Cagliari

Le “Janas d’Oriente” raccontano la danza del ventre

Ospite del circolo Stammtisch, il trio - orgogliosamente sardo - di ballerine ci illustra questa peculiare forma d’arte

Le “Janas d’Oriente” raccontano la danza del ventre

Di: Enrico Bessolo


 È ormai risaputo: per un giovedì sera diverso dal solito, alla volta di un intrattenimento di nicchia, il punto di riferimento è il Circolo Stammtisch di Piazza Galilei, magistralmente condotto dal timoniere e padrone di casa Karl Heinz.

Gli ingredienti sono semplici: delizioso cibo tedesco, buona birra, clienti storici oppure entrati per la prima volta e lo spirito di condividere qualche momento d’evasione, sulle ali delle melodie che gli artisti ospiti sanno evocare.

Dopo i Cuentos e Cristina Lampis, il 22 febbraio è la volta delle Janas d’Oriente, trio di ballerine -fieramente sarde- che spostano l’asticella più ad… oriente! E propongono uno spettacolo, più di nicchia, di danza del ventre. Due ore durante le quali il suono dei boccali e delle posate si alterna a quello di vina, sitar, tabla e zupor (strumenti a corda, fiato e percussione tipici delle melodie indo-orientali), mentre i colori dei vestiti e dei veli della Janas -che sembrano giungere da un bazar turco o persiano- danzano con armonia, ritmo e sensualità, richiamando le atmosfere del “Milione” di Marco Polo (che, diciasettenne, vide e descrisse alla fine del 1200).

In attesa del prossimo appuntamento, giovedì 29 febbraio, per cantare e ballare a ritmo d’Irlanda con i Glee’s, al ritorno dal nostro viaggio spazio-temporale le Janas d’Oriente ci raccontano la loro storia… mettetevi comodi e seguite la nostra carovana lungo la Via della Seta, alla volta di un racconto-incontro curioso ed appassionante!

Anzitutto complimenti, Janas d’Oriente! Come è composto il gruppo e da cosa trae origine il nome?

Janas d’Oriente è l’unione di un tributo alla tradizione sarda, cui vogliamo portare orgoglio, col richiamo allo spirito ed al sapore delle nostre danze. Il gruppo è composto da tre ragazze: Laura, artista di strada ed insegnante di danza, Maria Antonietta, insegnante di scuola primaria e cantante lirica, e Giada, studentessa di medicina”.

Come vi siete conosciute?

“Maria Antonietta e Laura si conoscevano da bambine. Giada ha conosciuto Laura un annetto fa, durante una serata di balli, e la ha prima reclutata per il suo spettacolo, poi inclusa a tutti gli effetti nelle Janas!”.

Quale è stato il vostro primo contatto col mondo della danza?

“Maria Antonietta ha iniziato con la danza moderna, Laura fin da bambina con i balli di gruppo, Giada fin da piccolissima con la danza classica.

Poi, la folgorazione -potremmo proprio pensare sulla via di Damasco!- della danza del ventre…

“Possiamo ben dirlo! Tre incontri casuali che, fin da subito, ci hanno fatto capire che era la nostra via. Maria Antonietta ha visto il film Satin Rouge e si è innamorata di questo stile di danza unico; Laura poi ha visto Maria Antonietta trasformarsi, perché queste danze portano ad esprimere la tua parte più vera, e s’è lanciata a sua volta in questo mondo. Giada, incuriosita dalla danza del ventre, ha cercato un video su YouTube… e ha subito capito che sarebbe stata la sua carriera artistica!”. 

Da quanto tempo la praticate?

“Abbiamo tutte e tre abbiamo seguito delle scuole. Maria Antonietta la pratica da 10 anni, Laura da 8, Giada da un anno. Siamo grate alla vita e al destino che ci ha fatto incontrare!”

Ci sono varie forme d’arte, ognuna delle quali risponde ad un’esigenza emotiva: cosa caratterizza la vostra?

“La danza è consapevolezza. Ascoltare e vivere il tuo corpo nel presente ti porta ad ascoltare e vivere le tue emozioni, dunque ad essere più consapevole di te stessa. La tua femminilità viene riscoperta, enfatizzata e vissuta, arrivi a scardinare degli automatismi, delle rigidità e delle schiavitù mentali, arrivando a vivere pienamente nella gioia. Il nostro corpo vive nel presente, la nostra testa spesso vive nel passato o nel futuro, imbrigliata tra pensieri, schemi mentali, imposizioni della società e così via. Se invece si vive il corpo, ci si immerge pienamente nel qui e ora, sereni e pronti ad accogliere le emozioni che ci arrivano!”.

