In Sardegna

Come si viveva nelle nostre comunità tra gli anni ’20 e gli anni ‘50 del secolo scorso, all’età dei nostri nonni o bisnonni?

Storia e tradizione lette al presente

Come si viveva nelle nostre comunità tra gli anni ’20 e gli anni ‘50 del secolo scorso, all’età dei nostri nonni o bisnonni?

Di: Dante Tangianu - Salvatore Irranca - Francesco Pes. Foto simbolo di Annarella Mereu


Come si viveva nelle nostre comunità tra gli anni ’20 e gli anni ‘50 del secolo scorso, all’età dei nostri nonni o bisnonni?

Di sicuro, ci si accontentava di poco, non c’era la corsa sfrenata e troppo spesso irrazionale verso un benessere altrettanto spesso illusorio o mendace. E poi la dignità della persona, anche quella della più umile: era un valore essenziale riconosciuto da tutti in un rapporto di assoluta reciprocità.

Tra gli insegnamenti dei genitori, c’era ad esempio l’assoluto rispetto dei figli verso gli anziani e, comunque, nei confronti delle persone più grandi di età. Anche 10 anni di differenza obbligavano a dare del voi o dello zio, bois, boso, fustei o tziu, alla persona meno giovane. Si cresceva così, all’insegna della semplicità, del sacrificio e dell’onestà.  Il lavoro, qualunque fosse, era affrontato con serietà e spirito di sacrificio, ben consapevoli, tutti, di quanto fosse importante per la propria famiglia e, soprattutto, per l’avvenire dei propri figli.

Dignità, rispetto reciproco e impegno lavorativo erano i cardini, dunque, della vita comunitaria di allora. Su quelle basi, il concetto di solidarietà nei confronti di chi aveva bisogno era implicito e reso concreto con umiltà e grande senso di appartenenza.

Rileggere la vita di un tempo, non vuole essere un’operazione-nostalgia. Ogni forma di aggregazione umana, una comunità e uno Stato sono retti dai principi fondamentali sopra menzionati e sono tanto più solidi quanto più radicati nel tempo, senza fratture. L’Italia, come Repubblica, ad esempio, è ancora una giovane democrazia e, dunque vive tutte le difficoltà e complessità legate a questo fattore.

Ritorniamo, però, alle piccole e grandi comunità della nostra Sardegna. Negli ultimi trent’anni, soprattutto, c’è stato un impegno costante verso il recupero, la riaffermazione, la valorizzazione e la diffusione delle loro tradizioni e della loro cultura, portatrici dei valori sopra menzionati.

La musica, i canti e la poesia costituiscono, nella loro caratteristica intrinseca e universale propria dell’arte, un essenziale quanto imprescindibile veicolo comunicativo di tutte le attività rivolte al mantenimento di quella linfa vitale che è il nostro passato, da vivere nel presente sempre rivolto al futuro.

Un esempio, in tal senso, è il bel componimento poetico, qui di seguito riportato con le prime sei terzine, di Antonio Rubanu di Orgosolo, che racconta entusiasmo, felicità, allegria e speranze delle ragazze di una volta, pizzinnas campagnolas.

 

  Da’ su manzanu a sos primos lugores

  bessian sas pizzinnas campagnolas

  in sos tempos de ortos e laores

 

   Haian solu sas primas iscolas

   ma fin’a su trabagliu vigilantes

   in sos campos che lughidas violas

 

   In su faghere insoro fin costantes

   da’ sa prim’ora chi fin zappittende

   risulanas de animu festantes

 

    E da’ c’appena su sole ispuntende

    intonaian su cantu amorosu

    impare a sos puzones ciulende

 

    Tottu su die cun pagu riposu

    che torraian a s’iscurigada

    isperend’in su notte pagh’e gosu

 

     A pustis de sa chena consumada

     sighian de sa dom’onzi vaina

     chena lassare cosa trascurada   

 

La loro vita era dedicata al lavoro, a casa e nei campi, che non concedeva neanche il tempo per frequentare studi regolari o di farne affatto, ma fortemente caratterizzata dalle linee guida di un modus vivendi famigliare e sociale ricco di sane radici di naturalezza e semplicità, di spontaneità e tanta gioia di vivere.



Di quelle radici c’è sempre bisogno. La modernità e il progresso rappresentano la risposta più bella all’intelligenza dell’uomo, ma la sua saggezza, nata dalle esperienze passate, non potrà mai mancare.

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