Cagliari

Carlo Mascia: "Vi racconto la mia vita con i miei ragazzi ‘speciali’ della Olimpia Onlus"

Le bellissime storie su Sardegna Live. Quando lo sport, l'aggregazione, il sorriso mostrato sul viso dei protagonisti, supera e vince l'essere Disabili

Carlo Mascia:

Di: Alessandro Congia


Lui, nella vita di tutti i giorni, è Carlo Mascia, è un educatore specializzato, Psicomotricista Funzionale per l’Età Evolutiva, è Presidente dell’ A.S.D. Polisportiva Olimpia Onlus, Responsabile Regionale per il Settore Disabilità Csain (Sardegna) e direttore Sportivo Hearbeat Moving Children (Monza).

Lui, da anni, porta avanti un concetto fondamentale, di vita, di aggregazione, di umanità e di condivisione: i suoi “ragazzi speciali” – disabili, preferisce farli interagire con la società, con le Istituzioni, con le scuole, col mondo dello sport, dello spettacolo, piuttosto che lasciarli chiusi in casa o negli istituti: “Il loro amore, il loro immancabile sorriso e dei loro familiari – dice Carlo Mascia – ad inizio intervista, è ciò che ripaga completamente ogni cosa, so loro sono felici lo sono anche io”. Sui profili social ci sono centinaia e centinaia di foto e video con i suoi ragazzi meravigliosi, insieme a tantissimi personaggi famosi, sportivi, senza tralasciare tantissimi album con le foto – ricordo nelle numerosissime iniziative sociali, sportive in Sardegna, nella Penisola e nel mondo. 

“Ho iniziato la mia esperienza in questo settore per puro caso – ammette Mascia - nel 1988 a mio padre fu diagnosticato un cancro al cervello di tipo ramificato e a seguito di una operazione al Centro Tumori di Padova, fu costretto a delle cure riabilitative presso un Centro Specializzato.

In questo luogo si trattavano diverse tipologie di pazienti, il seminterrato (Pazienti che venivano per Fisioterapia giornaliera e poi rientravano a casa) e l’internato (Pazienti che invece soggiornavano in diversi reparti divisi per età e sesso come Bambini/e, Ragazzi/e e Anziani/e.

Da diversi anni insegnavo attività Psicomotoria presso le scuole materne delle Suore Orsoline, poiché nelle scuole pubbliche non era consentito, e nel portare mio padre per fare la fisioterapia e vedere in questo istituto tantissimi di questi ragazzi e ragazze eseguire ogni giorno sempre e solo attività manuali senza nessun fine pratico, mi proposi alla Direzione del Centro per svolgere, con questi utenti, la stessa attività che facevo nella Scuola.

La mia richiesta – dice Carlo Mascia - fu accettata ed iniziai da subito nel reparto Ragazzi ad attivare l’attività motoria creando in poco tempo la nascita, in Sardegna, della Polisportiva Olimpia Onlus, prima Associazione Sportiva, con l’unico scopo di utilizzare lo Sport Come Mezzo per l’Inclusione e l’Integrazione Sociale di queste persone”. 

I progetti 

“Negli anni ho elaborato un vero e proprio metodo ed un proprio programma didattico, frutto della lunga esperienza maturata in questo settore che distingue la mia realtà Associativa da qualsiasi altra associazione presente sul territorio Nazionale. In particolare – ammette il numero uno della Olimpia Onlus - ho portato in Sardegna i principi della Sign.ra Eunhnice Mary Shriver, che ho conosciuto in Nord Carolina e che fu fondatrice nel 1962 di Camp Shriver volto alla vera inclusione del disabile intellettivo con il tessuto sociale che lo circonda.

Nella mia esperienza trentennale ho purtroppo constatato che, il livello di malessere crescente,è legato innanzitutto a un accelerazione delle trasformazioni sociali: un insieme di cambiamenti sociali che riguardano il funzionamento della società nel suo insieme che comporta un certo tipo di alienazione. Le persone risentono di queste distorsioni dell'assetto sociale: in particolare, per quanto riguarda i giovani, la trasformazione della famiglia, il maggior impegno lavorativo dei genitori, l'arretramento del sistema educativo, sia familiare che scolastico.
Due i fattori scatenanti, il primo, la scarsa informazione e la 'resistenza' delle famiglie nell’accettare la situazione e la gravissima carenza di risorse in ambito di neuropsichiatria infantile, denunciata anche con diversi appelli dalla Società italiana neuropsichiatra infantile.

Un esempio: in una città come Milano, ad oggi non sono attivi letti di ricovero in Neuropsichiatria infantile, nonostante l'approvazione all'apertura e i bambini e i ragazzi con problemi psichiatrici acuti sono quindi ricoverati o in pediatria o in psichiatria adulti: reparti entrambi incapaci di tutelarli adeguatamente.

