Una quarantina di coltellate inferte senza pietà, su tutto il corpo: una ferocia inaudita: così Giovanni Murtas, 57 anni di Serramanna, ha ucciso Marisa Pireddu, 51 anni, sua moglie (nel riquadro in alto). Lo ha fatto ieri sera, nell’abitazione di via Tripoli, intorno alle 18:30, durante una furibonda lite culminata poi con il gesto violento, assurdo: l’ennesimo femminicidio in Sardegna, una vita spezzata troppo in fretta quella della donna, ben conosciuta e stimata da tantissime persone, lei sempre sorridente, solare e mamma esemplare.

Murtas, che lotta tra la vita e la morte in Cardiochirurgia al Brotzu, è formalmente accusato di omicidio: la profonda ferita al torace se l’è procurata lui stesso, dopo aver ammazzato sua moglie, si è adagiato accanto a lei e voleva farla finita per quello che aveva appena fatto.

L’uomo, nei giorni scorsi, sanzionato più volte dalle forze dell’ordine in quanto sorpreso in giro senza valide motivazioni, è considerato dai vicini di casa una sorta di “ribelle”, nel vicinato si lamentava perché tutti indossavano le mascherine di protezione anti-Covid 19.

Nicola Giamarassi è il magistrato di turno della Procura di Cagliari che sta coordinando le indagini dei Carabinieri della locale stazione e della Compagnia di Sanluri, mentre al dottor Roberto Demontis il compito di chiudere l’esame autoptico sulla salma della povera donna.

Lutto cittadino

Intanto l'Amministrazione Comunale, guidata dal sindaco Sergio Mura, ha proclamato il lutto cittadino: "In questi lunghi giorni di paure, di incertezze, di disagi, abbiamo dovuto apprendere la più dolorosa delle notizie: una nostra concittadina, nella giornata di ieri, è rimasta vittima di femminicidio. Non giustificheremo l'accaduto in nessun modo, non vi diremo che l'emergenza Covid, oppure la paura di un lavoro che non c'è, possano in qualche modo aiutarci a dare un senso ad un fatto che senso non ha. Sappiamo bene che la violenza in ambito familiare è molto frequente e sapevamo che la convivenza forzata senza nessuna possibilità di fuga avrebbe reso più difficile ogni convivenza. Per questo avevamo pensato di attivare diversi servizi di sostegno psicologico, raggiungibili telefonicamente, ma non intendiamo in nessun modo privare questo fatto di tutta la gravità e drammaticità che possiede perché per fatti come questo non esistono giustificazioni e in nessun modo possono essere tollerati. Siamo stati privati di una nostra concittadina amata e stimata, che lascia un figlio nella più totale disperazione. L'Amministrazione Comunale si stringe a lui e alla sua famiglia e proclama il lutto cittadino per il giorno delle esequie".