici più cari ovviamente non possono confortare noi con gli abbracci o con lo sguardo, con il calore ed io che sono il suo scudo non posso nemmeno scappare 5 minuti per una boccata d'aria per prendere più forza possibile senza che lui mi possa vedere crollare, ma che importa a chi non ha pensato alle situazioni delicate mettendo restrizioni anche dove si poteva lavorarci un pò su. Per non parlare delle associazioni le ragazze dell'Abos che danno allegria e giochi la pet terapie, assolutamente vitali per i bimbi malati. Ma niente di tutto questo si può fare grazie al Covid, cosa importa? Io non so, se lei possa capire me, ma cerchi di capire Riccardo e tutti gli altri bimbi (purtroppo) a cui la vita ha riservato una guerra con troppi nemici da sconfiggere , che hanno il diritto di guarire e di curarsi, senza che il mondo gli tolga ciò che le spetta di diritto e per diritto non pretendo le visite di cortesia , il tifo lo sanno fare bene parenti ed amici anche da fuori. Ma ogni bambino, soprattutto chi lotta contro qualcosa che già non dovrebbe esistere come le malattie oncologiche (o comunque qualsiasi malattia porti del male) ogni bambino ha un diritto imprescindibile – scrive la mamma -  i suoi genitori devono stare al suo fianco, devono poterlo stringere fra le braccia con la loro unione e presenza costante dargli forza massima e tra genitori avere il diritto di reggersi l'un l'altro per continuare ad avanzare .
Pensi ad una sedia. Se lei togliesse uno dei piedi della sedia la sedia potrebbe reggersi? No, Riccardo ha bisogno di mamma e papà insieme, armatura e scudo. Non è una lettera di polemica ma forse tutti i direttori sanitari si dovrebbero mettere una mano nel cuore l'altra sul computer e richiedere un appuntamento con l'assessore Mario Nieddu, e il Governatore Solinas e magari rivedere queste regole forse perfette per certe situazioni di ricovero per certe età, ma non per i bambini. Mi creda voi avete dei doveri verso i pazienti, e il vostro dovere è anche la tutela psicologica di questi bambini , di questi genitori. Spero sia una lettera – conclude Cristia - che vi faccia riflettere e immedesimare anche se per due minuti in quello che stiamo vivendo noi, Riccardo e altri centinaia di genitori e bambini”.
 

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