“Quello che noi della Polisportiva Olimpia Onlus chiediamo è di andare avanti nel cammino di civiltà iniziato moltissimi anni fa – evidenzia - nei tempi in cui la persona con disabilità, in particolar modo con disabilità intellettiva, non aveva alternativa fra la reclusione in un istituto di stampo manicomiale o nella propria casa, nascosta da una famiglia sulla quale gravava la “colpa” di avere avuto un figlio “menomato”, “subnormale”, e più tardi “handicappato”.

 Lo "Sport come Mezzo per l’Inclusione Sociale", una vera e propria "rivoluzione culturale".

Questo è ciò che la Polisportiva Olimpia Onlus stà portando avanti in Sardegna, Italia e in Europa. Noi stiamo utilizzando lo sport come strumento per mettere in moto un meccanismo di rivoluzione culturale nel Paese. Può sembrare presuntuoso, ma stiamo esattamente facendo questo da più di trent’anni. Se oggi c'è una consapevolezza maggiore in merito ai diritti delle persone disabili,"se siamo approdati all'immagine di una persona disabile declinata in positivo e non necessariamente come oggetto di assistenza è grazie allo sport"."Siamo passati dall'epoca dei Matti a quella in cui parliamo di “atleti” nel vero senso della parola. Significa produrre una società in cui le differenze non diventino disuguaglianze, in cui sai includere e rispettare le diversità. Lo sport ha reso la nostra società complessivamente più civile e più democratica.

Cosa pensa Lei dello Sport Carlo Mascia? 

“L'obiettivo dello sport è quello di essere inclusivo, uno strumento straordinario su cui investire perché può aiutare il paese a crescere", tuttavia, ad oggi "non è mai stato valutato l'impatto in termini positivi che la pratica sportiva può avere sui costi del servizio sanitario nazionale e tuttavia, in questo paese, non si è mai avuto il coraggio di affrontare seriamente questo tema". Lo sport per questo tipo di utenza non è soltanto un'attività ludica o agonistica. È la vita. Fare sport significa entrare in un meccanismo inclusivo. Stare in squadra, lavorare con altre persone. Il risultato per loro non è vincere medaglie, “È fare l'attività stessa".  

Le finalità del suo progetto con i suoi ragazzi speciali qual è?

“Il nostro progetto propone azioni concrete e culturalmente all’avanguardia rispetto all’integrazione delle persone disabili all’interno del mondo dello sport, della scuola e nel sociale; in particolare la sperimentazione effettuata in questi anni in Sardegna nelle Provincie di Cagliari - Sassari - Carbonia - Iglesias ci ha spinti a fare uno studio operativo sulla riproducibilità del progetto in altre zone territoriali coinvolgendo così tutto il territorio della Sardegna e non solo. Negli anni abbiamo collaborato con progetti di sport inclusivo con l’Esercito Italiano, con l’Arma dei Carabinieri, con i Vigili del Fuoco, con la Polizia Locale e con la Polizia Penitenziaria, con l’Aeronautica Militare, inoltre i nostri Atleti questo ottobre scorso hanno partecipato alle Olimpiadi Speciali di Andorra, unica società a rappresentanza dell’Italia tra le 11 Nazioni presenti. 

La nostra Associazione ha subito cercato di formulare un vero e proprio Progetto di Rete sul territorio e sottoscrivendo partenariati e convenzioni con Enti ed altre associazioni e non ultimo quello del Concordato con il Ministero del Tribunale dei Minori per utilizzare la nostra Associazione per la messa alla Prova dei Minori in Concorso di Pena.

Attualmente il Progetto di rete inclusiva vede coinvolti i modo trasversale diversi Enti che collaborano alla diffusione della pratica sportiva quale strumento di inclusione sociale e crescita del territorio. Realtà in un “Progetto Pilota” per Fare della Sardegna una zona sperimentale in cui si sviluppano metodologie di sport innovative a favore dell’inclusione sociale e promozione e valorizzazione dello “Sport Inclusivo nel Territorio”. 

Un progetto dove i nostri Atleti oltre a partecipare agli allenamenti e alle gare sportive regionali e nazionali si rendono protagonisti in ambito Europeo ed Internazionale quali promotori di un contesto sociale, ideologico, turistico culturale e ambasciatori al contempo di innovazione, tradizioni, e peculiarità di tutto il Territorio della Sardegna. 

Le vostre collaborazioni? 

Al Progetto di Rete hanno aderito stipulando protocolli d’intesa il Ministero della Giustizia Dipartimento Giustizia Minorile, Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni CAGLIARI; l’Università di Cagliari, l’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Sociali “Sandro Pertini”, il Comprensivo Giba- Masainas. “San Domenico Savio”, Il Centro Nazionale Sportivo CSAIN, le Forze dell’Ordine, l’Esercito Italiano, l’Arma dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, la Polizia Locale e lato, Polizia Penitenziaria, l’Aeronautica Militare, la Guardia di Finanza- che offrono sempre il loro supporto nelle più svariate occasioni, la Scuola Sottufficiali Marina Militare - La Maddalena, oltre a Pro Loco- Tour-Operator- Stabilimenti Balneari, colonie , bad e Breakfast per favorire la nascita di Progetti di Turismo Sociale Inclusivo.

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