Sider Alloys, si va verso una nuova cassa integrazione. “Pronti a protesta”
L’azienda ha convocato i sindacati
Di: Redazione Sardegna Live
Doccia fredda per i lavoratori della Sider Alloys a Portovesme, nel Sulcis: l'azienda ha convocato Fiom Cgil, Fsm Cisl, Uilm e Cub per discutere di cassa integrazione.
Ad oggi sono 130 i lavoratori che operano all'interno dello stabilimento (437 sono invece in mobilità in deroga) che dopo un'iniziale fase di riavvio della fonderia attende ancora un revamping delle celle elettrolitiche, cuore dello smelter per la produzione di alluminio primario. In attesa dello sblocco dei finanziamenti da parte delle banche, dopo il via libera della garanzia Sace, i sindacati avevano sperato in una rapida ripresa delle lavorazioni per rinnovare l'impianto.
Un tema toccato anche dal ministro Adolfo Urso e dalla sottosegretaria al Mimit Fausta Bergamotto nell'ultima visita in Sardegna per un tour elettorale. Ora una nuova preoccupazione per i sindacati dei metalmeccanici che non solo non risponderanno alla convocazione dell'azienda per mercoledì 14 ma, preparandosi a una nuova mobilitazione per rilanciare la vertenza, chiedono che il Mimit riconvochi "con urgenza il confronto ministeriale previsto il 6 febbraio e rinviato a causa della presenza del ministro Urso nel Sulcis".
"Gli atteggiamenti provocatori, non possono più essere tollerati e soprattutto non possono più essere affrontati in sede aziendale - si legge in una nota unitaria di Giom, Fsm, Uilm e Cub - gli esuberi già noti, ai mancati riconoscimenti delle retribuzioni dei lavoratori, si sono aggiunti i mancati pagamenti ai fornitori e alle aziende operanti in appalto, alimentando il clima di sfiducia nei confronti delle società, che da una parte chiede l'intervento pubblico e dall'altra crea precarietà. La condivisione delle perdite e la privatizzazione dei guadagni non ci appartiene, così come si deve fare chiarezza sui fondi investiti nello stabilimento (75 milioni di euro facenti parte dell'accordo di programma), come me sono stati spesi? Il governo faccia chiarezza sulla gestione della fabbrica, e prenda le decisioni nell'interesse generale".
"Ancora - aggiungono i sindacati - negli ultimissimi giorni, sono stati rispediti a casa altri lavoratori appena richiamati al lavoro; insomma, una serie di negatività, che fanno cadere totalmente la poca fiducia rimasta in questa realtà che doveva portare al rilancio dello stabilimento di alluminio primario". Inoltre le organizzazioni sindacali hanno raccolto il mandato per avviare le pratiche di ingiunzione per i mancati pagamenti.