Cagliari

Coronavirus, vissuto da un paziente talassemico. Ivano Argiolas:”Una pandemia che ci ha insegnato tante cose”

“Controcorrente”, consapevole della delicatezza del momento: parla Ivano, 46 anni, che non si è arreso e mai lo farà

Coronavirus, vissuto da un paziente talassemico. Ivano Argiolas:”Una pandemia che ci ha insegnato tante cose”

Di: Alessandro Congia


La difficoltà c’è ed è oggettiva, ma è frutto del sentimento di paura che sta portando le persone a rimanere a casa. I donatori di sangue ad esempio, possono uscire e fare la propria parte come sempre: facciamolo insieme.

Questo è stato detto, ripetuto, precisato in tutti i modi possibili ed inimmaginabili e i sardi dal cuore d’oro questo lo sanno bene: i donatori di sangue, nonostante le paure alimentate da una situazione davvero emergenziale, hanno testa alta e dimostrano di saper combattere. Come combatte chi la malattia ce l’ha.

Ivano Argiolas, con Sardegna Live, ha voluto parlare non tanto da paziente affetto da talassemia, ma ha voluto discutere con noi come semplice cittadino, come tanti, come chiunque. La domanda del cronista è forse scontata ma rompe il ghiaccio per delineare costa sta accadendo sul fronte sanitario e delle relazioni sociali.

Ciao Ivano, grazie di questi minuti preziosi che ci dedichi: come stai affrontando questo periodo?

Grazie a Voi, per me non è cambiato quasi nulla, a parte il fatto che sono stato in ferie per tre settimane a scopo cautelativo. Infatti, da quando ho rassegnato le mie dimissioni da Thalassa Azione, quasi un anno fa, sto conducendo una vita molto casalinga. Con la quarantena faccio più o meno le stesse cose, tranne il fatto che sto più tempo con mia moglie con la quale ho scoperto di andare molto più d’accordo di quanto pensassi. 

Che tipo di impatto pensi stia avendo la questione corona virus sulla gente?

Mi sembra sia cambiato tutto. C’è in molti ciò che prima era una sensazione di pochi, ovvero la fragilità del tutto. Ora, al netto di chi può spostarsi per motivi di lavoro, le persone sono costrette in casa e qualcuno ha scoperto quanto questo possa essere tremendo. Le persone che soffrono a stare rinchiuse fra le proprie mura dovrebbero però rendersi conto che, almeno per il momento, tutto il resto è perfino peggio.
C’è una questione sanitaria che in Sardegna non si è ancora manifestata violenta come altrove e speriamo ciò non accada mai. Poi c’è una questione economica che – dobbiamo avere il coraggio di dircelo – sembra preoccupare ancora di più. Io e Francesca da alcuni anni non abbiamo più il win bar ed ora questa si è rivelata una fortuna perché abbiamo trovato un lavoro subordinato, ma non posso non pensare a tutti i commercianti, gli artigiani, i professionisti e gli operatori del turismo. Sarà dura, al punto che alcuni potrebbero pensare di trasferirsi nei paesini di origine, magari dando nuova linfa all’agricoltura ed alla pastorizia. Questa potrebbe essere una opportunità per le zone spopolate che potrebbero tornare a fiorire come nei più classici dei romanzi postbellici. Secondo il mio punto di vista questo eventuale scenario non sarebbe per forza un male. 

Al Microcitemico che aria tira?

Posso parlarti della struttura semplice dipartimentale di talassemia a cui afferisco per l’assistenza medica, ovvero le trasfusioni e gli esami.
Comincio con il dire che - al momento - grazie anche al fatto che sono stati sospesi tutti gli interventi chirurgici non urgenti e che per le strade non si stanno verificando incidenti gravi che comportano trasfusioni urgenti ai feriti, a noi che abbiamo la talassemia è garantita la terapia trasfusionale. Questo fa il paio con l’enorme generosità dei Sardi che si stanno recando a donare più che in altri periodi.
In reparto, in questo ultimo mese ci son stato tre volte, la situazione è sotto controllo dal punto di vista della sicurezza. Il nostro capo (la dottoressa Susanna Barella), insieme a tutto lo staff ha giocato d’anticipo creando un accesso in ospedale ed in reparto sicuro e controllato. Abbiamo dei medici, delle infermiere e degli operatori sociosanitari capaci e motivati e non ci stanno facendo pesare la straordinarietà degli eventi. Noi pazienti siamo quasi tutti collaborativi ed abbiamo apprezzato il modo in cui stanno affrontando i sacrifici a cui sono sottoposti gli operatori sanitari.

Recentemente hai dichiarato che sei contento di come il governo sta affrontando l’emergenza. Lo pensi ancora?

