Cagliari

Da turisti a residenti in Sardegna: “Dopo un anno l'amarezza: sembra che i sardi non ci vogliano qui”

Le impressioni di una famiglia che ha scelto la Sardegna per il proprio futuro

Da turisti a residenti in Sardegna: “Dopo un anno l'amarezza: sembra che i sardi non ci vogliano qui”

Di: Ilaria Cardia


“Un conto è fare la turista, un altro è trasferirsi in Sardegna”. A parlare è S., una donna che ha scelto di raccontare il suo punto di vista dopo il trasferimento nella regione italiana circondata dal mare.

S. da turista è divenuta, da un anno, una residente: la Sardegna è per lei diventata casa, nido d’amore e futuro per i suoi figli. È accaduto dopo averla sognata sin dall’infanzia. La nostra lettrice (che ha scelto di rimanere anonima) ha deciso di raccontare il suo trasferimento nell’Isola e noi abbiamo avuto il piacere di darle parola per capire un punto di vista esterno. 

La donna ci ha parlato delle amare scoperte, di alcune delusioni vissute nei rapporti umani instaurati, ma anche delle piacevoli scoperte che ha definito “formanti per una crescita personale”. Ai microfoni di Sardegna Live S. ha provato a spiegare cosa significhi arrivare in questa terra e di come si sia spesso sentita emarginata e definita “La continentale”. 

S. partiamo dall’inizio, cosa ci fa in Sardegna e da quanto tempo vive qui?

“Sono originaria del centro Italia e ho deciso di venire in Sardegna quando è arrivata un’occasione lavorativa. Dopo la vincita di un concorso io e la mia famiglia abbiamo scelto la Sardegna, una terra che solitamente viene scartata per poca praticità. Giungere in Sardegna è talvolta difficoltoso, ma noi abbiamo ugualmente deciso di stabilirci qui essendoci innamorati dell’Isola durante il corso di moltissime vacanze”.

Cosa è avvenuto dopo il trasferimento? 

“Ai miei cari parlo spesso delle due facce della medaglia: da una parte il paesaggio mozzafiato, dall’altra l’esclusione da parte degli abitanti nei nostri confronti. Dopo il trasferimento, infatti, è come se fosse finita la magia”.

Cosa intende?

“Forse mi ero fatta un’idea sbagliata durante le vacanze, ma credevo che il calore dei sardi fosse diverso. Immaginavo una chiacchiera quando si ha l’occasione, aiuti reciproci, buoni rapporti tra compaesani”. Invece, abbiamo iniziato a frequentare gli abitanti della città nel quale ci siamo trasferiti e ci siamo dovuti ricredere. Durante le vacanze avevamo sempre incontrato un clima di accoglienza particolare, persone solari e amorevoli. Quando poi siamo diventati i 'vicini di casa' qualcosa è cambiato. Noi per loro siamo cambiati diventando 'i continentali' con annessi episodi lontani anni luce dal senso di accoglienza”.

Può farci qualche esempio? 

“Per esempio, abbiamo sentito frasi del tipo 'Così rubi il lavoro ai sardi'. Noi non abbiamo rubato niente a nessuno, anzi abbiamo accettato quel che alcuni sardi hanno magari rifiutato; abbiamo scelto di investire il nostro futuro in una regione che ci piaceva, niente di più – e continua – e poi abbiamo notato un senso di emarginazione nei nostri confronti. Probabilmente abbiamo incontrato persone sbagliate, infatti, non voglio assolutamente generalizzare. Però sento molta difficoltà nel riuscire a instaurare qui dei rapporti autentici”. 

Che sentimento avete provato? 

“Esclusione, un senso molto forte di chiusura nei confronti di chi è arrivato da fuori dall’Isola. Tutta la solidarietà, il calore e l’accoglienza sembrano solo un lontanissimo ricordo. Poi, varie scritte sui muri delle città, mi hanno fatto sentire definitivamente triste. Scritte che purtroppo ho ritrovato spesso nei viaggi di esplorazione”.

Di che scritte parliamo? 

“Delle scritte contro, appunto, i continentali. L’ultima che ho letto visitando la città di Alghero ho tenuto a fotografarla [immagine articolo]. La cito testualmente: Italians go homeche tradotto significa Italiani tornate a casa. Non voglio assolutamente generalizzare e non penso nemmeno che la scritta di una persona possa rappresentare la bellissima città di Alghero. Ma perché non cancellarla? Perché tenerla in bella vista, in una zona vicina al centro? Perché non condannare il gesto?”.

Ha mai pensato “Adesso torno a casa mia”?   

“Sì. Quando incontro persone che parlano male ed enfatizzano, polemizzando, anche il minimo problema di questa Isola. La criticano a priori e per partito preso. Quando lo faccio notare si offendono. Dico: avete città meravigliose, voi potete parlare del vero turismo. Viene tutto il mondo qui. Perché siete scontenti?” 

Parla quindi della mentalità che ha conosciuto più nel profondo dopo il suo trasferimento?  

“Esatto. Da poco ho incontrato un signore di Torino e abbiamo scambiato qualche chiacchiera; mi ha spiegato che, nonostante viva in Sardegna da più di 25 anni, non sia mai riuscito a costruire delle vere amicizie. Ha sempre trovato gruppi chiusi e poco inclini nell’accettare persone nella cerchia di amicizie strette. Senza troppi giri di parole mi ha detto: ‘Tu per loro sarai sempre la continentale’”. 

S. ha girato molto, dove ha sentito più calore e senso di casa?

“Sicuramente al sud. Cagliari, con i suoi cittadini, è stata molto calorosa rispetto alle città più al nord”. 

 Cosa l'ha stupita e colpito positivamente della Sardegna? 

“Qui ho imparato a non vivere ottanta battiti al minuto. Ossia, ho rallentato la mia vita, i miei ritmi, ho trovato pace e serenità. Qui è tutto calmo e io amo profondamente questo stile di vita”. 

Inoltre, non risparmia complimenti e meriti per l’ospedale di Alghero con il quale ha avuto a che fare: “Ho avuto modo di incontrare persone solari, felici di fare il proprio lavoro. Ho dovuto affrontare una visita delicata ed è stata effettuata nel modo più umano e professionale che avessi mai incontrato. Ho notato una profonda differenza dall’ospedale della mia zona di origine. Stesso discorso per la biblioteca universitaria: un personale solare e molto disponibile, pronto ad aiutarmi nelle mie richieste. Potrà sembrare una banalità raccontare questi due episodi ma, per me, sono stati davvero significativi. Sono certa di aver ricevuto un trattamento diverso e superiore rispetto ad altre zone d’Italia, lo voglio specificare proprio per questo”. 

S. si emoziona e dice: “Non è vero, come dicono in molti, che la Sardegna toglie. A me ha tolto solo gli affetti. Per il resto mi ha regalato e continua a regalarmi tantissimo per la mia crescita personale. Per questo motivo voglio parlare della mia esperienza; spero che i lettori possano guardare chi arriva da fuori in modo meno diffidente, possano capire che le critiche, se mosse, possano essere costruttive. Lo so, probabilmente devo ancora capire meglio la grande gente che popola questa terra meravigliosa, chiedo solo un aiuto nel farlo”.   

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