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La notizia deflagra ieri in tarda serata: in Sardegna la Giunta regionale, riunita in videoconferenza, col presidente Christian Solinas (volto protetto dalla mascherina), a Villa Devoto, proclama lo stato d'emergenza fino al 31 luglio per gestire l'epidemia di Covid-19. A ieri i casi accertati erano 121, in buona parte concentrate negli ospedali.
Panico sui social e fra i sardi reclusi nelle abitazioni. Tutti pensano subito alla proroga delle attuali, pesanti restrizioni agli spostamenti e ai viaggi fuori dall'isola, coi trasporti ridotti all'essenziale fino al 25 marzo prossimo con precedenti ordinanze del presidente.
Ma poi dalla Regione arriva la precisazione: "La dichiarazione di stato di emergenza e' esclusivamente finalizzata ad assicurare una maggiore autonomia e allo snellimento delle procedure di azione sul territorio, e non ha alcuna attinenza con nuove restrizioni che allo stato attuale non sono in programma".
La decisione non ha nulla a che fare con l'attuale sospensione dei collegamenti prevista dal decreto ministeriale e in vigore sino al 25 marzo. Sospiro di sollievo, ma le polemiche non si placano.
"Il comunicato ha seminato il panico in tanti che operano nei settori turistici e produttivi", accusa il portavoce dell'opposizione di centrosinistra in Consiglio regionale, Massimo Zedda, ex sindaco di Cagliari e consigliere dei Progressisti. "Per non parlare dell'ulteriore carico di ansia suscitato in tutti i sardi. Il presidente, la giunta e chi scrive gli atti (direttore generale della Presidenza) sono consapevoli della sensibilità e dell'attenzione necessarie nell'attuale emergenza?"