In Sardegna

Caminera Noa: “Noi chiediamo l’allontanamento dei non residenti sulla base di serie e dettagliate motivazioni di carattere sanitario”

La replica a Liberu: “La Sardegna doveva rimanere virus free zone”

Caminera Noa: “Noi chiediamo l’allontanamento dei non residenti sulla base di serie e dettagliate motivazioni di carattere sanitario”

Di: Antonio Caria


Botta e risposta negli ambienti indipendentisti sardi sulla vicenda legata all’emergenza Coronavirus. Dopo che Liberu ha preso le distanze dalle posizioni di Liberi e Uguali Sardigna e Caminera Noa sulla questione se mandare via o meno i residenti, arriva la risposta degli attivisti del Movimento che vede come portavoce Luana Farina.

“Noi chiediamo l’allontanamento sulla base di serie e dettagliate motivazioni di carattere sanitario. La nostra richiesta al presidente della Giunta Regionale Solinas non prevede l’allontanamento di persone su base etnica: i non residenti possono essere sardi o non sardi, come anche i residenti possono essere sardi e non sardi. Le 11.000 persone potenzialmente contagiose, che in maniera del tutto avventata si sono fiondate in Sardegna, spesso nelle loro case vacanza e portandosi dietro i viveri, come puntualmente denunciato dai media e dall’ANCI Sardegna, rappresentano una bomba ad orologeria potenzialmente letale per il nostro sistema sanitario”, rimarcano gli attivisti.

In un documento, Caminera Noa sottolinea come si chieda al Governatore Solinas “Di emanare immediatamente una ordinanza regionale di allontanamento per tutti i non residenti provenienti dalle zone infette (con chiaro riferimento a chi si è riversato in Sardegna a zone rosse già istituite dopo la fuga di notizie di ulteriori strette e non ai tanti studenti e lavoratori già presenti da tempo in Sardegna). Il problema sono le persone che possono aver contratto il virus, non l'essere residenti fuori dalla Sardegna di per sé”.

“Abbiamo sempre distinto – spiegano da Caminera Noa – tra residenti e non residenti e non ci risulta che la residenza sia una caratteristica etnica. In Sardegna disponiamo di poco più di 130 posti in terapia intensiva (ora diventati 180 con tre nuove unità, ma comunque insufficienti se si dovesse presentare una situazione ancora più allarmante) molti dei quali già occupati da pazienti che ne hanno assoluto bisogno. Potremo essere solidali con pazienti da altre zone dello Stato solo se il nostro sistema sanitario non collasserà, e questo pericolo è concreto. Proprio per poter funzionare da cuscinetto sanitario, la Sardegna doveva rimanere “virus free zone”, cosa che purtroppo non è stata garantita dalla condotta irresponsabile e centralista del premier Conte e dai gravi ritardi del governatore Solinas”.

“Non c'è nessuno di questi elementi – sottolineano gli attivisti –: né l’individuazione su base etnica, né la permanenza del provvedimento, né lo sradicamento dal proprio territorio. Caminera Noa ha chiesto fin da subito, cioè dal 9 marzo 2020 «Il blocco degli accessi ai non residenti per almeno 30 giorni», vale a dire dopo il secondo diniego di Conte alle legittime, seppur tardive, richieste di Solinas”.

“Invitiamo – concludono – a non credere alle fake news diffuse ad arte per soddisfare logiche di cortile o creare scompiglio. Riteniamo invece importante aprire un dibattito costruttivo per fronteggiare il diffondersi dell’epidemia e per denunciare e non fare passare in secondo piano le gravi responsabilità di Governo centrale e autonomistico che hanno messo a serio rischio la salute e l’economia del popolo sardo”.

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