Ti ringrazio per la domanda perché mi stai dando la possibilità di parlarne meglio. È innegabile che tutti quanti abbiamo sottovalutato la questione. I primi sembrerebbero essere stati proprio i Cinesi i quali, appena capita la gravità, hanno chiuso tutto 70 giorni fa e solo ora stanno cominciando ad uscire dalla crisi sanitaria. Nel resto del mondo è successo altrettanto ed anche in Italia. Tutti ci ricordiamo politici di primo piano minimizzare, portando il COVID 19 alla stregua di una banale influenza. L’ha fatto Zingaretti e l’ha fatto Salvini. Addirittura, il Sindaco di Bergamo e le associazioni dei commercianti invogliavano le persone ed i turisti a popolare la città ed approfittare dei saldi. Ed è curioso anche notare come abbiano reagito in tanti nei confronti dei commercianti e ristoratori cinesi in Italia, salvo poi rendersi conto di una lezione molto importante che questo virus ci ha dato, ovvero che non esistono differenze fra cinesi e italiani, o francesi e inglesi, almeno per il virus che non fa distinzioni di pelle o nazionalità.
Detto questo credo che, quando tutto questo finirà, verrà il momento per molti di fare i conti se non con la propria coscienza con il popolo. Ipotizzo una crisi politica ed economica così pesante che tutto verrà messo in discussione, dal più inadeguato degli assessori alla sanità di qualsiasi Regione a salire fino al Governo e proseguendo verso Bruxelles. Al momento però, devo dire che sono persuaso dal fatto che l’Italia, meglio di altri Paesi, si stia comportando meglio al punto che anche l’OMS ci ha fatto i complimenti.
Ci sono poi i Sindaci d’Italia e di Sardegna che, a mio parere, sono quelli sui per primi ricade l’angoscia delle persone. A questo proposito c’è una cosa che non capisco e che a dire la verità mi infastidisce un poco.

Ora che tutti hanno capito il valore dei medici e degli infermieri perché si fatica a non riconoscere il lavoro dei Sindaci?

Prendiamo il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu e le polemiche sui cartelloni che a detta di molti sono stati di cattivo gusto. Una campagna che non è costata un euro, fatta in un momento di vera emergenza, con ancora troppe persone per strada e il numero dei contagiati sempre in crescita. Una campagna dura, senz’altro, rivolta a pochi, quegli stessi pochi che ancora con troppa superficialità non stanno a casa mettendo a repentaglio la salute di tutti. Una campagna talmente efficace che ne stiamo ancora parlando. Un’occasione che gli è capitata e che ha sfruttato come avrebbe fatto chiunque a cui, probabilmente, sarebbe stato perdonato.
Si è scatenato contro di lui un mare di critiche che hanno sconfinato abbondantemente nello sberleffo, nella presa in giro, arrivando alla critica più feroce e perfino all’odio personale nei confronti della persona. Eppure, sono numerose le iniziative degne di valore intraprese in favore dei cittadini dal Sindaco Truzzu che non sono state evidenziate da chi invece ha preferito impegnare energie per criticarlo come la collaborazione con le varie associazione di volontariato, la consegna a domicilio dei pasti, della spesa e dei farmaci, o dell’iniziativa di raccolta fondi, dal reperimento di mascherine e DPI dagli studi dentistici chiusi. Oppure il progetto della piattaforma che mette in rete commercianti e ristoratori che fanno consegne a domicilio, oppure ancora il fatto di essere stato in grado di mettere 750 impiegati comunali in smart working, tutte cose che richiedono tempo ed energie e di cui la stragrande maggioranza delle persone ignora, come in molti non capiscono lo sforzo fatto per rinviare le tasse dei tributi locali per famiglie ed imprese.

Una difesa molto forte al Sindaco Truzzu, ce l’hai con la minoranza?

La mia non vuole essere una difesa ma una presa di posizione che peraltro non mi aspetto muova niente. È che trovo incredibile che in un momento tragico come questo si vada a fare le pulci ad un Sindaco che si sta impegnando per fronteggiare l’emergenza e sul quale, vale la pena ricordarlo, grava la responsabilità anche sanitaria dei suoi concittadini. Voglio essere chiaro su questo, conosco personalmente Paolo Truzzu da otto anni, so come lavora ed insieme abbiamo fatto cose interessanti in favore della donazione del sangue. Lui lo sa, non l’ho mai sostenuto politicamente, neppure alle elezioni comunali che poi hanno fatto di lui il Sindaco di Cagliari. Ci sono delle cose sulle quali siamo politicamente distanti, ma questo è il momento nel quale dobbiamo mettere da parte le divisioni e sostenere chi ha la responsabilità di molte persone.
No, non ce l’ho assolutamente con la minoranza che fa il suo lavoro, anzi in generale apprezzo molto gli sforzi e mi piace molto come si stanno adoperando Marzia Cilloccu, Camilla Soru e Guido Portoghese. Ce l’ho semmai con la gente che non si limita alla critica o al dissenso, ma che pure in un momento come questo, specialmente sui social, scade in commenti poco opportuni.

Come lo vedi il futuro?

Questa pandemia ci ha insegnato molte cose che se sfruttate al meglio potranno aiutarci nel futuro. La più banale che mi viene in mente è lo smart working. Può darsi che molte aziende decidano di avvalersi del lavoro da casa dei propri collaboratori, almeno in parte perché la socialità nei luoghi di lavoro è molto importante alla crescita dei lavoratori e dunque dell’azienda. Se si riuscisse a lavorare più da casa ci sarebbero dei risparmi per i lavoratori ma anche per le aziende che però potrebbero portare anche alcuni effetti negativi come il licenziamento del personale addetto alle pulizie e similari.
Ma ciò che mi auguro maggiormente è che questa sciagura che ci è capitata ci faccia fare un passo indietro sulla globalizzazione che così com’è non è più accettabile. E’ sotto gli occhi di tutti che la globalizzazione ha impoverito il Paese Italia al punto che, ci siamo accorti ora, nel nostro territorio non c’era un’azienda che producesse mascherine o materiale sanitario o tanto altro.

Sei contro la globalizzazione?
Non del tutto. Non ricordo chi l’abbia detto ma faccio mia questa frase: pensa globalmente, agisci localmente.

Correlati

Il nuovo shop di Sardegna Live

SardegnaLive mette in vendita una serie di prodotti tipici dell’Isola, scopri i cesti regalo, i prodotti per il corpo ed i gadget nel nostro shop online.

Scopri lo shop