È un’arte declinata in più stili?

“La danza del ventre come la conosciamo oggi -con reggiseni e gonne brillantinati- ci è arrivata dalle danze tradizionali folk mediorientali, che erano danze rituali colme di significati. Nel giungerci, si sono fuse con le linee eleganti della danza classica e gli strumenti musicali occidentali.

Ci sono tanti stili di danze: il termine Raqs Sharqi racchiude tutte le danze orientali, ma è più comunemente usato per indicare uno stile raffinato, fluido, elegante, contenuto e preciso; si esegue soprattutto in mezza punta ed è quello che più richiama la danza classica. Richiede molta preparazione tecnica ed atletica! C’è poi il Saidi, dove si utilizzano i bastoni, tipico dell’Alto Egitto e richiamante tutte le caratteristiche del temperamento forte, orgoglioso ed infuocato degli abitanti.

E ancora, giusto per dirne alcune, Baladi (traduzione in arabo di “paese”), Khaleegy (tipico del Golfo Persico), Dabke (diffuso in tutti i paesi arabi, ognuno con la propria declinazione) Fellahin (parola che significa “contadini”; lo stile richiama -infatti- i loro movimenti) e Zar (rituale per allontanare gli spiriti maligni, inizia lentamente e velocizza fino a condurre alla trance; eseguita con movimenti circolari della testa). Si possono poi utilizzare vari complementi come veli, tamburelli, pugnali o spade”.

Qual è la più grande emozione che vi ha donato la danza?

“Aver incontrato Giada e Laura e poter condividere con loro questa passione!” -esordisce Maria Antonietta-. “Danzando in strada, quando ci si unisce con sconosciuti -soprattutto con le donne- a ritmo di musica… e capita che si cominci a giocare, per non annoiarsi sempre con lo stesso stile o musica. Nel gioco, si va oltre la mente e raggiungi uno stato di flow, di estasi… che è una benedizione, è pura gioia! In quel momento io non ci sono più, c’è solo la danza” -prosegue Laura-. “Anche per me è stata l’arte di strada, durante il viaggio a Tenerife. A parte la consapevolezza del corpo e il non esserci più quando ballo, perché sparisce la mia personalità lasciando spazio alla gioia del momento presente, adoro il senso di libertà assoluta… dagli schemi sociali, dai pensieri egoici della gente e da tutto. Una sensazione favolosa!” -conclude Giada.

Progetti passati e futuri?

“Siamo felici di aver potuto ballare in numerosi locali, approdando poi in diversi teatri di Cagliari e provincia -ultimi spettacoli al Teatro di Sinnai e al Teatro Houdini di Cagliari-. Abbiamo inoltre fatto delle rievocazioni, in collaborazione con uscite escursionistico-naturalistiche. Per il futuro, vogliamo evolvere quanto già facciamo… sicuramente fare più collaborazioni con escursionisti e progetti nella natura, più lavori teatrali per valorizzare la Sardegna… di valore! Laura essendo insegnante vuole portare dei workshop, lezioni-laboratorio. Giada, che oltre a studiare medicina ha la passione per la psicologia, vorrebbe collaborare con progetti riguardanti il femminile, la consapevolezza-riscoperta del corpo e dell’energia della donna. Ci mettiamo il cuore formandoci ed allenandoci costantemente! In estate andremo, inoltre, a Catania per un grande evento di formazione sulle danze orientali, tenuto da maestri di eccellenza che verranno apposta dall’India e da altre parti del mondo!”

Un consiglio per chi vuole avvicinarsi a questo mondo?

“Approcciatevi con una scuola o un’insegnante… ce ne sono tante! Fatelo con passione e dedizione perché, a prescindere da obbiettivi e livello, servono dei passi e delle competenze di base. Dopo un po’, tuttavia, buttatevi nell’improvvisazione, metteteci il cuore e sperimentate oltre la tecnica! Giocate, create il vostro stile… e ogni tanto provate altre maestre!”.

 

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