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Ai tempi del Coronavirus, il “termometro” con aziende che hanno fatto “affari d’oro” e altre che hanno accumulato ancora più debiti. Contraccolpi e fenomeni davvero eclatanti: lo fa notare Cristiano Ardau, Segretario Generale della Uil-TuCS Sardegna.
“Lontano dalle luci della ribalta, il commercio ha visto in questi ultimi 40 giorni grandi contraccolpi che determineranno le future fortune e i disastri annunciati per il settore.
Un settore spesso considerato minore che, in emergenza sanitaria è stato addirittura promosso a servizio pubblico essenziale, quasi da sicurezza nazionale per l’alimentare ma, fortemente danneggiato per l’extralimentare per la chiusura imposta dai D.P.C.M..
Le disposizioni di Legge nel settore extralimentare ancora determinato un pesante blocco ma per il settore alimentare invece extravendite e lo spostamento di fatturati tra gli operatori.
Per i primi il ricorso alla cassa integrazione, la perdita verticale dei fatturati con la preoccupazione per la chiusura di molte attività, quelle meno strutturate morse dai costi. Molti operatori non reggeranno il colpo con licenziamenti; scontate le conseguenti perdite di retribuzione per i commessi in un settore già in difficoltà.
Dall’altra, nel settore alimentare il comportamento degli operatori e dei clienti che hanno messo a dura prova famiglie e commessi.”
“Nel settore alimentare – continua Ardau - abbiamo aziende che hanno registrato incrementi del fatturato del 400%, e altre aziende con perdite del 50%.
Le cause si trovano nelle paure dei clienti circa immotivate carenze dei prodotti alimentari che hanno messo sotto stress le organizzazioni commerciali per giorni con assalti alle compere.
Vittime i commessi per l’aumento del carico di lavoro, le difficoltà di avere adeguati tempi di riposo in una prima fase fatta di tensioni e di paure per la mancanza di protezione adeguata per i commessi dal possibile contagio del virus.
A questo non ha giovato il blocco della mobilità intercomunale che ha tolto una buona parte di clienti fidelizzati agli operatori con forti contrazioni di fatturato, premiando dall’altro gli operatori di vicinato o ubicati in posizioni centrali. Danneggiati gli operatori che hanno fatto rispettare con zelo il contingentamento dei clienti all’ingresso.
Un autentico spostamento di clienti e di fatturati che sta ridistribuendo le vendite e che avrà ricadute sul piano occupazionale. Neanche l’exploit della spesa a domicilio a colmato queste carenze.
Molte le famiglie danneggiate, spesso costrette a dover fare gli acquisti in realtà con limitate offerte commerciali, prezzi più alti, assenza di promozioni o addirittura al rialzo; carrello della spesa più leggero ma dal maggior costo.
Se dovesse continuare la stretta sul blocco del settore e sulla mobilità delle persone, le ricadute per il commercio sarebbero disastrose.
Alle migliaia di richieste di cassa integrazione per le aziende già in sospensione, si sono aggiunge in questi giorni i ricorsi alla cassa integrazione per le aziende che oggi non possono contare sul bacino originario di clienti.
Un settore che ha visto in queste settimane luci e ombre che merita da parte della Regione di una diversa attenzione con nuove categorie di analisi, vanno precorsi i tempi in preparazione della fase 2.
Le conseguenze sono ancora tutte da scoprire per il settore e i livelli occupazionali. Bisogna infatti ricorrere ai ripari svolgendo una lettura attenta di quanto accaduto con un apposito confronto con la Regione attraverso opportuni incontro con le parti sociali.
Se da un lato – conclude Ardau – abbiamo registrato con soddisfazione per la chiusura del settore alimentare per le domeniche e le festività, la discussione deve essere di ampio raggio per il settore dove è necessario non trovarci impreparati in previsione della fase 2 e della ripresa. Questa va scritta prima con lungimiranza rispetto agli scenari futuri per evitare nuovi contraccolpi per il settore, la perdita di produttività di sistema del settore, l’occupazione insieme alla salute e le retribuzioni per i commessi”.